A Milano si è spenta Carla Fracci, aveva 84 anni e da tempo era malata, era una leggenda della danza classica

A Milano si è spenta Carla Fracci, aveva 84 anni e da tempo era malata, era una leggenda della danza classica

A Milano si è spenta Carla Fracci, aveva 84 anni e da tempo era malata, era una leggenda della danza classica


Era una vera e propria icona della danza classica, la più grande ballerina italiana del '900. la camera ardente sarà allestita al Teatro alla Scala di Milano dove iniziò la sua carriera negli anni '50. Per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ," ha onorato il nostro Paese con la sua eleganza e il suo impegno artistico"

Una vera e propria icona della danza moderna, la più straordinaria ballerina italiana del ‘900. Nella sua casa di Milano, si è spenta a 84 anni Carla Fracci. Da tempo lottava contro il cancro ma ha sempre mantenuto il massimo riserbo sulle sue condizioni di salute. È andata via in punta di piedi, esattamente come era entrata in quel mondo di cui divenne il simbolo. Nata nel 1936 proprio a Milano, era figlia di un tranviere dell’Atm e lei andava fiera delle sue umili origini. In un’intervista in cui raccontava l’inizio della sua carriera, parlò del suo sogno da giovanissima di fare la parrucchiera e della sua infanzia tra i contadini nelle campagne di Cremona.


Da Milano ai palcoscenici di tutto il mondo

 Il suo percorso artistico iniziò a 10 anni alla scuola di ballo del Teatro alla Scala, nel 1954 si diplomò e 4 anni più tardi divenne la prima ballerina del Piermarini. Solo le prime esperienze di una carriera che l’avrebbe portata su tutti i più grandi palcoscenici del Pianeta. Tra le compagnie il London Festival Ballet, il Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet, il Royal Swedish Ballet. Negli anni ’80 diresse il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, poi l’Arena di Verona, e infine l’Opera di Roma dove rimase fino al 2010. Tra i suoi partner Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov, Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi. Straordinario il suo sodalizio con Erik Bruhn in Giselle, quella contadina così simile a lei e alla quale diede la sua impronta rendendola immortale. La sua ultima apparizione risale al 28 e 29 gennaio per una masterclass con i protagonisti proprio del balletto Giselle che venne trasmesso in streaming dal Teatro alla Scala.


Le reazioni

Innumerevoli i messaggi di cordoglio arrivati per la scomparsa di Carla Fracci. “-Ha onorato, con la sua eleganza e il suo impegno artistico, frutto di intenso lavoro, il nostro Paese. Esprimo le piu' sentite condoglianze ai familiari e al mondo della danza, che perde oggi un prezioso e indimenticabile riferimento”, si legge in un messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il ministro della cultura, Dario Franceschini, ha scelto twitter per ricordare l’Etoile:” La più grande. Divina ed eterna. Piena di amore per la danza, di nuovi progetti, di idee per tutta la vita, con l'entusiasmo di una ventenne. L'Italia della cultura ti sarà grata per sempre, immensa Carla Fracci”. Una grande figura di artista che ha onorato l'Italia e che rimarra' nella storia della danza e del teatro", secondo il Maestro Riccardo Muti. “Il Teatro, la citta', la danza – si legge in una nota del Piermarini- perdono una figura storica, leggendaria, che ha lasciato un segno fortissimo nella nostra identita' e ha dato un contributo fondamentale al prestigio della cultura italiana nel mondo”. Il Teatro La Fenice di Venezia ha scelto di ricordarla citando una sua frase: “La danza è poesia perché il suo fine ultimo è esprimere sentimenti, anche se attraverso una rigida tecnica. Il nostro compito è quello di far passare la parola attraverso il gesto” si legge su twitter - Le tue scarpette restano eterne. Grazie, Carla, che la terra ti sia lieve


Di seguito la poesia che Eugenio Montale dedicò a Carla Fracci nel 1969, pochi anni prima di vincere il Nobel per la letteratura


La danzatrice stanca


Torna a fiorir la rosa

che pur dianzi languia…

Dianzi? Vuol dire dapprima, poco fa.

e quando mai può dirsi per stagioni

che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?

Ma si parla della rifioritura

d’una convalescente, di una guancia

meno pallente ove non sia muffito

l’aggettivo, del più vivido accendersi

dell’occhio, anzi del guardo.

È questo il solo fiore che rimane

con qualche metro d’un tuo dulcamara.

A te bastano i piedi sulla bilancia

per misurare i pochi milligrammi

che i già defunti turni stagionali

non seppero sottrarti. Poi potrai

rimettere le ali non più nubecola

celeste ma terrestre e non è detto

che il cielo se ne accorga basta che uno

stupisca che il tuo fiore si rincarna

si meraviglia. Non è di tutti i giorni

in questi nivei défilés di morte.


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