Governo, Draghi condanna ancora Putin e definisce scellerato l’attacco russo alla centrale nucleare

Governo, Draghi condanna ancora Putin e definisce scellerato l’attacco russo alla centrale nucleare

Governo, Draghi condanna ancora Putin e definisce scellerato l’attacco russo alla centrale nucleare


Nel frattempo domani nella Capitale ecco una grande manifestazione per la pace, con molti volti: Anpi, Arci, Acli, Libera, Legambiente, Emergency, Cgil, Greenpeace, e tanti altri ancora. I sindacati però di nuovo divisi, la Cisl si è sfilata e non ci sarà

I timori per quello che potrebbe accadere mentre il conflitto in Ucraina si fa sempre più incalzante vengono sottolineati da molti politici italiani. A cominciare dal premier Mario Draghi, che definisce “scellerato", l'attacco nella notte da parte della Russia alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Un attacco, si legge in una nota di Palazzo Chigi, "contro la sicurezza di tutti". E il presidente del Consiglio sottolinea una volta di più, dall'inizio del conflitto, come "l'Unione Europea debba continuare a reagire unita e con la massima fermezza, insieme agli alleati, per sostenere l'Ucraina e proteggere i cittadini europei".


I partiti

"L'attacco russo alla centrale nucleare è di una gravità inaudita. Alle terribili sofferenze che sta subendo la popolazione ucraina si aggiunge anche una grave minaccia per la sicurezza di tutti", scrive su Twitter il leader del M5s, Giuseppe Conte. "Restiamo sgomenti di fronte ad una iniziativa scellerata che avrebbe potuto generare danni incalcolabili alla salute collettiva", dichiara il senatore di Forza Italia Renato Schifani, ex presidente del Senato. Mentre per Nicola Danti, parlamentare di Iv, "bombardare la più grande centrale nucleare d'Europa non è un raptus di follia, e nemmeno un azione militare contro l'Ucraina. È un atto terroristico verso il mondo intero. Putin vuole dividerci con la paura, per questo saremo ancora più uniti". Parla di attentato all'umanità il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè: " Sarebbe bastato un errore per provocare una reazione incontrollabile con terribili conseguenze per il mondo intero". E a condannare l'attacco alla centrale interviene anche la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini: "Con i bombardamenti di questa notte Putin - scrive sui social - ha messo in pericolo la sicurezza non solo dell'Ucraina, ma dell'intera Europa. Occorre una reazione forte". Su Facebook da Tolosa, per l'incontro con l'omologa Florence Parly, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini invoca la pace: "Ora l'obiettivo è fermare la guerra senza senso in Ucraina e cercare ogni mezzo pacifico per risolvere crisi. Putin cessi aggressione per trovare soluzione negoziata".


Il caso-Petrocelli

Intanto sul tavolo c'è anche l'ipotesi boicottaggio, la più pressante, per costringere Vito Petrocelli a lasciare la presidenza della Commissione Affari esteri del Senato. Quindi bloccare, in un momento delicatissimo per la politica estera, i lavori dell'organo parlamentare di Palazzo Madama che ha il compito di affrontarne le questioni legate alla sicurezza e alla politica europea. La vicenda tiene banco da giorni: il senatore lucano del Movimento 5S è notoriamente vicino alle ragioni dei Paesi cosiddetti "non allineati", Russia e Cina in primis; alla votazione in aula della risoluzione scritta dai partiti della maggioranza che fra le altre cose sostiene anche militarmente l'Ucraina, Petrocelli ha votato contro. In difformità rispetto alle indicazioni del suo stesso partito. E un presidente filo-russo allarma anche perché con il suo ruolo Petrocelli può intraprendere una serie di contatti diplomatici senza dover richiedere autorizzazioni a nessuno. Insomma, buona parte dei colleghi di Commissione non si fida più del suo ruolo istituzionale e di garanzia. In questo senso disertare le prossime sedute è una possibilità che per ora vede il favore trasversale di diversi componenti, con in testa Iv e Lega. Martedì è fissato un Ufficio di presidenza della Commissione e lì per prima cosa verrà chiesto a Petrocelli di sospendere immediatamente il protocollo sulla cooperazione parlamentare tra la stessa commissione Esteri italiana e il comitato per gli Affari esteri della federazione russa, tuttora in vigore, nel quale si parla di "cooperazione" tra i due Paesi anche su "situazione internazionale" e "sicurezza". La sua risposta determinerà l'atteggiamento degli altri senatori.

La manifestazione

Nel frattempo domani nella Capitale ecco una grande manifestazione per la pace, ma con molti volti: Rete per la Pace e il disarmo, Anpi, Arci, Acli, Libera, Legambiente, Emergency, Cgil, di Greenpeace e tanti altri ancora. Su un punto però c’è il disaccordo: l’invio delle armi a Kiev. E’ il grande dilemma dei pacifisti. L’invito alla manifestazione di domani – partenza da piazza della Repubblica alle 13,30 per raggiungere piazza San Giovanni, dove ci saranno interventi e testimonianze dal palco - evita il riferimento alla condanna sulle armi fornite agli insorti ucraini, che era previsto nel comunicato iniziale. Lo slogan quindi è: “Europe for peace, cessate il fuoco per un’Europa di pace. Si fermi la guerra in Ucraina con disarmo, neutralità attiva, stop alle armi, riduzione delle spese militari”. Ma la Cisl ha deciso di sfilarsi lo stesso in disaccordo proprio con quel richiamo alla “neutralità attiva”. Una lettera di ieri sera del segretario Luigi Sbarra argomenta il dissenso: “Quello che sta accadendo non ammette ambiguità o equidistanze… Al punto in cui siamo la testimonianza da sola non può bastare. Tanto più se tale testimonianza rischia di essere inquinata da pesanti pregiudizi e derive ideologiche che sottintendono una sostanziale equidistanza tra le parti in guerra, che ci allontanano dallo spirito della manifestazione di sabato 5 marzo a Roma”. Quindi la piattaforma è ritenuta “irricevibile” e la Cisl ha cancellato l’adesione formale.


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