Governo, sì alla delega fiscale ma senza i ministri della Lega: dopo il voto, Salvini diventa di lotta

Governo, sì alla delega fiscale ma senza i ministri della Lega: dopo il voto, Salvini diventa di lotta

Governo, sì alla delega fiscale ma senza i ministri della Lega: dopo il voto, Salvini diventa di lotta


Il Carroccio chiede di togliere la revisione degli estimi catastali e puntare sull’emersione degli immobili non accatastati. E lo strappo leghista riguarda pure una questione di metodo: non si possono ricevere le carte soltanto all’ultimo, “non è serio”

La Lega invoca tempo per analizzare i contenuti della delega fiscale, lascia la cabina di regia e non prende parte al Cdm, che però approva lo stesso. Il partito di Matteo Salvini in particolare chiede di togliere la revisione degli estimi catastali e puntare sull’emersione degli immobili non accatastati.


Lo strappo

“Per noi - spiega un ‘big’ del partito di via Bellerio - questa riforma è invotabile”. Lo strappo leghista riguarda anche una questione di metodo, perché la Lega lamenta di aver ricevuto il testo della delega un’ora prima che iniziasse la cabina di regia che ha preceduto il consiglio dei ministri: non si possono ricevere le carte solo all’ultimo, “non è serio”, è il ragionamento, votare “sulla fiducia”, senza avere avuto modo di leggere i testi. Tra i dubbi sollevati nello specifico sul fisco anche quello delle coperture necessarie per dare attuazione alla riforma dell’Irpef.


Il duello

Sull’assenza leghista in Cdm Lega, Draghi dice che le motivazioni “ce le spiegherà l’onorevole Salvini. Noi avevamo dato informazione sufficiente a valutare questa legge delega, che è una scatola che si ispira a certi principi che ritengo condivisi anche dalla Lega”. Il premier riconosce che “ci sono diversità di governo”, ma chiarisce che “l’azione di governo non è stata interrotta, è andata avanti. Certamente è un gesto serio, su quali siano le sue implicazioni bisognerà aspettare di capire cosa dirà la Lega stessa”. Salvini, a sua volta, protesta perché nella legge delega non c’era quanto previsto dall’accordo politico e per il ritardo nella consegna del testo. “La delega fiscale non è l’oroscopo, non va bene che i ministri leggano il testo mezz’ora prima del Consiglio dei ministri. È un metodo che va cambiato””. Il leader leghista ribadisce quindi il suo no a una “delega in bianco” alla riforma del catasto. “I ministri della Lega hanno deciso di non votare la delega fiscale, io condivido. Mi hanno raccontato che nel corridoi gli altri ministri dicevano ‘avete ragione’, poi però per paura o ipocrisia hanno alzato la manina e votato. La Lega non abbassa la testa” ha detto Salvini.


La delega

“Vorrei puntualizzare una cosa” dice Mario Draghi in conferenza stampa, ”è una legge delega molto generale che poi andrà riempita dai contenuti nei decreti delegati. Ci saranno ulteriori momenti di confronto nei vari consigli dei ministri che li discuteranno e la stessa legge delega sarà oggetto di confronto in Parlamento. Non è l’ultima parola sul fisco, il processo non è così semplice e richiederà”, ha sottolineato. Altro messaggio del premier sulla revisione del catasto. “Non è una revisione del Catasto ma una riformulazione, il governo si impegna ad accatastare tutto quello che non è accatastato, terreni, abitazioni, e procede a una revisione delle rendite catastali adeguandole alle rendite di mercato. Il Governo si impegna che nessuno pagherà di più o di meno, le rendite restano invariate. Non cambia assolutamente l’imposizione fiscale sulle case e sui terreni” ha spiegato ancora, è “un’operazione di trasparenza per cui ci vorranno cinque anni”. Sulla riforma del catasto ci sono due strade completamente diverse: “la prima è costruire una base di informazioni adeguata, la seconda è decidere se cambiare le tasse e questa decisione oggi non la abbiamo fatta”. Insomma, sulle rendite “ci sono accertamenti in questo periodo e solo nel 2026 se ne riparlerà”. Nel complesso, dice ancora Draghi, “il sistema a cui si mira non intende aumentare il gettito complessivo ma diminuirlo, perché oggi è fuori linea rispetto agli altri Paesi”.


Il Tesoro

Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha detto che la riforma ”è un’opportunità verso un sistema che sia più efficiente e meno distorsivo”; i pilastri della struttura fiscale come Irpef e Iva resteranno “ma verranno riconsiderati”. Uno degli obiettivi della delega fiscale è il “contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. È un problema non nuovo in Italia” ha detto Franco, al termine del cdm spiegando che la differenza tra gettito teorico e gettito effettivo “si stima sia di circa 100 miliardi”. “Il contenimento è misura necessaria per ridurre le aliquote e avere una distribuzione del carico più favorevole alla crescita economica”.


Il campo largo

Il giorno dopo le elezioni intanto nei Comuni è corsa al Partito Democratico. Dal Movimento 5 Stelle a Italia Viva, passando per Azione di Carlo Calenda sono in molti a mettersi in fila per salire sul pullman del 'campo largo' di cui il segretario Enrico Letta è ormai considerato il federatore. Le scaramucce della campagna elettorale, a leggere i commenti e gli appelli dei leader, sembrano già alle spalle. Carlo Calenda, ad esempio, mette da parte i toni bellicosi con cui invitava Letta a prendere metaforicamente "a pedate nelle chiappe" la sardina Mattia Santori (risultato il più votato nelle liste Pd a Bologna) o se la prendeva con il leader dem per aver scelto la strada delle primarie. Tutto alle spalle. Oggi il leader di Azione interviene su Twitter con un grafico che riporta i risultati del voto nei comuni con popolazione superiore agli 80 mila abitanti e in cui spicca il 9,3 per cento conquistato da Italia Viva, +Europa e Azione, riunite sotto la denominazione di Liberali. "Io credo che al netto di Roma sia arrivato il momento per il Pd di fare una scelta riformista e abbandonare i 5S al loro destino. Vale anche per coloro che davvero si richiamano ai valori dei popolari europei e che non vogliono morire sovranisti. Avanti!", scrive Calenda. Ancor più accorato l'appello di Matteo Renzi che, nella sua Enews, rivendica di aver "salvato il Pd". Scrive Renzi: "Il Pd liberato dall'abbraccio dei Cinque Stelle vince. Altro che Conte o morte. Se il Pd è riformista se la gioca, se il Pd insegue i populisti perde". Quindi, la conclusione: "La crisi di gennaio ha salvato l'Italia ma ha salvato anche il Pd".

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