15 giugno 2023, ore 21:00
Il Guardasigilli: “Il magistrato non può criticare le leggi, come il politico le sentenze. Noi ascoltiamo tutti, avvocati, toghe e accademici, ma poi è il governo che propone e il Parlamento che dispone, questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze”
Il testo è appena stato approvato ma lo scontro tra i giudici e il ministro Carlo Nordio è già acceso: il Consiglio dei ministri vara un provvedimento che è un primo passo verso la riforma della Giustizia, e che contiene almeno due modifiche che hanno già attirato, sin dalla vigilia, molte critiche. La prima è l'eliminazione del reato di abuso di ufficio, la seconda è la forte limitazione dell'uso delle intercettazioni da parte dei giornalisti, che non sarà consentito per parti stralciate dagli atti o che riguardino persone terze intercettate.
La norma
La norma sull'abuso d'ufficio è finita nel mirino delle opposizioni, e anche dell'Associazione nazionale dei magistrati, quella dell'intercettazioni nel mirino dei giornalisti. E Nordio non ci sta: "Il magistrato non può criticare le leggi, come, secondo me, il politico non potrebbe criticare le sentenze - tuona - "Noi ascoltiamo tutti, avvocati, magistrati e accademici, ma poi è il governo che propone e il Parlamento che dispone, questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze".
Gli attacchi
E a difendere l'intervento sull'abuso d'ufficio dagli attacchi politici, come quello del Movimento 5 Stelle, secondo cui "abolendo l'abuso d'ufficio e ridimensionando fortemente il traffico di influenze illecite - aggiungono - il governo sceglie di creare nuove sacche di impunità nei reati contro la PA, intaccando seriamente anche la lotta alla corruzione e portando l'Italia a violare fondamentali convenzioni internazionali ratificate dal nostro Paese", c'è perfino Michele Emiliano, dell'opposizione, ma soprattutto amministratore locale, che ricorda: "Per l'abuso in atti d'ufficio, che punisce l'illegittimità di un atto amministrativo, viene condannata una persona su 100 indagate". La norma sulle intercettazioni invece prevede che non si potranno più pubblicare, se non sono contenute in uno dei provvedimenti dei giudici. Sarà anche vietato trascrivere le terze persone citate in una conversazione. La terza riforma riguarda l'arresto: pima di emettere un mandato di custodia cautelare, il pubblico ministero dovrà interrogare l'indagato per sentirne le ragioni.
Berlusconi
Insomma, ecco un pacchetto di riforme già annunciato, che però viene approvato in memoria di Silvio Berlusconi. "Mi dispiace che non possa assistere al primo passo verso una riforma radicale in senso garantista", ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando dell'intervento legislativo e volgendo un pensiero all'ex premier, fondatore di Forza Italia, morto il 12 giugno a 86 anni.
Il ddl
Il ddl, peraltro, arriva con un tempismo particolare: qualche ora prima difatti si è tenuto l'accorato discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ai neo-magistrati. "Da giudici o da pubblici ministeri dovrete prendere decisioni che incidono sulla vita delle persone, talvolta anche in maniera drammatica. Occorre che tale consapevolezza, accompagnata da un alto senso di responsabilità, vi guidi sempre nell'attività decisionale", ha dichiarato, invitandoli alla riservatezza nelle decisioni e alla sobrietà nei comportamenti, e ribadendo l'intoccabilità dell'indipendenza della magistratura.