Il tesoro di San Gennaro è il più ricco al mondo, in 700 anni raccolti gioielli e preziosi di valore inestimabile

Il tesoro di San Gennaro è il più ricco al mondo, in 700 anni raccolti gioielli e preziosi di valore inestimabile

Il tesoro di San Gennaro è il più ricco al mondo, in 700 anni raccolti gioielli e preziosi di valore inestimabile


L'immensa fortuna, frutto di lasciti, si trova nella Cappella del Tesoro, a Napoli, ed è custodita dalla Deputazione che, da secoli, promuove il culto di San Gennaro

Il re Roberto d’Angiò, tre secoli fa, volle che le ampolle con il sangue di San Gennaro fossero incastonate in un apposito Reliquiario, una teca preziosa in argento dorato, da portare nelle esposizioni al pubblico. In epoca barocca, poi, venne realizzata la base con corona che ospita, al centro, uno degli smeraldi più grandi al mondo. Questo preziosissimo reliquiario, esposto nel Museo del Tesoro di San Gennaro,  è utilizzato ancora oggi durante le processioni. Le ampolle con il sangue sono situate nel foro in alto e sono tenute ferme da una baionetta.


La Collana del Tesoro

"La Collana del Tesoro di San Gennaro, realizzata dal 1679 al 1929, rappresenta la storia di 250 anni d’Europa, il risultato della devozione di Re e Regine, nobili e gente comune", racconta Piero Jorio, direttore del Museo. "Nel 1679 la Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro diede l’incarico all’orafo napoletano,  Michele Dato, di realizzare un ornamento per il Busto di San Gennaro, costituito da 13 grosse maglie d’oro con diamanti, smeraldi e rubini, donate dalla Deputazione", prosegue Jorio. "Una volta realizzata la collana, la Deputazione ritenne che fosse poco preziosa per il busto e così, in epoche successive, si è arricchita, aggiungendo altri preziosi donati da re e regine passati per Napoli o che abbiano regnato sulla città". "Non solo ricchi, ma anche una popolana che, per ringraziare di essere scampata alla peste, offrì a San Gennaro il patrimonio più grande che avesse, due semplici orecchini, avuti dalla bisnonna. La Deputazione, ritenendolo un gesto nobilissimo, fece inserire i due orecchini nella parte superiore della Collana".  Altro aneddoto, invece, riguarda Maria José del Belgio, moglie di Umberto II di Savoia, che, nel 1929, decise di visitare la Cappella del Santo Patrono, ma si presentò senza alcun omaggio, come era da tradizione. Dopo momenti di comprensibile imbarazzo Maria Josè si sfilò dal dito un anello d’oro con diamante e lo donò alla Deputazione, che in seguito decise di inserirlo al centro del Collare. Proprio tra i due orecchini della popolana.


La Mitra gemmata di San Gennaro

La Mitra gemmata è uno degli oggetti più preziosi al mondo. E' composta da 3964 pietre preziose, 198 smeraldi, 168 rubini, 3.328 diamanti, il tutto per 18 kg di peso. La Deputazione del Tesoro di San Gennaro commissionò la realizzazione della Mitra all'orafo Matteo Treglia, che, insieme ad altri 50 colleghi, completò il lavoro in un solo anno. Il risultato da non credere e cioè un vero e proprio ricamo orafo ottenuto con una tecnica di incastonatura e un innovativo taglio delle pietre preziose. Furono utilizzate solo tre tipologie di pietre, gli smeraldi, che alludono alla conoscenza; i rubini, che simboleggiano il sangue di San Gennaro; i diamanti che, essendo le pietre più dure, rappresentano la fede. Questa vera e propria opera d’arte è composta anche da una grande meccanica e possiede ammortizzatori interni che assorbono i colpi dovuti al trasporto durante le processioni pubbliche, fino al 1931.


La più importante collezione di argenti al mondo

Nelle botteghe del Seicento e del Settecento l’arte veniva tramandata di padre in figlio e lì veniva prodotto il 70% delle opere d’argento vendute in Europa e tutto questo grazie alla geniale intuizione di re Carlo II d’Angiò che, nel 1305, donò a Napoli il Busto di San Gennaro. Da quel momento in poi, a Napoli, crebbero le botteghe artigiane e la loro produzione si rivelò di altissimo livello, a tal punto che, nel 1347, la regina di Napoli Giovanna I d’Angiò concesse ai maestri artigiani argentieri e orafi di eleggere, pro-tempore, quattro maestri artigiani che avevano la possibilità di convocare in assemblea gli iscritti alla Corporazione degli Orefici. Nacque la prima corporazione mondiale di orafi a Napoli, il Borgo degli Orefici, con un proprio statuto per garantire la qualità del lavoro e dei metalli utilizzati.


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