Crisi, Conte incassa la fiducia della Camera e prova a voltare pagina, confermando il no al ritorno di Renzi in maggioranza

Crisi, Conte incassa la fiducia della Camera e prova a voltare pagina, confermando il no al ritorno di Renzi in maggioranza

Crisi, Conte incassa la fiducia della Camera e prova a voltare pagina, confermando il no al ritorno di Renzi in maggioranza


Ma il vero banco di prova è domani al Senato. Nessuna ricucitura con Iv, il premier ribadisce la caccia ai costruttori

Il risultato del voto di fiducia a Montecitorio è stato alla fine 321 sì (259 i no, 26 gli astenuti), quindi oltre la maggioranza assoluta: hanno votano sì Pd, 5S, Leu, Iv si è astenuta, Lega, Fdi e Fi no, ma c’è stata qualche eccezione come la Polverini (che ha lasciato il partito, ma la vera attesa è per domani in Senato. Insomma, da parte sua Giuseppe Conte è pronto ad andare avanti alla guida del governo senza Italia Viva, appoggiato dalle "forze parlamentari che hanno sostenuto con lealtà l'esecutivo" e arricchito dalle "forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando e della delicatezza dei compiti", "uomini capaci di rifuggire gli egoismi e di scacciare via la tentazione di guardare all'utile personale". Il riferimento a Matteo Renzi è voluto. il presidente del Consiglio non lo nomina mai nel corso delle comunicazioni in aula alla Camera (55 minuti, interrotti da 14 applausi), ma nomina gli attacchi "aspri" e "scomposti" del suo partito e dice chiaro e tondo che lo strappo non si ricuce. "Arrivati a questo punto - sono le sue parole - non si può cancellare quel che è accaduto o pensare di poter recuperare quel clima di fiducia e quel senso di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti insieme, nell'interesse del Paese. Adesso si volta pagina"


L’appello 

Chi sosterrà dunque questo governo che, nelle parole di Conte, "intende perseguire un progetto politico ben preciso che mira a modernizzare il Paese"? "Chi ha idee, progetti, volontà di farsi costruttore insieme a noi di questa alleanza votata a perseguire lo 'sviluppo sostenibile', sappia che questo è il momento giusto per contribuire a questa prospettiva". Volenterosi e costruttori, per riprendere le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno. "Sarebbe un arricchimento per questa alleanza poter acquisire anche il contributo politico di formazioni che si collocano nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste: liberale, popolare, socialista". L'appello è accorato: "A tutti coloro che hanno a cuore il destino dell'Italia, chiedo oggi: aiutateci. Aiutateci a ripartire con la massima celerità. Aiutateci a rimarginare al più presto la ferita che la crisi in atto ha prodotto nel 'patto di fiducia' instaurato con i cittadini". Una crisi che "ha provocato profondo sgomento nel Paese", che "rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato l'attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere". Una crisi, insiste Conte, che lo mette "a disagio" perché "non ravviso alcun plausibile fondamento". 


Le promesse

Come contropartita Conte assicura di "completare il confronto per definire un patto di fine legislatura e concordare insieme le condizioni e le forme più utili anche a rafforzare la squadra di governo". Preannuncia che non intende mantenere la delega all'Agricoltura, il ministero lasciato da Teresa Bellanova, e promette che si avvarrà "della facoltà di designare un'autorità delegata per l'intelligence di mia fiducia". Uno dei punti contestati da Renzi. Alle forze di centro, dove il premier spera di poter raccogliere più voti, Conte fa sapere che "il governo, nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, si impegnerà a promuovere una riforma elettorale di impianto proporzionale". 


I numeri del Senato 

Dunque, il presidente del Consiglio chiude la porta a qualsiasi ritorno di fiamma con Renzi e ribadisce la caccia ai responsabili, alias costruttori. E la maggioranza orfana di Iv, è alle prese con gli ultimi conteggi febbrili per il dato del Senato, dove Conte interverrà domani per chiedere la fiducia. Sempre sulla carta, e stando alle dichiarazioni dei vari senatori, il governo incasserebbe tra i 151 e i 153 voti, e c’è chi si spinge fino a 155. Dunque, tra i 10-6 voti in meno della maggioranza assoluta fissata a quota 161. Ma il dato ‘attenzionato’ in queste ore, alla viglia della prova dell’Aula a palazzo Madama, è quello dei voti contrari alla fiducia sommati alle astensioni dei renziani: il totale sarebbe superiore ai voti che incasserebbe il governo. Sempre sulla carta, e stando alle ultime dichiarazioni ufficiali dei vari senatori e gruppi, sommando i voti di 53 FI, 19 FdI, 63 Lega e circa un 6-7 no di deputati del Misto di Cambiamo e non iscritti ad alcuna componente, i voti contrari sarebbero 142-143, a cui si aggiungono le astensioni di Italia viva, in tutto dovrebbero essere 16, in quanto due esponenti del gruppo (Comincini ha annunciato che voterà la fiducia, Nencini si è detto ‘costruttore’) dovrebbero disallinearsi dalla posizione di Matteo Renzi. Dunque, anche se va ricordato che con il nuovo regolamento del Senato il voto di astensione non equivale più a voto contrario, tuttavia i non voti a favore del governo supererebbero i voti a sostegno del Conte II: 157-159 (tra i no e le astensioni) contro 151-153 (voti favorevoli). Per questo, gli ultimi rumors accreditano in queste ore alcune ‘assenze strategiche’ domani al Senato, per abbassare la distanza tra i voti favorevoli e i voti contrari e di astensione. Si guarda, viene spiegato, ai centristi dell’Udc, ma anche tra le file degli azzurri di Forza Italia. 



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