Esecutivo, sul mini condono fiscale varato dal Decreto Sostegni la maggioranza continua a litigare

Esecutivo, sul mini condono fiscale varato dal Decreto Sostegni la maggioranza continua a litigare

Esecutivo, sul mini condono fiscale varato dal Decreto Sostegni la maggioranza continua a litigare


Intanto sul fronte pentastellato Giuseppe Conte, per ora, si fa attendere e tutto il Movimento cinque stelle appare in uno stato di animazione sospesa: dopo le convulsioni dei mesi scorsi ha smesso di riflettere, di discutere, di confrontarsi al suo interno

In attesa di novità sul piano vaccinale, prosegue la battaglia per limitare i danni prodotti dal Covid sull'economia.


La sanatoria


Dopo il decreto Sostegni, varato venerdì scorso dal governo, nella maggioranza restano da sciogliere i nodi i malumori sul condono delle cartelle esattoriali. Sul tema è intervenuto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sostenendo che "c'erano più forze politiche che spingevano in questa direzione, credo che Draghi abbia respinto ipotesi che rischiavano di impiegare troppe risorse e anche di creare un vulnus alla fedeltà fiscale. Ma penso che le risorse bisognerebbe orientarle in altre direzioni".

Le alleanze


Nella maggioranza prosegue anche il dialogo tra i partiti. Sull'alleanza tra Partito democratico e Movimento 5 stelle, il presidente della Camera Fico ha affermato: "Credo che si debba senza dubbio ripartire da quanto fatto negli scorsi mesi, ognuno con la sua autonomia ma seguendo un percorso comune. Sono d'accordo con Letta", che nei giorni scorsi ha ribadito la necessità di rafforzare l'asse Pd-M5s per battere la destra. Nel Partito democratico, infine, continua la discussione sulla volta del neo-segretario Letta che pretende discontinuità anche dai gruppi di Camera e Senato. I capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci a stretto giro dovrebbero essere sostituiti.


Le convulsioni a 5 stelle


Intanto sul fronte pentastellato, Giuseppe Conte, per ora, si fa attendere e tutto il M5S appare in uno stato di animazione sospesa: dopo le convulsioni dei mesi scorsi ha smesso di riflettere, di discutere, di confrontarsi al suo interno. A che punto è il progetto di ristrutturazione affidato all'ex capo del Governo da Beppe Grillo in persona? La speranza dei vertici stellati è che l'ex presidente del Consiglio inizi a raccontare già in settimana qualcosa della sua visione del M5S 2050, come lo ha etichettato Grillo. Per ora si lavora al nuovo regolamento sul trattamento economico per gli eletti in Parlamento, quello che dovrebbe aiutare lo sblocco della trattativa infinita con Davide Casaleggio e la sua Associazione Rousseau. È quasi pronta la nuova versione che "non prevederà più - racconta una fonte qualificata del Movimento – il versamento diretto (della quota tagliata delle indennità, ndr) a Rousseau ma al Movimento, che ora è dotato anche di un conto corrente". Questo sbloccherà lo stallo, dicono dal M5S, perché verranno meno le pretese economiche di Casaleggio almeno sul futuro. Non tutte le fonti interne di primo piano, però, concordano sulla tempistica dei lavori in corso. Qualcuno pensa che sia una "settimana decisiva", ma c'è chi dice che è molto probabile, comunque, che sia il progetto di Conte sia la "transazione" con Casaleggio (che ha chiesto circa 450mila euro di arretrati e perora ha bloccato anche le votazioni sulla piattaforma Rousseau slittino a dopo Pasqua, che quest'anno è il 4 aprile. Gli avvocati stanno ancora scrivendo i testi di un possibile accordo. Del resto, racconta una parlamentare di lungo corso, anche sul fronte di Conte "si studiano ancora tutti i problemi dei vari statuti, nemmeno chi ha partorito il M5S ci sta capendo molto di quello che si deve fare". E anche i probiviri, dicono a Montecitorio, non riescono a muoversi. C'erano espulsioni e ricorsi in ballo ma per ora non c'è fretta di definire la parte burocratica, dopo la spaccatura sul governo Draghi. "Prima - spiega la stessa fonte - chi faceva pressioni sui probiviri per i ritardi nei pagamenti a Rousseau e nelle restituzioni e per le espulsioni era proprio Casaleggio, ma se fai fuori lui, almeno fino a quando non si delinea l'intesa definitiva qui pensiamo che rimarrà tutto in stand by, anche perché sanno che il gruppo è una polveriera...".

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