Governo, il Consiglio dei ministri approva all’unanimità le forniture di armi dall’Italia a Kiev

Governo, il Consiglio dei ministri approva all’unanimità le forniture di armi dall’Italia a Kiev

Governo, il Consiglio dei ministri approva all’unanimità le forniture di armi dall’Italia a Kiev


Sarà necessario però prima il via libera in Parlamento domani alla risoluzione di maggioranza, dopo le comunicazioni del premier. Nello stesso decreto si contempla anche la possibilità della riduzione del consumo di gas e di riaprire le centrali a carbone

Il Consiglio dei ministri alla fine ha approvato all’unanimità il decreto per inviare armi all’Ucraina. Si tratta di missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg, munizioni che saranno ceduti «alle autorità governative ucraine». La Nato dovrà occuparsi soltanto della consegna logistica. Il governo ha anche approvato un piano per l’energia e per l’accoglimento dei profughi.


Le armi

Le armi da guerra serviranno all’Ucraina a difendersi dall’attacco di Mosca. Il provvedimento preparato dal ministero della Difesa si basa sugli articoli 3 e 4 del Trattato nordatlantico che consente agli Stati «di resistere a un attacco armato» agendo insieme «ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata». La Nato si sta occupando di organizzare il ponte aereo per trasferire gli armamenti provenienti da tutti gli Stati fino alla frontiera e poi consegnarli con un convoglio terrestre. Il provvedimento prevede «un intervento per garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina».


L’energia

Il decreto si occupa pure del «livello di rischio imprevisto riguardo al normale funzionamento del sistema nazionale di gas naturale». Per questo «si autorizza, anche a scopo preventivo, di anticipare l’adozione di misure per l’aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza, una eventualità che al momento non corrisponde a quella in cui si trova il nostro Paese». La norma rende «immediatamente attuabile, se fosse necessario, la riduzione del consumo di gas delle centrali elettriche oggi attive, attraverso la massimizzazione della produzione da altre fonti e fermo restando il contributo delle energie rinnovabili». È inoltre «eventualmente prevista la riduzione del consumo di gas nel settore termoelettrico che rappresenta una delle principali componenti della domanda media giornaliera di gas. Per rendere concretamente operative le misure, si affida una serie di compiti a Terna S.p.A., in qualità di gestore della rete di trasmissione nazionale».


Stato di emergenza 

Sono state inoltre «incrementate le misure di soccorso ed assistenza alle persone che, in maniera massiccia, stanno cercando e cercheranno rifugio nell’Unione europea». Per questo motivo ha deliberato la «dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, rivolto ad assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto». Sono stati stanziati 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali per consentire di organizzare ed attuare gli interventi più urgenti» e tra queste - in vista del fatto che una parte del flusso dei profughi si indirizzi presso il nostro Paese come in parte già sta cominciando ad avvenire – nel decreto legge approvato è stato previsto il rafforzamento della rete di accoglienza degli stranieri in Italia:

- incremento di 13.000 posti dei centri straordinari che potranno essere attivati dai Prefetti (CAS)

- potenziamento di ulteriori 3.000 posti del sistema di accoglienza e integrazione (SAI)

- i cittadini ucraini vengano ospitati nei CAS anche indipendentemente dal fatto che abbiano presentato domanda di protezione internazionale

- le disponibilità dei CAS e della rete SAI, già incrementate dopo la crisi afgana, vengano dedicate anche alle esigenze di sistemazione e accoglienza dei profughi ucraini



Fondo universitario

È stato istituito un apposito «Fondo da 500 mila euro per finanziare misure di sostegno per studenti, ricercatori e docenti ucraini affinché possano svolgere le proprie attività presso università, istituzioni per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica ed enti di ricerca italiani. Sono previsti tutti i mezzi per garantire loro il diritto allo studio, partendo dalle borse di studio».



I militari

I soldati in partenza dall’Italia sono 1.350, appartenenti ai corpi speciali: lagunari, paracadutisti, alpini, incursori del Comsubin. Andranno a potenziare la «Baltic Guardian» in Lettonia, dove ci sono già 240 militari; in Romania, dove saranno 12 gli aerei schierati e circa 130 gli uomini; nel Mediterraneo orientale, dove ci sono 235 unità di personale, due navi e un aereo che sorveglia anche il Mar Nero. Il costo sarà di 154 milioni di euro, ma se l’impegno dovesse proseguire sarà necessario rifinanziare le missioni.



La risoluzione

Intanto confronto in corso tra le forze politiche per arrivare all'elaborazione di una risoluzione da presentare e votare domani al Senato e alla Camera dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sulla crisi ucraina. Da capire se il documento presentato sarà lo stesso sia a palazzo Madama che a Montecitorio, ma è quasi certo che si giungerà ad una risoluzione unitaria condivisa da maggioranza e opposizione, che già nella riunione di questa mattina si sarebbero trovate d'accordo sui punti da inserire: condanna dell'attacco all'Ucraina da parte della Federazione Russa; solidarietà con il popolo ucraino; disponibilità all'accoglienza dei profughi con relativi provvedimenti; sì a misure drastiche in generale e alle sanzioni in particolare, con sostegno alle imprese colpite dagli effetti della guerra in corso. Nel testo verrebbe poi espressa la necessità di continuare a perseguire ogni tentativo per una soluzione politico-diplomatica, visti i gravi rischi che porterebbe con sè per l'intera Europa un'escalation del conflitto. In questo contesto si inserisce la questione dell'invio di mezzi e materiali militari, di cui si è occupato il Consiglio dei ministri e oggetto di ulteriori confronti tra le forze politiche.

 


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