Ci siamo, parte il duello all’ultima consolle fra Xbox Series S e X e PlayStation 5

Ci siamo, parte il duello all’ultima consolle fra Xbox Series S e X e PlayStation 5

Ci siamo, parte il duello all’ultima consolle fra Xbox Series S e X e PlayStation 5


I colossi Microsoft e Sony si sfidano in vista del Natale 2020, con la next generation delle loro macchine per i videogiochi, ormai avanzatissimi hub dell’home entertainment

Uscite due nuove consolle di PlayStation e XBox

Sono giorni entusiasmanti per chi ama la realtà digitale e l’universo dei videogiochi. Nel giro di due settimane, sono sbarcate sul mercato mondiale le due consolle Next Generation Xbox Series S e X e la PlayStation 5. Strategicamente piazzati in prossimità del Natale, secondo tradizione, i lanci delle due console dei colossi Microsoft e Sony sono l’ennesimo capitolo di una sfida senza fine, che da vent’anni esalta i videogiocatori di tutto il mondo. I livelli raggiunti da Xbox e PlayStation, in termini di potenza di calcolo, velocità e connettività sono impressionanti. Come già capitato, del resto, con la generazione precedente, ci vorranno anni prima che gli sviluppatori possano sfruttare adeguatamente l’hardware messo loro a disposizione dalle case madri. Quando saranno state spremute a fondo, sarà già pronto il nuovo balzo in avanti. Acquistare oggi una Xbox Series S o X o la PS5 è una forma di investimento su ciò che sarà il divertimento, l’home entertainment in particolare, nei prossimi 10 anni.

I videogiochi si avvicinano a Hollywood

Considerata la velocità con cui evolve questo mondo, è come affacciarsi su un futuro che oggi stentiamo a comprendere fino in fondo. Solo chi non conosce questa realtà o, peggio, si lascia trascinare da facili pregiudizi, può cadere nell’errore di sottovalutare un fenomeno economico e di costume di portata globale. Il volume d’affari generato dall’universo dei videogame ha da tempo surclassato quello di qualsiasi altra industria del divertimento, cinema, musica, televisione compresi. Le produzioni dei giochi (ha ancora senso chiamarli sbrigativamente così?!), in particolare dei cosiddetti ‘tripla A’, hanno costi impensabili per la stragrande maggioranza dei film che arrivano nelle nostre sale. Centinaia di persone lavorano ai più diversi livelli e ormai non si contano gli attori di Hollywood che hanno prestato il proprio volto e la propria voce ad alcuni dei prodotti videoludici più riusciti degli ultimi anni. Molto tempo fa, Steven Spielberg ebbe modo di dire che i videogiochi sarebbero entrati nella fase della maturità solo il giorno in cui sarebbero riusciti a far piangere le persone. Questo risultato è stato raggiunto già da molto tempo, probabilmente sorprendendo anche il geniale e immaginifico regista statunitense.

Basta stereotipi sull'intrattenimento digitale

No, non è decisamente un affare da bambini o ragazzini, tantomeno da nerd brufolosi vagamente sfigati con le ragazze. Questa è un’immagine che ci riporta agli anni 80, all’alba di un fenomeno che si è evoluto a ritmi sconosciuti a qualsiasi altro mercato dell’entertainment. Quello che addolora, semmai, e il ruolo del tutto marginale svolto dall’Italia, se non come mercato di rilievo. Purtroppo, abbiamo sempre investito pochissimo in una formazione digitale d’alto livello, scontando oltretutto un baias culturale gigantesco. Ancora oggi, nonostante tutto quello che abbiamo appena ricordato, l’informazione mainstream ha un atteggiamento distratto e con la puzza sotto il naso davanti al mondo dell’intrattenimento digitale.

Lo sconcertante risultato è propinare al pubblico televisivo produzioni di infimo o nullo interesse culturale, senza che nessuno protesti più di tanto. Anche i critici, ormai, risultano anestetizzati dalla pochezza di certa offerta. Nei confronti dei videogiochi, invece, si ripete stancamente il solito dibattito sulla loro violenza e contenuti diseducativi, facendo di tutt’erba un fascio. A scrivere, a criticare sono quasi sempre persone che non hanno la minima competenza in materia e non hanno mai visto un frame di produzioni come Detroit, Become Human, Red Dead Redemption o ancora Desth Stranding, nettamente superiori alla media delle prime serate della nostra TV di Stato o commerciale.

Fra una settimana, sarà Black Friday, tradizione americana per cui ormai impazziamo anche noi europei senza vergogna alcuna. A farla da padrone, ancora una volta, saranno smartphone, device e proprio loro, le console Next Generation. Già introvabili o quasi, andando esaurite le prime consegne, saranno le protagoniste di offerte o utilizzate come specchietto per le allodole dai negozi specializzati.

Giocare non sarà mai vergognoso, lo è certamente perdere per sempre il bambino in noi.


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