Elezioni, il silenzio di Giorgia Meloni continua ad essere assordante, Salvini tratta sul Viminale

Elezioni, il silenzio di Giorgia Meloni continua ad essere assordante, Salvini tratta sul Viminale

Elezioni, il silenzio di Giorgia Meloni continua ad essere assordante, Salvini tratta sul Viminale


Ancora silente davanti a microfoni e telecamere dopo la notte di domenica, la leader di Fratelli d'Italia ha lavorato per ore presso gli uffici del partito a Montecitorio, dove ha incontrato il leader della Lega: “Colloquio collaborativo ed unitario”

Incontri, smentite e rassicurazioni hanno scandito la terza giornata di Giorgia Meloni dopo il trionfo elettorale. Ancora silente davanti a microfoni e telecamere dopo la notte di domenica, la leader di Fratelli d'Italia ha lavorato per ore presso gli uffici del partito a Montecitorio, dove ha incontrato il leader della Lega Matteo Salvini. "Il colloquio, il primo dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni politiche, si è svolto in un clima di grande collaborazione e unità di intenti - si legge in una nota congiunta di Fdi e Lega - Entrambi i leader hanno espresso soddisfazione per la fiducia data dagli italiani alla coalizione e hanno ribadito il grande senso di responsabilità che questo risultato comporta. Meloni e Salvini hanno fatto il punto della situazione e delle priorità e urgenze all'ordine del giorno del governo e del Parlamento, anche alla luce della complessa situazione che l'Italia sta vivendo".


I social

In mattinata, Meloni sui social ha smentito indiscrezioni di stampa in merito a una sua presunta volontà di non volere il numero uno del Carroccio nel governo: "Trovo abbastanza surreale che certa stampa inventi di sana pianta miei virgolettati, pubblicando ricostruzioni del tutto arbitrarie. Si mettano l'anima in pace: il centrodestra unito ha vinto le elezioni ed è pronto a governare. Basta mistificazioni". Lui Salvini nel frattempo gioisce la rielezione di Umberto bossi, dopo il riconteggio del Viminale. E una smentita ufficiale è arrivata anche dall'attuale inquilino di Palazzo Chigi, in merito allo scenario prospettato da Repubblica di un "patto" tra Draghi e Meloni. "Il presidente del Consiglio - riferiscono fonti di Palazzo Chigi - non ha stretto alcun patto né ha preso alcun impegno a garantire alcunché. Il presidente del Consiglio mantiene regolari contatti con gli interlocutori internazionali per discutere dei principali dossier in agenda e resta impegnato a permettere una transizione ordinata, nell'ambito dei corretti rapporti istituzionali".


Mattarella

Intanto, anche se il capo dello Stato Sergio Mattarella non potrà conferire l'incarico alla Meloni prima dell'insediamento delle nuove Camere, previsto per il 13 ottobre, e dell’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento, impazza più che mai il totoministri: "Certamente il ministro delle Finanze potrebbe avere un profilo tecnico di altissimo livello. Dopo, che sia Panetta (economista, attuale membro del board della Bce) non sta a me dirlo, sta alla coalizione e a Giorgia Meloni la prima indicazione": così Andrea Delmastro, parlamentare di Fratelli d'Italia. Un altro esponente del partito della Meloni, Giovanni Donzelli, si esprime così rispondendo alla domanda se sia più probabile che si affidi un ministero a lui che al leader della Lega: "Sbagliate, è più probabile Salvini di Donzelli". Intanto mentre fioccano i nomi per il congresso del Partito Democratico, si apre il tema dei rapporti all'interno delle opposizioni. E il rischio, per il Partito Democratico, è quello di ritrovarsi ancora una volta schiacciato fra Azione-Iv e Movimento 5 Stelle, secondo la dinamica che si è sviluppata durante la campagna elettorale.

Il patto

Andrea Orlando propone un patto fra tutte le opposizioni per mettere in campo una risposta efficace alla maggioranza in Parlamento: "Non c'entra nulla il mancato 'Campo largo', dell'alternativa futura alla destra temo avremo tempo di parlarne. Ma le opposizioni non potranno trovarsi divise, tra loro conflittuali, di fronte alle prime mosse di una destra dai caratteri inquietanti che tutti abbiamo denunciato in campagna elettorale". Un'idea che Carlo Calenda respinge trovandola "non matura". Maria Elena Boschi ha già fatto sapere che le opposizioni in Parlamento saranno due: da una parte Italia Viva e Azione e, dall'altra, il Movimento 5 Stelle. Al Pd la scelta con chi schierarsi. Un bivio, quello che l'esponente renziana mette di fronte al percorso dei Dem, che interroga le due anime del Pd e lo fa nel momento peggiore degli ultimi dieci anni, con un congresso alle porte e la necessità di ripensare dal profondo identità e vocazione dei Dem".

Il M5S

Anche il Movimento 5 stelle si organizza per il nuovo ruolo di opposizione che ricoprirà in Parlamento: con 52 deputati e 28 senatori 'usciti' dalle urne delle ultime elezioni, "Alle misure inadeguate della destra il M5s risponderà con interventi contro il caro-bollette. Porteremo avanti l'agenda sociale senza passi indietro sul Reddito di cittadinanza, perché a pagare il prezzo della crisi non possono essere sempre i più deboli", ha sottolineato l'attuale capogruppo al Senato, Mariolina Castellone, parlando ai cronisti nella sede del Movimento a Roma. Dunque, un'opposizione 'dura' e intransigente, viene ribadito, nei confronti di scelte e di ricette del centrodestra giudicate inadeguate. Il leader pentastellato Giuseppe Conte poi ha annunciato nelle ore scorse che a breve si terrà un Consiglio nazionale e non è escluso che ci possa essere un'assemblea congiunta dei nuovi eletti a ridosso dell'insediamento delle nuove Camere.

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