08 giugno 2022, ore 10:49 , agg. alle 12:14
L'operazione della Polizia di stato di Milano ha interessato 10 città su tutto il territorio nazionale. I moderni spioni, bucando i sistemi informatici, riuscivano a prendere il controllo delle telecamere acquisendo file e video in abitazioni private e negli spogliatoi di piscine e palestre
Il nome dell’operazione è “Rear Window”, come il titolo originale del film Alfred Hitchcock “ La finestra sul cortile”. Nella pellicola del 1954 il protagonista, il fotoreporter L.B. Jeffries impersonato da James Stewart, costretto su una sedia a rotelle per un frattura, scrutava nella vita dei suoi vicini di casa con un binocolo e una macchina fotografica. Di fatto è quello che facevano i componenti delle due organizzazioni criminali scoperte oggi dalla polizia postale di Milano, con i coordinamento del servizio polizia postale di Roma e della Procura della repubblica del capoluogo lombardo. I moderni spioni erano riusciti a creare un sistema che gli permetteva di guardare nella casa di ignari cittadini, usando i loro impianti di videosorveglianza. Il tutto mediante intrusioni informatiche.
L'operazione
Le telecamere violate erano collocate in abitazioni private, ma anche in spogliatoi di piscine, palestre e studi privati, cosi come nei camerini di grandi magazzini. Le due bande utilizzavano due gruppi social, uno 'premium', dove si potevano guardare immagini, anche di minori, che venivano condivise dagli amministratori, e un altro gruppo 'vip' dove - dopo aver ricevuto le credenziali per cifre irrisorie, circa 20 euro - ognuno poteva guardare 'in diretta' le immagini di una determinato impianto di videosorveglianza. Gli agenti di Polizia hanno condotto l’operazione in dieci città su tutto il territorio nazionale. Sono state effettuate anche numerose perquisizioni domiciliari e informatiche. Gli investigatori hanno anche sequestrato un’ingente quantitativo di materiale digitale che ora sarà sottoposto all’esame dei tecnici della polizia postale. Tra i file finiti sotto la lente degli investigatori fotografie e video di cittadini del tutto all’oscuro delle violazioni della loro privacy. Immagini di vita privata rubate usando proprio i sistemi di videosorveglianza che avrebbero dovuto garantire maggior sicurezza.