Guè Pequeno a RTL 102.5: “Voglio portare GVESVS lontano, ci tengo tanto. Tutti vogliono fare rap: c’è chi lo fa seriamente e chi no"

Guè Pequeno a RTL 102.5: “Voglio portare GVESVS lontano, ci tengo tanto. Tutti vogliono fare rap: c’è chi lo fa seriamente e chi no"

Guè Pequeno a RTL 102.5: “Voglio portare GVESVS lontano, ci tengo tanto. Tutti vogliono fare rap: c’è chi lo fa seriamente e chi no"


Guè Pequeno è stato ospite in “The Flight” con Paola Di Benedetto, Matteo Campese e Francesco Taranto

Guè Pequeno è stato ospite in “The Flight” con Paola Di Benedetto, Matteo Campese e Francesco Taranto e ha parlato del suo nuovo album “GVESVS”, delle collaborazioni presenti al suo interno e dei prossimi Live.

Basta Guè Pequeno, diventi Guè perché sei cresciuto. “Si, almeno togli Pequeno che è anche una parola straniera. Però anche per Guè sbagliano la pronuncia. Tanti mi chiamano anche Cosimino, in realtà. Anche Guè non è proprio un nome d’arte: scherzavamo da piccoli sul mio occhio, guercio, molti usavano questo nome anche prima del rap. Il mio look? Mi trovo bene elegante, anche con la tuta, è un bel dualismo. Le collane le tengo anche sotto l’abito, ma ne ho messe così tante così grosse che adesso mi hanno stufato. Adesso indosso un piccolo mondo per andare controcorrente”.

GVESVS: IL NUOVO ALBUM DI GUÈ PEQUENO

Per motivi discografici non ho potuto far uscire l’album il 25 dicembre, io volevo. Una provocazione classica da rap, niente di grave. Sono nato il 25 dicembre. Mi hanno detto che non si può perché i dischi escono il giovedì notte, il 25 è un sabato, poi non si poteva fare per tanti motivi. Capisco che ho un peso specifico nel mio genere in questa nazione, però me la vivo bene: non sento la super responsabilità di dover essere il Messia del mondo rap italiano. Devo salvare me stesso, non il mondo. E questo è già abbastanza”.

LE COLLABORAZIONI NELL’ALBUM
Questo disco ha un sacco di incontri, di collaborazioni. Ha molti esponenti del mio ambiente, del mio mondo: Marracash, Geolier, ci sono anche stranieri grossi. Anche collaborazioni che non avevo mai fatto di cui sono molto contento: ad esempio Coez, Franco126, Elisa (uno dei pezzi più belli dell’album), Salmo. Ci sono anche dei ft. nascosti: c’è quello con Gazzelle, Mara Sattei, Madame e Marracash. Non sono ft. dichiarati, tipo i background vocals, tipo dei coristi. Sono stati molto cool nel fare questa cosa”.
All’interno dei dischi rap ci sono sempre collaborazioni. Perché? “Si, ci sono anche casi in cui non ce ne sono. Nel 2015 feci un album che aveva tre ft., praticamente ero solo io. Ma ci sono anche casi in cui sono assenti. Secondo me è una cosa culturale, quasi un caposaldo del nostro genere. Non saprei spiegartelo. Tra rap e rap è un classico, magari ci si divide una strofa, è una cosa che deriva dal passato. Poi c’è il famoso inserimento del cantato. Forse avere un disco solo rap stufa. Non vuol dire che se non lo fai non hai amici, secondo me però è una cosa bella farlo perché crea connessioni”.

“SENZA SOGNI”: IL SINGOLO DI GUÈ PEQUENO CON ELISA
Senza falsa modestia, la canzone ‘Senza Sogni’ fatta con Elisa è sofisticata. Non è un singolo progettato per spaccare chissà quale classifica, è un pezzo molto particolare. Ci siamo incontrati bene, lei soprattutto fa una parte molto sofisticata e particolare, non è una cosa canonica. Questo brano mi ricorda una colonna sonora. Mando un saluto a Elisa, è una grande”.

IL TEAM DI PRODUZIONE
Come team di produzione ho un sacco di nomi italiani e stranieri e ho lavorato con lo stesso produttore che conosco da anni. Ha fatto dei grandi passi in avanti, quindi la differenza è stata che lavorare sempre con lo stesso producer mi ha dato quella marcia in più, così c’è più uniformità”.

FRASI SIGNIFICATIVE NELL’ALBUM GVESVS
Tra le tante frasi che ci hanno colpito presenti nel tuo album, c’è “la felicità è la bugia del secolo”. È legato al mondo social, al fatto di dover postare sempre una nostra parte felici, o non solo? “Senza dubbio. Diciamo che è un pensiero di introspezione personale, ognuno interpreta come vuole. Sicuramente ha attinenza con questa Era che stiamo vivendo un po’ di facciata, dove tutto è un po’ superficiale. Anche per la nascita di mia figlia non ho pubblicato nulla. Ognuno fa il suo mestiere, non sono un influencer, quindi posto tante cose anche stupide però mettere un neonato non so. Se lo facessi di mestiere, avessi una famiglia canonica magari tenterei, se pubblicizzassi dei prodotti. Facendo musica cerco di fare musica più che posso. Ci tengo, un conto è lo stile musicale e la provocazione, io non voglio essere offensivo verso chi lo fa. È un mestiere a tutti gli effetti. Se ci pensi tutti vogliono fare rap, tutti vogliono fare gli influencer, c’è chi lo fa seriamente e chi no, come in tutti i campi. Al Corriere della Sera scherzando ho detto che non voglio che mia figlia a 18 anni mi quereli, non voglio neanche immaginarlo, ma ho letto che è successo qualcosa del genere anche in America. Comunque penso anche che a un certo punto uno possa chiudere questa vetrina dei social”.


GUÈ PEQUENO E IL BLUE NOTE

Il Blue Note, in cui tu hai suonato, è un mondo che apparentemente è molto distante dal tuo: c’è la band ed è il tempio del jazz a Milano. “È stato veramente un sogno: a me piace la musica black totalmente, tra cui il jazz. Non sono un grande esperto ma lo ascolto con piacere. Mi piace il contesto storico, di estetica e tutto ciò che c’è intorno. Sono stato al Blue Note in vari luoghi del mondo anche a Tokyo, New York, Londra. Tante volte da cliente ho visto tante band, di strumentisti fighissimi, è sempre stato un sogno. La band è una tendenza degli ultimi anni, sì, ma i grossi artisti rap hanno tutti una band: se pensi a Jay-Z, che è il mio riferimento, lui si veste bene con la band, è un modo di nobilitare il genere. Il piccolo club crea intimità, è stato bello. Ho arrangiato tutto nuovamente non con la mia band, ma con una nuova, una cosa fatta veramente bene. Volevamo farlo, però unplugged. Quest’anno abbiamo avuto l’idea di farlo con la band con tutti gli strumenti necessari. Sono cose che ti restano e tu fai qualcosa di buono per tutti, perché alzi il livello del tuo genere che è già parecchio bistrattato. Fare dei dischi un po’ più adulti è anche un segno di coraggio”.

GUÈ PEQUENO LIVE

Voglio portare questo disco lontano, perché è un disco a cui tengo tanto. Ho un feedback abbastanza eccezionale sia dagli artisti sia dal pubblico. In teoria ho già annunciato una grossa data a Milano e Roma a giugno e ho un tour con la mia band. La mia prossima data sarà in diretta social, la puoi seguire anche in smart working”.



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