13 marzo 2024, ore 16:30
Le opposizioni contestano il discorso governativo: “Così si aggravano la disparità tra lavoro dipendente e lavoro autonomo, e il dualismo tra chi paga alla fonte, le trattenute in busta paga, e chi invece può pagare dopo che il reddito è stato prodotto”
"Non penso, non dirò mai che le tasse siano una cosa bellissima, sono una cosa bellissima le libere donazioni, non i prelievi imposti per legge" ma il sistema fiscale "deve chiedere il giusto", e deve usare il "criterio del buon padre di famiglia: buon senso e lungimiranza senza sprecare le risorse". La premier Giorgia Meloni illustra, insieme al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e al viceministro Maurizio Leo, la riforma fiscale. L'Aula dei gruppi di Montecitorio è gremita di esponenti del governo e della maggioranza.
La riforma
Il presidente del Consiglio sottolinea che la riforma "è fondamentale per lo sviluppo e il benessere" del Paese, "non è solo un ammasso di regole ma uno dei perni attorno ai quali ruota il tessuto economico della nazione, uno degli strumenti attraverso i quali lo Stato può prosperare". Ed ancora: è "al centro di questo governo", servono "risposte coraggiose e strutturali". La premessa è che "la certezza del diritto è la cifra fondamentale". "Ci poniamo l'obiettivo di disegnare una nuova Italia", rilancia il capo dell'esecutivo, "solo con una riforma organica" si può puntare "a uno dei nostri grandi obiettivi, che è quello della riduzione generalizzata della pressione fiscale, che grava su famiglie e imprese". "Uno Stato giusto e comprensivo - spiega Meloni - è uno Stato che non viene più percepito come un avversario, come un nemico, e di conseguenza non merita di essere raggirato. Questa è la scommessa culturale che abbiamo fatto e i dati ci dicono che funziona", il fisco è "lo strumento con il quale lo Stato raccoglie le proprie risorse facendo funzionare la macchina e redistribuendo le risorse, come noi stiamo facendo, ai più poveri. Lo stato non deve opprimere le famiglie con un livello di tassazione ingiusto".
Il fisco
"Il Fisco viene visto ora come un alleato nella crescita e nello sviluppo", sottolinea, le sanzioni "che avevamo erano vessatorie e inutili". La consapevolezza è che è "solo l'inizio di un percorso, lavoreremo per avere un fisco sempre più giusto", c'è un orizzonte di fine legislatura per poter portare a termine il lavoro. Ma il 'refrain' è che "non abbiamo amici a cui fare favori, gli unici amici sono gli italiani onesti", "il messaggio del governo" è che "non c'è spazio per fare il furbo ma chi è onesto e si trova in difficoltà merita di essere aiutato". "Ci hanno accusato di voler aiutare le evasioni", di condoni, tuttavia "a smentire queste accuse sono i numeri": il 2023 è stato un anno record nella lotta all'evasione fiscale. "Affrontiamo - osserva ancora Meloni - un momento storico particolarmente complesso a livello internazionale ma le crisi possono anche diventare un'occasione. Si tratta di una riforma attesa da 50 anni, la rivendico come le prime fatte dal governo". "Sono molto fiera che - dice ancora la premier - sia questo il governo che sta mettendo ordine in una materia che per moltissimi anni si è preferito riporre in un cassetto perché era troppo complessa per essere affrontata".
Le opposizioni
Le opposizioni però anche oggi contestano il discorso di Meloni. «Il fisco del governo Meloni aggrava la disparità tra lavoro dipendente e lavoro autonomo. Il fisco del governo Meloni non guarda al lavoro dipendente e ai pensionati, ma aggrava il dualismo tra chi paga le tasse alla fonte, perché trattenute in busta paga, e chi invece può pagare dopo che il reddito è stato prodotto. E anche in questo caso permane un trattamento differente tra chi denuncia e paga regolarmente e fedelmente le tasse e chi invece ha adottato comportamenti elusivi o evasivi», dice la senatrice Cristina Tajani, capogruppo del Pd in commissione finanze al Senato. Riccardo Magi di +Europa parla di «un altro gioco di prestigio della nostra Premier, mentre il taglio delle tasse resta un miraggio». Mentre il capogruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama, sintetizza: «Governo Meloni vuol dire condoni. Il governo che guida ha collezionato in meno di due anni ben 18 condoni, di cui 12 solo nella prima manovra economica, un vero e proprio record». E il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5s, attacca: «Un paese immaginario», quello delineato da Meloni. «Il governo prova a vendere una presunta, nuova maxirateazione decennale delle cartelle fiscali, quando questa possibilità già esiste, da anni; prova a vendere la cancellazione della cartelle dopo 5 anni, quando invece dopo 5 anni quei ruoli vengono semplicemente restituiti ai creditori originari, soprattutto i Comuni, ai quali viene quindi scaricata la patata bollente; prova a vendere il racconto di un fisco amico, quando nella realtà realizza un fisco per gli amici, con norme di favore per i grandi contribuenti come quelle sull'adempimento collaborativo, o colpi di spugna come la depenalizzazione della dichiarazione infedele e degli omessi versamenti».