Brescia, assolto per delirio di gelosia, Antonio Gozzini uccise, nel 2019, la moglie Cristina Maioli nel sonno

Brescia, assolto per delirio di gelosia, Antonio Gozzini uccise, nel 2019,  la moglie Cristina Maioli nel sonno

Brescia, assolto per delirio di gelosia, Antonio Gozzini uccise, nel 2019, la moglie Cristina Maioli nel sonno


La sentenza della corte d’Assise di Brescia chiude il processo per il femminicidio che avvenne nella notte tra il 3 e il 4 ottobre dell'anno scorso, l'uomo usò un mattarello ed un coltello

Antonio Gozzini, 70 anni era “incapace di intendere e volere”. Uccise la moglie, Cristina Maioli, 63 anni, per un delirio di gelosia. Questa la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Brescia sull’efferato delitto, compiuto dall’uomo l’anno scorso. La donna fu massacrata nel sonno con numerose coltellate il 4 ottobre del 2019. Ha ucciso la moglie, una professoressa, dopo anni di depressione.

La sentenza, spiegano i legali dell’uomo, si basa sulla patologia dell’uomo


"Si è compresa esattamente la patologia che affligge Gozzini – dichiara il suo legale -. Ovviamente, nel corso delle indagini, era stata fatta una consulenza tecnico-psichiatrica e tanto il consulente del pm quanto quello della pubblica difesa avevano concluso per l'incapacità totale di intendere e di volere del mio assistito". Quindi, dice ancora, l'avvocato, "nel processo si è voluto fugare ogni dubbio, in particolare offrire spiegazioni alle perplessità che un terzo consulente, quello delle persone offese dei congiunti della signora Maioli aveva espresso nel proprio elaborato. Ma ripeto, questa è la sentenza giusta e non solo, è l'unica possibile in questa situazione". Il pm Claudia Passalacqua aveva chiesto l'ergastolo per l’uomo.

Un caso con sentenza singolare, ma che si basa su validi motivi


Di fronte ad un fatto come questo, le prime reazioni sono stupite, e per lo più contrarie. Un uomo che ha ucciso la moglie, assolto perché incapace di intendere e volere, a causa di un totale vizio di mente per quello che l'avvocato della difesa aveva definito "un delirio di gelosia". Questa tesi sembra far tornare il Paese indietro di decenni, ma che sarà più chiara, oltre le spiegazioni dei legali quando saranno note le motivazioni. Intanto i giudici l’hanno accolte in pieno. Il comportamento di Gozzini, ricostruito dagli investigatori, fece esprimere subito dubbi sulla sua capacità mentale. Antonio Gozzini ex assistente tecnico scolastico, uccise la moglie Cristina Maioli, insegnante di scuola superiore, colpendola prima con un mattarello, poi usando un coltello l’aveva ferita e finita, con fendenti alla testa e alla gola. Dopo averla vegliata per qualche tempo, aveva tentato di togliersi la vita, tagliandosi le vene. Era stato salvato da un amico cui aveva telefonato dopo il delitto. In fase processuale il consulente dell'accusa e quello della difesa avevano convenuto nel dire che l'uomo "era in preda ad un evidente delirio da gelosia che ha stroncato il suo rapporto con la realtà e ha determinato un irrefrenabile impulso omicida".

La giustificazione della gelosia ha anche un precedente


Nel 2019 la Corte di assise di appello di Bologna ridusse da 30 a 16 anni la pena per Michele Castaldo, operaio che il 5 ottobre 2016 uccise a Riccione Olga Matei, una donna che si era legata a lui da poche settimane. Leggendo la motivazione emergeva che una "soverchiante tempesta emotiva e passionale" determinata dalla gelosia, un'espressione citata testualmente da una perizia psichiatrica sull'imputato, aveva concorso alla decisione di concedere la attenuanti generiche. Il provvedimento, preso a ridosso dell'8 marzo, creò molte polemiche, anche politiche, e presidi sotto il palazzo di giustizia da parte di associazioni in difesa delle donne e fiaccolate organizzate da amici della vittima.


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