Ddl Zan, domani l’ora della verità, Renzi (Italia viva) insiste: “O troviamo un compromesso, o non passa”

Ddl Zan, domani l’ora della verità, Renzi (Italia viva) insiste: “O troviamo un compromesso, o non passa”

Ddl Zan, domani l’ora della verità, Renzi (Italia viva) insiste: “O troviamo un compromesso, o non passa”


Intanto nella prima visita all’estero dopo la pandemia, il presidente Mattarella a Parigi vede Macron, critica di nuovo i nazionalismi, ribadisce l’amicizia con la Francia e sui migranti avverte: “Non si può mettere il cartello divieto d’ingresso dall’Africa”

La battaglia sul ddl Zan contro l'omotransfobia, dopo il fuoco incrociato degli ultimi giorni, fatto di dichiarazioni, post Facebook e interviste, domani tornerà nell’aula di palazzo Madama. In programma c'è un doppio appuntamento: alle 11 Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia e relatore del provvedimento riunirà i capigruppo di maggioranza per presentare loro una possibile ipotesi di lavoro condivisa dopo le proposte di modifica arrivate dai partiti. Le premesse per arrivare a una sintesi, però, non sono buone, dal momento che Pd e M5S hanno bollato come "irricevibili" gli emendamenti arrivati da Italia viva.


Il niet di Pd e 5S

I Dem respingono al mittente anche l'ultimo appello arrivato da Matteo Salvini. "Troviamoci entro domani e condividiamo insieme un testo che aumenti le pene per chi discrimina o aggredisce due ragazzi o due ragazze che si amano, la libertà di amare è sacra", togliendo "l'ideologia, il coinvolgimento dei bambini e l'attacco alla libertà di pensiero", insiste il leader del Carroccio, che però continua ad essere "poco credibile e pretestuoso" per dirigenti e parlamentari Pd. I dem, in realtà, puntano tutto sul secondo round che si giocherà domani in Senato. Alle 16.30 l'aula di palazzo Madama sarà infatti chiamata a votare, a maggioranza, il calendario proposto dalla conferenza dei capigruppo, che prevede la calendarizzazione del testo in assemblea il prossimo 13 luglio. L'ok, assicurano gli addetti ai lavori, salvo colpi di scena, dovrebbe essere assicurato. il voto, infatti, è a scrutinio palese, quindi la 'ex maggioranza Conte' dovrebbe reggere e portare a casa il risultato. Matteo Renzi e i senatori di Iv saranno della partita, ma il leader avverte: "Ragazzi, c'è puzza di bruciato. Io già me lo vedo Roberto Calderoli fare milioni di emendamenti. Qualcuno andrà votato a scrutinio segreto e se andiamo sotto la legge Zan è morta", ribadisce. La previsione dell'ex premier è netta: "Gran parte dei senatori si prepara ad affossare la legge a scrutinio segreto e non sono quelli di Iv. Io non so se tutti i 17 senatori di Iv voteranno a favore, come credo e mi auguro, ma ci sono divisioni molto profonde, interne, dentro M5S e Pd. Se si andrà alla conta sullo Zan penso che si andrà sul filo dei voti, la Scalfarotto consentirà invece di avere tutele".


Il braccio di ferro

Dopo il braccio di ferro che andrà in scena domani, in ogni caso, la partita si giocherà in aula. Alcuni emendamenti che Iv presenterà al testo, infatti, potrebbero avere la maggioranza grazie ai voti di parte del centrodestra e al sostegno di 'franchi tiratori' dell'ex maggioranza giallorossa: "6 nel Pd, 5-6 nel M5S", ipotizza chi sta tenendo i conti. I pentastellati, però, non ci stanno: "Nel percorso della legge contro l'omotransfobia il Movimento 5 Stelle ha sempre dato prova di grande determinazione e lealtà -sottolinea il capogruppo a palazzo Madama Ettore Licheri - il M5S ha una parola sola e nessuno può permettersi di insinuare dubbi sulla nostra compattezza o, peggio, preparare colpi bassi per il giorno della votazione in aula del Senato".


La tregua armata

Intanto è tregua armata nel Movimento Cinque Stelle dopo lo scontro delle settimane scorse tra Beppe Grillo e il leader in pectore dei pentastellati, Giuseppe Conte. I 'Sette saggi' del M5S sono a lavoro per provare a ricucire lo strappo e anche ieri sera si sono riuniti in videoconferenza per provare a cercare un'intesa su Statuto, codice etico e carta dei valori che possa avvicinare le posizioni del fondatore del Movimento e quelle dell'ex premier. La mediazione dei Sette, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Vito Crimi, Ettore Licheri, Stefano Patuanelli, Davide Crippa e Tiziana Beghin, proseguirà nei prossimi giorni e i tempi previsti non sono brevissimi.



La visita

Nel frattempo prima visita all’estero dopo la pandemia del nostro Capo dello Stato. 'In Italia qualcuno si illude che si possa mettere il cartello divieto d'ingresso, dall'Africa': lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel colloquio a porte chiuse con il presidente francese Macron all'Eliseo. Il sostegno all'Africa, ha proseguito, è un'"esigenza" oltre che "un obbligo anche storico di solidarietà”. Mattarella ha pure ribadito che bisogna aiutare concretamente l'Africa per evitare che le persone lascino i loro Paesi e quindi fermare le migrazioni. Ma non solo. Se l'Ue non si dota di "strumenti istituzionali adeguati" per gestire e affrontare le sfide del mondo di oggi, al di là delle soluzioni "caso per caso", risultati che oggi diamo per scontati, come la "pace" e la "prosperità", potrebbero un giorno diventare "un ricordo", anche per gli europei. E' il monito lanciato dallo stesso presidente della Repubblica in un lungo discorso interamente dedicato a temi europei, pronunciato alla Sorbona di Parigi, uno degli atenei più antichi d'Europa. "Oggi - afferma Mattarella - sono le sfide del mondo globale ad esigere, nuovamente, una presenza europea all'altezza delle sue responsabilità. Diversamente la pace, le libertà, i diritti, la prosperità, potrebbero divenire in futuro, anche per noi europei, un ricordo".



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