Addio a Ezio Bosso, pianista e direttore d'orchestra che incantava con la forza del sorriso, la poesia della musica

Addio a Ezio Bosso, pianista e direttore d'orchestra che incantava con la forza del sorriso, la poesia della musica

Addio a Ezio Bosso, pianista e direttore d'orchestra che incantava con la forza del sorriso, la poesia della musica


Muore Ezio Bosso nella sua casa di Bologna, stroncato dalla malattia degenerativa che lo aveva colpito anni fa, "il più grande direttore d'orchestra di fronte alla vita".

Nel 2016 al Festival di Sanremo 

Nel 2016, Carlo Conti lo invita al Festival di Sanremo e da quel momento Bosso diventa uno dei volti più amati dagli italiani, da quel momento diventa il simbolo di chi si batte contro un destino segnato con la forza della positività, con il talento, l’applicazione messi a disposizione dell’unico linguaggio universale dell’uomo: le emozioni. "Sono affranto", ha dichiarato Carlo Conti, "Bosso aveva ancora tanto da darci, per farci sognare. Poteva insegnarci ancora molte cose, talmente tante da lasciarci in estasi".

A 4 anni l’incontro con la musica 

Ha solidi basi artistiche il giovane Bosso. A 4 anni si innamora della musica che considera da subito un eccezionale veicolo di emozioni. Comincia a 16 anni in Francia come solista. Poi entra all’Accademia di Vienna, spinto dal contrabbassista Ludwig Streicherche in lui intravvede doti straordinarie di fantasia e disciplina musicali. Studia composizione e direzione d’orchestra. Arriva così a dirigere prestigiose orchestre sinfoniche, dopo essersi costruito una fama di caratura internazionale nel mondo della Musica classica.

Sui podi più prestigiosi 

Dirige concerti in tutto il mondo: dalla Sydney Opera House alla Carnegie Hall passando per il Teatro Regio di Torino e il Colòn di Buenos Aires. E’ stato alla guida della London Symphony Orchestra, l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, quella del Comunale di Bologna, la Filarmonica Novecento e altre ancora, mentre tra il 2017 e il 2018 è stato direttore stabile del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.  Il suo primo album ufficiale è “The 12th Room”, pubblicato nell’ottobre 2015, un doppio cd che contiene da un lato quattro inediti e sette brani di repertorio, dall’altro la “Sonata No. 1 in Sol Minore” per pianoforte solo, composta dallo stesso Bosso. Il successo è fulmineo. Bosso, alla prima settimana, va dritto filato al quinto posto in classifica, raggiunge la certificazione “oro”, riempie i teatri a ogni concerto. Alla fine porta oltre 100mila persone a seguire le sue esecuzioni. Ma non assume mai quel fare da superstar, l’umanità, la disponibilità, proprie del suo carattere di uomo oltre che di artista. 


Ironico e autoironico

Gli piace scherzare e affrontare la vita con ironia e autoironia. Di sé dice: "Mi sento pianista per caso" e a ottobre dell’anno scorso l’annuncio: "Smetto di suonare il pianoforte, d’altronde adesso lo suonerei proprio male. E già sono scarso…". Una rinuncia grave in qualche modo bilanciata dal dedicarsi esclusivamente alla direzione d’orchestra. "Nonostante tutto, sono felice di ciò che faccio. Ma mi addolora quando insistono nel farmi suonare il piano. E alla fine cedo, perché non so dire di no. Però faccio molta fatica e sento di non avere la qualità necessaria. Soprattutto perché non si vede la bellezza di altro: quello per cui lotto da una vita".

Gli ultimi impegni

Nel 2011 va sotto i ferri. Una delicata operazione al cervello per rimuovere un tumore. L’operazione riesce ma la diagnosi è implacabile: malattia neurodegenerativa incurabile. Non si ferma Bosso. Si impegna nella fondazione di un nuovo ensemble orchestrale: lo Stradivari Festival Chamber orchestra. Incide l’ultimo album dedicato al grande Claudio Abbado a cinque anni dalla sua scomparsa. Forse anche per questo l’hanno definito “il più grande direttore d’orchestra di fronte alla vita”.



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