Governo, lo stallo sulla verifica continua, Conte sembra cedere su tutto ma Renzi alza sempre la posta

Governo, lo stallo sulla verifica continua, Conte sembra cedere su tutto ma Renzi alza sempre la posta

Governo, lo stallo sulla verifica continua, Conte sembra cedere su tutto ma Renzi alza sempre la posta


La nuova bozza del Recovey Plan è stata inviata ai partiti di maggioranza, ora si aspetta la convocazione del Consiglio dei Ministri

Incontri informali con i partiti, poi una 'collegiale' di maggioranza e, infine, prima della fine della settimana, il Consiglio dei Ministri per l'esame del Recovery Plan. Questo, stando a quanto si apprende da fonti di governo, il cronoprogramma messo a punto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte assieme al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Nel frattempo, però, è arrivato il nuovo strappo di Italia Viva che potrebbe finire per rallentare i lavori. I renziani si dicono "irritati" dalla notizia dell'incontro di ieri fra il vice segretario Pd, Andrea Orlando, e il titolare dell'Economia. Un incontro che, stando a quanto si apprende, faceva parte di un giro di colloqui informali fra Gualtieri e le forze di maggioranza di cui Italia Viva non solo era stata informata, ma anche invitata. I renziani, tuttavia, avrebbero declinato l'invito a sedersi a un tavolo sulla base delle sole tabelle predisposte da chi, al Mef, sta lavorando al dossier del Recovery Plan e avrebbero richiesto di avere a disposizione un testo compiuto. Testo che nel frattempo è stato limato in queste ore e che è stato trasmesso alla delegazione di Italia Viva per la lettura. Se i renziani lo riterranno opportuno, a questo punto nelle prossime ore ci si siederà al tavolo con il ministro Gualtieri. Solo dopo questo passaggio si terrà, salvo imprevisti, una riunione di maggioranza che prepari il Consiglio dei Ministri decisivo.


Tensione alta

Resta il fatto che proseguono nel frattempo le polemiche con Italia Viva. Dopo che fonti del partito di Renzi avevano parlato di una "maggioranza nella maggioranza", in relazione al presunto mancato invito all'incontro di ieri, il ministro della Famiglia, Elena Bonetti, ha evocato possibili dimissioni se non ci sarà un piano chiaro presentato ad un tavolo. Dal Partito Democratico Goffredo Bettini dice no ad alternative a Giuseppe Conte, e spiega che se qualcuno rompe ci sarà prima il voto delle Camere, e poi eventualmente le urne anticipate: “La crisi ci porterebbe verso l'avventura, il trasformismo, coalizioni incerte e improvvisate. Conte è il pilastro dell'attuale alleanza che ha lavorato bene e che per il Pd non ha alternative. Ma bisogna fare presto nel chiarimento. Se non prevalgono ripicche, calcoli di parte, strumentalità per perdere tempo. Perché di tempo non ne abbiamo. La pandemia non è domata".

Gli scenari

Secondo le ultimissime indiscrezioni, per una “crisi pilotata”, che non presume il ‘dramma’ della sfiducia in aula, come vuole Conte, ma prevede che il premier salga al Quirinale già con i nomi del nuovo governo per un reincarico immediato, occorrono le dimissioni dei ministri da sacrificare. Sembra facile ma non lo è per niente: già Paola De Micheli ha annunciato che non mollerà la poltrona, sulla stessa linea Nunzia Catalfo, ovvero due dei possibili ministri da sostituire. Al quel punto, se i ministri non si dimettono volontariamente, si andrebbe in modo inevitabile verso la crisi formale: dimissioni di Conte, nuovo governo e fiducia in Parlamento. E ogni soluzione sarebbe davvero possibile. Secondo il leader Democratico Nicola Zingaretti domani sarà la giornata decisiva per l’esecutivo: “Speriamo di uscire dal tunnel”.  



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