Governo, il premier Draghi rimette le zone gialle e riapre i ristoranti, anche la sera, ma solo all'aperto

Governo, il premier Draghi rimette le zone gialle e riapre i ristoranti, anche la sera, ma solo all'aperto

Governo, il premier Draghi rimette le zone gialle e riapre i ristoranti, anche la sera, ma solo all'aperto


Il presidente del Consiglio esterna ottimismo: «Se i comportamenti sono osservati, e sulla campagna vaccinale non ho dubbi che sarà sempre meglio, la possibilità che si torni indietro è molto bassa e in autunno la vaccinazione sarà molto diffusa».

Riaperture puntando su attività all’aperto e scuola. Spostamenti tra regioni sì, ma con accorgimenti: liberi tra aree gialle, con un pass tra aree di colori diversi. È una conferenza stampa all’insegna di «prudente ottimismo e fiducia» quella premier Mario Draghi sul tema delle riaperture delle prossime settimane dopo la riunione della cabina di regia. Le decisioni di stamattina «anticipano al 26 di questo mese l’introduzione della zona gialla, ma introducono un cambiamento rispetto al passato nel senso che si dà precedenza alle attività all’aperto e alle scuole. Tutte le scuole riaprono completamente in presenza nelle zone gialle e arancioni», ha detto il premier .


Rischio ragionato

Nel processo di riapertura delle attività all’aperto, secondo Draghi, il governo «ha preso un rischio ragionato, fondato sui dati, che sono in miglioramento, non drammatico, ma in miglioramento. Questo rischio incontra le aspettative dei cittadini e si fonda su una premessa: che quei provvedimenti che governano il comportamento nelle attività riaperte siano osservati scrupolosamente, quindi mascherine e distanziamenti. In questo modo questo rischio si traduce in una opportunità straordinaria non solo per l’economia, ma anche per la nostra vita sociale», ha detto Draghi. Su una cosa il presidente del Consiglio è stato molto chiaro: «Se i comportamenti sono osservati, e sulla campagna vaccinale non ho dubbi che sarà sempre meglio, la possibilità che si torni indietro è molto bassa e in autunno la vaccinazione sarà molto diffusa».


«Decisioni motivate»

Per quanto riguarda le decisioni prese in cabina di regia, Draghi non crede che non sia stata data evidenza scientifica alla base dei provvedimenti. «La decisione sulle aperture all’aperto sono basate su evidenze scientifiche, come quella di posporre il richiamo di alcuni vaccini. I distanziamenti, ad esempio: se passo l’intera serata in ambiente chiuso a cinquanta centimetri da chi mi sta vicino a tavola, probabilmente mi contagio. Non sono decisioni prese così, per vedere l’effetto che fa....». Certo è chiaro, per il premier, che su decisioni «così importanti si ha punti di vista per forze di cosa non uguali, i vari membri della cabina regia avevano in comune una strada verso cui andare ma differenze di vedute. Siamo riusciti a trovare una soluzione che contempera tutti i punti di vista. La decisione è stata presa all’unanimità e non a maggioranza, come si dice».


Spostamenti tra Regioni

Tema importante toccato dal presidente del consiglio lo spostamento tra Regioni. «Saranno consentiti tra regioni gialle e con un pass tra regioni di colori diversi». Per il premier «la campagna vaccinale sta andando bene, con alcune sorprese, quella è stata una delle cose fondamentali per prendere le decisioni» sulle riaperture.

Def e scostamento di bilancio

Queste aperture, sono una «risposta al disagio di categorie e giovani e portano maggiore serenità nel Paese, pongono le basi per la ripartenza dell’economia». Draghi si aspetta che «avremo un rimbalzo molto forte nei prossimi mesi e poi dovremo attestarci su un sentiero di crescita. Il rimbalzo è certo, non è sicuro esattamente quanto forte sarà. Ma dobbiamo lavorare sulla sfida di assicurare che dopo la ripresa dei prossimi mesi, continueremo a crescere e tenere alto il livello dell’occupazione, dopo tantissimi anni in cui purtroppo la situazione è stata diversa». Con il Def e lo scostamento si fa «una scommessa sul debito buono». «Franco ha enunciato il Def e l’entità dello scostamento, 40 miliardi. Non merita attenzione solo la cifra ma il percorso di rientro dal deficit, che è poco meno del 12%, solo nel 2025 si vedrà il 3%. Questa è una scommessa sulla crescita: se la crescita sarà quello che ci attendiamo da tutti questi provvedimenti, dal piano di investimento, dal Pnrr, dalle riforme, pensiamo che non servirà una manovra correttiva negli anni a venire. Il processo si traduce in un’uscita dal debito per effetto della crescita». Il Pnrr, ha poi aggiunto il premier «è fatto di 191,5 miliardi circa, di cui 69 a fondo perduto, 122 prestiti, più 30 del fondo di accompagnamento al Pnrr». Il punto è «riuscire a produrre la crescita»: quello è il criterio per «uscire dall’alto debito, il rapporto debito/pil giudicato con gli occhi di ieri sarebbe molto preoccupante, ma gli occhi di oggi sono molto diversi. Nessuno nelle conversazioni fatte ha posto eventualità del ritorno alle regole come erano, è una discussione complessa che durerà tutto il prossimo anno, gli altri paesi sono in condizioni non dissimili, c’è un impegno serio verso una decrescita del rapporto debito/pil senza compromettere la crescita dei paesi», ha proseguito il premier Mario Draghi.

Opere pubbliche

Dal Def alle opere pubbliche: «Il ministro Giovannini ed io abbiamo nominato 57 commissari per 57 opere pubbliche, opere che erano già finanziate e aspettavano di essere attuate . La domanda che uno si fa è: ma quando le vedo queste opere? Giovannini questo pomeriggio spiegherà il cronoprogramma con la data di apertura dei cantieri», ha poi detto Draghi.

Decreto sostegni

A proposito, invece, del decreto sostegni, «è segnato da rapidità dei pagamenti, dal 30 marzo a oggi sono stati pagati due miliardi nella prima settimana e nella seconda un miliardo, ma i pagamenti non sono ancora terminati». Parlando del prossimo decreto per le imprese, Draghi ha spiegato che «la questione aperta è se introdurre cambiamenti» nei prossimi sostegni alle imprese: «il criterio adottato nel primo decreto è quello del fatturato ma ha suscitato perplessità in tanti per vari motivi. Il ministero sta pensando ad aggiungere, oltre a quello del fatturato, anche un criterio che riguarda l’utile, l’imponibile fiscale, in modo da vedere esattamente i soggetti più colpiti dalla pandemia. «Naturalmente non si può aver tutto: con il fatturato i tempi sono molto rapidi, con altri parametri i tempi si allungano di tre o quattro settimane». La logica del governo, però, è di due tipi:« un sostegno alle persone - umanitario - per coloro che hanno perso tutto e non per colpa loro, un altro serve a evitare che le imprese per mancanza di liquidità chiudano o vengano acquistate da qualcuno che si presenta all’improvviso. Sta capitando». Ci saranno sicuramente «settori industriali che con i cambi di comportamenti e tecnologie non avranno più mercato, in quel caso significherà assistere la transizione».


Le critiche a Speranza

Poi un passaggio sulle critiche al ministro Speranza: «Dovevano trovare pace fin dall’inizio perché non erano né fondate né giustificate: ho già detto - mi secca doverlo dire in sua presenza - che lo stimo e l’ho voluto io nel governo».

Il dossier Alitalia

È una conferenza stampa a tutto campo quella del presidente del consiglio. Sul piatto anche Alitalia: «Per la chiusura dei dossier Alitalia e Stellantis è stato creato debito. L’esempio di Alitalia è davanti a noi. Se è debito buono? Solo se è stata fatta una riforma della società per andare avanti con proprie ali e non per essere continuamente sussidiata come negli ultimi 20 anni», altrimenti è «debito cattivo».


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