Giorgia Meloni rompe il silenzio, nessun presupposto per dimissioni di Delmastro. Invito tutti ad abbassare i toni, compreso Fdi
La presidente del Consiglio parla, per la prima volta, della polemica politica che ha investito i due meloniani, Donzelli e Delmastro. Critica, ancora, l'opposizione

La premier ha preso carta e penna per sigillare il caso Donzelli/Delmastro. Giorgia Meloni difende il sottosegretario alla Giustizia e il vicepresidente del Copasir, confermando che resteranno al loro posto nonostante le polemiche e le richieste da parte dell'opposizione di un passo indietro. Non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni, si legge nella lettera inviata al Corriere della Sera. Il caso è quello della relazione letta in aula alla Camera da Donzelli -ottenuta da Delmastro- che svelava una conversazione in carcere tra Cospito e i boss della mafia. La presidente del Consiglio, inoltre, fa appello alla compattezza delle componenti dello Stato e chiede a tutti di abbassare i toni, compresa Fratelli d’Italia. Ma diverse voci dell’opposizioni rilanciano, se Meloni vuole unità il sottosegretario Delmastro deve lasciare. Duro il Pd “Meloni parla da capo partito e riattizza il fuoco invece di spegnerlo”.
LA LETTERA DI GIORGIA MELONI
"Caro direttore, da diversi giorni vengo accusata, da esponenti delle opposizioni e dei media, di reticenza in relazione all'acceso dibattito su Alfredo Cospito svoltosi alla Camera, che ha visto coinvolti tra gli altri l'onorevole Donzelli e il Sottosegretario Delmastro. Della vicenda mi è stato chiesto ieri, quando durante una conferenza stampa con il Cancelliere Scholz a Berlino, e di fronte ai media internazionali, giornalisti italiani mi hanno interrogato su questo, evidentemente meno interessati alla trattativa che stavo conducendo nell'interesse italiano in vista del prossimo Consiglio Europeo straordinario. Ho preso l'impegno di rispondere e lo faccio ora, segnalando che la ragione per la quale non sono intervenuta finora è che ho tentato di non alimentare una polemica che considero, per tutti, controproducente. Le spiego perchè. A monte: sicuramente i toni si sono alzati troppo, e invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d'Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso. Tuttavia, non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il Ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media. Ci sono in questo polverone a mio avviso - prosegue il presidente del Consiglio - aspetti chiaramente strumentali. Trovo singolare che ci si scandalizzi perchè in Parlamento si è discusso di documenti non coperti da segreto, mentre da anni conversazioni private - queste sì da non divulgare – divengono spesso di pubblico dominio. Trovo singolare l'indignazione del Pd per un'accusa sicuramente eccessiva, quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell'opposizione, le accuse di
LETTA-MALPEZZI-SERRACCHIANI, MELONI PARLA DA CAPO PARTITO, RIATTIZZA FUOCO
Dopo giorni di attesa sono arrivate le parole dell'onorevole Giorgia Meloni. Pensavamo che fossero le parole di un presidente del Consiglio preoccupato di comporre l'unità e la coesione del Paese in un momento di forte tensione. Abbiamo, purtroppo, letto le parole di un capo partito che difende i suoi oltre l'indifendibile e, per farlo, rilancia polemiche strumentali e livorose contro l'opposizione. Una lettera che riattizza il fuoco invece di spegnerlo. Lo affermano il segretario del Pd, Enrico Letta, e le capogruppo al Senato, Simona Malpezzi, e alla Camera, Debora Serracchiani.