Governo, Draghi e Confindustria a braccetto: “Occorrono un patto per l’Italia e unità in nome del Paese”

Governo, Draghi e Confindustria a braccetto: “Occorrono un patto per l’Italia e unità in nome del Paese”

Governo, Draghi e Confindustria a braccetto: “Occorrono un patto per l’Italia e unità in nome del Paese”


L'asse si mostra saldo, la platea degli industriali accoglie il premier con una standing ovation, lungo applauso pure al Generale Figliuolo. Un calore rarissimo, lontano dai tempi di Conte, e che forse richiama alla memoria solo l'esordio di Berlusconi

"Serve un patto per l'Italia e nessuno può chiamarsi fuori". Dal palco dell'assemblea di Confindustria, il premier Mario Draghi rilancia quel patto per il Paese che il presidente Carlo Bonomi sta proponendo da mesi, e chiede di condividere "una prospettiva di sviluppo a beneficio anche dei più deboli e delle prossime generazioni" che sarà "una pagina di cui l'Italia andrà fiera". L'asse è saldo, la platea accoglie Draghi con una standing ovation: tredici applausi durante il discorso di Bonomi, tre sono per Draghi, con tanto di chiusa 'Presidente, ci faccia realizzare i nostri bellissimi sogni'. Un calore se non inedito sicuramente rarissimo, ben lontano dai tempi dei governi Conte, e che forse richiama alla memoria solo l'accoglienza riservata all'esordio di Berlusconi.


Le riforme

Draghi, del resto, non si sottrae, esorta a "essere aperti ai suggerimenti anche al di fuori della sfera pubblica" - e tira in ballo il ministro del Lavoro, Andrea Orlando - sulla riforma degli ammortizzatori sociali e le politiche attive. Annuncia l'intervento in Cdm per "eliminare per l'ultimo trimestre dell'anno gli oneri di sistema del gas per tutti, e quelli dell'elettricità per le famiglie e le piccole imprese". Chiede di sostenere la riforma della concorrenza in arrivo a ottobre. Assicura di non aver intenzione di alzare le tasse, e ringrazia per la collaborazione sul green pass che "è strumento di sicurezza e libertà", perché "il governo sta agendo con la massima determinazione per evitare nuove chiusure" e anzi si prepara, guardando alla curva dei contagi, ad allentare le restrizioni. La ripresa del resto è forte, la nota di aggiornamento al Def - che il governo dovrebbe approvare martedì - certificherà "una crescita intorno al 6% per quest'anno - a fronte del 4,5% ipotizzato in primavera". Il mercato del lavoro è ripartito, "ma ci sono ancora aspetti che destano preoccupazione - avvisa - Tra i dipendenti, tre quarti dei nuovi occupati hanno ricevuto un contratto a tempo determinato". E dunque la sfida "per il Governo e per tutto il sistema produttivo e le parti sociali" è rendere la ripresa "duratura e sostenibile", evitando "i rischi congiunturali che si nascondono dietro questo momento positivo", mantenendo "buone relazioni industriali" e accelerando sugli investimenti. L'obiettivo è ridurre il divario con gli altri Paesi europei, "vogliamo favorire l'innovazione, la transizione ambientale" che "non è una scelta ma una necessità" dei cui costi bisogna tenere conto, e quella digitale. E "portare l'Italia su un percorso di crescita inclusiva, che migliori la mobilità sociale e consenta la piena realizzazione professionale dei giovani e delle donne, soprattutto al Sud". L'Italia, osserva il premier, "si sta rimettendo in piedi dopo una crisi profonda". E' una fase che "richiede una politica di bilancio equilibrata ed efficace" e "n governo che cerca di non far danni è molto, ma non basta", perché "quando l'intero quadro di riferimento politico, economico e sociale cambia occorre essere uniti per non aggiungere incertezza interna a quella esterna". E dunque le buone relazioni industriali sono il pilastro di questa unità produttiva: Draghi richiama il periodo del dopoguerra, "la ripresa, con i tassi di interesse di oggi che abbiamo visto forse solo negli anni Sessanta" e "viene da chiedersi come mai il giocattolo si è rotto. "Le parole di Bonomi - conclude -suggeriscono che possiamo cominciare a pensare a un patto economico, sociale, produttivo per il paese, ci sono tantissimi temi di cui discutiamo quotidianamente che possono essere materia di questo patto - assicura - Possiamo iniziare a lavorare insieme su tanti capitoli, bisogna mettersi seduti assieme".


Gli industriali

Confindustria da parte sua sposa in pieno l'azione di Mario Draghi e del suo governo, e dice sì al patto economico e sociale lanciato dal premier. Per gli industriali il presidente del Consiglio, agendo con "mano ferma e decisa", ha restituito credibilità all'Italia. Confindustria non mette "i bastoni tra le ruote", dice no a "veti e giochetti" dei partiti, e avanza "proposte costruttive" per cambiare il Paese, perché questo è il momento di realizzare le riforme, di "scegliere di cambiare". Il presidente degli imprenditori, in occasione dell'assemblea annuale dell'associazione, elogia Draghi e auspica che il governo "continui a lungo nella sua attuale esperienza". Draghi, seduto in prima fila al Palazzetto dello Sport, incassa così il forte apprezzamento della platea che si alza in piedi per un lungo applauso.


La relazione

Nella sua relazione, ventisei le pagine, Bonomi non nasconde la sua preoccupazione per i ritardi sulle riforme e per il "gioco a risiko delle bandierine del consenso effimero" che vede protagoniste le forze politiche, comprese quelle di maggioranza. Per questo sollecita la politica a non perdere tempo perché i temi da affrontare sono molti, a partire dal caro-bollette che va disinnescato per evitare una stangata su famiglie e imprese. Poi il fisco: non si possono destinare alla riforma tributaria solo 3miliardi come quelli dati, negli ultimi quattro anni, ad Alitalia fallita e alla piccola compagnia che nasce ora". Per Bonomi occorre eliminare l'Irap e intervenire sull'Irpef. Altro capitolo fondamentale, quello del lavoro e della previdenza. Secondo il leader degli industriali le necessarie riforme degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive sono state rinviate perché si pensava che il blocco dei licenziamenti per legge fosse la panacea. "E' stata una sciocchezza plurima - ha detto - e non ha impedito che nel 2020quasi un milione di occupati abbiano perso il lavoro". I numeri, oggi, sono cambiati e da inizio anno si contano 500mila di posti di lavoro in più. Il tema, dunque, non è più quello dei licenziamenti ma quello di trovare i profili necessari alle imprese. Quanto agli ammortizzatori, Bonomi si è pronunciato a favore del sistema universale a patto che sia di natura assicurativa: "Non possiamo accettare - ha spiegato - di restare a fare da bancomat come accadde con la Cig". Infine, la proposta a Cgil, Cisl e Uil per un vero Patto per l'Italia: "Lavoro e impresa hanno una grande sfida, costruire insieme accordi e indicare strade e strumenti che la politica stenta a vedere". Sul fronte della previdenza, la critica a Quota 100 è netta: "E' stata un furto ai danni dei soggetti fragili del nostro welfare squilibrato e può e deve bastare così".

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