12 ottobre 2023, ore 12:22 , agg. alle 12:56
Due funzionari del Comune di Venezia e l'amministratore delegato del servizio di navetta per cui lavorava l'autista alla guida dal bus precipitato lo scorso 3 ottobre dal cavalcavia di Mestre, in direzione del camping Hu di Marghera
Sono tre gli indagati nell’inchiesta avviata dalla Procura di Venezia per accertare le responsabilità nella strage del bus precipitato da un viadotto a Mestre lo scorso 3 ottobre. Nello schianto hanno perso la vita 21 persone, 15 invece i feriti. I reati ipotizzati dalla pm Laura Cameli sono omicidio stradale, omicidio colposo plurimo e lesioni personali stradali gravi.
I TRE INDAGATI
Alberto Cesaro, dirigente comunale del settore viabilità e mobilità per la terraferma; Roberto Di Bussolo, funzionario per la manutenzione della viabilità stradale; Massimo Fiorese, amministratore delegato de “La Linea”, la società che gestisce il servizio di trasporti per cui lavorava Alberto Rizzotto, l’autista deceduto nell’incidente: sono loro i tre nel mirino della Giustizia. Gli avvisi di garanzia sono legati al conferimento delle perizie tecniche sulle condizioni del cavalcavia e delle barriere di protezione stradale che verranno affidate oggi ai tecnici del magistrato.
GLI INTERROGATIVI DA SCIOGLIERE
Il primo interrogativo che gli inquirenti dovranno sciogliere riguarda l’autista, Alberto Rizzotto. L’autopsia sul corpo del quarantenne trevigiano rivelerà se ha avuto o meno un malore mentre era alla guida del bus precipitato dal cavalcavia. L’altro nodo nelle indagini riguarda lo stato di salute del viadotto: la barriera su cui l’autobus ha strisciato prima di compiere un volo di quasi 15 metri è stata posta sotto sequestro, mentre il tribunale ha acquisito dal Comune tutti i documenti. Tra questi, lo studio di fattibilità della messa in sicurezza del viadotto, redatto nel 2018, in cui veniva descritto come “ammalorato”, così come i guardrail e i lati della carreggiata su cui poggiano.