Oggi è il cinquantesimo anniversario dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi
17 maggio 2022, ore 11:37
Il delitto fu uno dei primi atti eversivi degli Anni di piombo. La moglie di Calabresi, Gemma Capra, in un'intervista, ha ricordato il giorno dell'omicidio. Oggi in via Cherubini a Milano, dove venne ucciso, è stata deposta una corona di fiori.
Fu uno dei momenti più drammatici della storia repubblicana, uno dei primi atti eversivi degli Anni di piombo che da lì per diversi anni insanguinarono l’Italia. Alle 9,15 del 17 maggio 1972 fu ucciso con 3 colpi di pistola alla schiena il commissario Luigi Calabresi , in via Cherubini 6 a Milano, a poca distanza dalla sua abitazione. Un delitto che arrivò dopo una violenta campagna di stampa che gli attribuiva la morte del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della questura di Milano nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, pochi giorni dopo la strage di piazza Fontana. La verità giudiziaria di quell’omicidio fu stabilita solo dopo diversi anni con la condanna in via definitiva dei militanti di Lotta continua Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri. Nonostante siano passati 50 anni , il “Caso Calabresi non riesce a diventare un pezzo di storia e di memoria privata, continua a rimanere prigioniero della cronaca”, scrive oggi il figlio del commissario, il giornalista Mario Calabresi. Questa mattina a Milano si sono tenute le cerimonie di commemorazione: in via Cherubini, è stata deposta una corona di fiori, alla presenza della vedova di Calabresi, Gemma Capra, all’epoca dei fatti incinta e con altri due bambini da crescere senza il padre.
"il simbolo della mia purezza"
In un intervista pubblicata questa mattina su La Stampa, è proprio Gemma Capra a ricordare il giorno del delitto, quel 17 maggio che per 50 anni ha scandito la vita della sua famiglia: “Al mattino di questo giorno guardo l'ora, chiudo gli occhi e dico: 'Ecco, adesso'''. È venuto da me, aveva la sua giacca nera, i pantaloni grigi, ma prima di uscire si era cambiato la cravatta. Ne aveva una rosa di seta, ne ha messa una di lana bianca. E mi ha chiesto: 'Come sto, così?' Io gli ho risposto: 'Bene, ma stavi bene anche prima'. E lui mi ha detto: 'Sì, ma questo è il simbolo della mia purezza'. E queste sono le ultime parole che mi ha detto. In quel momento sono rimasta spiazzata, ma non ho fatto a tempo a chiedergli perché mi diceva quello o che senso aveva. Lui era eternamente in ritardo ed era già uscito. Dopo ho capito: era il suo testamento. Come se avesse voluto dirmi: continueranno a calunniarmi, ma sappi che io sono puro e sono innocente”. La vedova Calabresi racconta anche come abbia fatto i conti con il dolore, la rabbia e il desiderio di vendetta per gli assassini del marito: “Dopo un dolore lacerante si può risalire e si può tornare ad amare la vita, si può cambiare il giudizio sulle persone che vedevi solo come male e si può essere ancora felici. Penso che si possa perdonare anche da un punto di vista umano. Ma io ho talmente fede che penso che anche quando uno mi dice che ha dato un perdono laico, dietro c'è il buon Dio che ci guida ed è sempre vicino a noi. Per me la fede è stata fondamentale. Dare il perdono ti dà la pace, ti rende libero”.
Il messsaggio del Presidente della Repubblica
In occasione dell’anniversario del delitto, anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato la figura del commissario Calabresi:” "Sono trascorsi cinquant'anni dal criminale agguato terroristico che stroncò la vita del Commissario Luigi Calabresi, servitore dello Stato democratico fino al sacrificio – si legge nel messaggio del capo dello Stato - La Repubblica non dimentica i suoi caduti. La memoria e' parte delle nostre radici ed è ragione e forza per le sfide dell'oggi. In figure come il Commissario Calabresi sono testimoniati valori che consentono all'intera comunità di progredire, di trovare l'unità necessaria nei momenti più difficili, di sentirsi responsabile verso le nuove generazioni". In questo giorno - prosegue Mattarella - si rinnova la solidarietà e la vicinanza del popolo italiano alla moglie e ai figli, costretti a pagare il prezzo più alto alla barbarie di un tempo drammatico, in cui il furore ideologico giunse all'estremo della ferocia e del disprezzo di ciò che è più umano".