La Cina sbarca per la 3° volta sulla Luna, la Chang'e 5 ha toccato senza intoppi il suolo del nostro satellite

La Cina sbarca per la 3° volta sulla Luna, la Chang'e 5 ha toccato senza intoppi il suolo del nostro satellite

La Cina sbarca per la 3° volta sulla Luna, la Chang'e 5 ha toccato senza intoppi il suolo del nostro satellite


Al via un'ambiziosa missione di raccolta di materiale lunare, da riportare sulla Terra. La Cina fa sul serio e lancia la sfida agli Usa anche nello spazio

La Cina per molto tempo non è stata presa molto sul serio, quando si trattava di valutare il suo piano spaziale. Il suo programma è stato a lungo considerato solo una brutta copia di quello americano, con cinquant’anni di ritardo sulle missioni Apollo. Le cose non sono mai state realmente così, almeno agli occhi di chi non abbia voluto giudicare sulla base di comodi preconcetti. Adesso, però, risulterebbe impossibile, anche per i più scettici, valutare con leggerezza lo sviluppo e le prospettive dei piani del Dragone.

La terza volta della Cina sulla Luna

Per la terza volta, la Cina ha raggiunto ieri la Luna, tornando in quest’occasione a toccare la faccia visibile del nostro satellite, dopo l’importantissima, ultima missione che allunò sulla parte della Luna perennemente nascosta ai nostri occhi. La sonda Chang’e 5 è allunata alle 14.15 della scorsa giornata, staccandosi secondo programma dal modulo di comando rimasto in orbita, senza nessun problema e ritardo. Tutto è andato come previsto e ora potrà cominciare la parte più ambiziosa della missione: attivare gli strumenti di bordo per cominciare a effettuare piccoli scavi nel terreno e prelevare campioni, da imbarcare sulla sonda e riportare sul nostro pianeta.

La Cina come l'Urss 44 anni fa

Si badi, non stiamo parlando di un’operazione di poco conto: basti pensare che l’ultima volta fu tentata e portata a compimento con successo 44 anni fa dagli allora sovietici. La sonda automatica dell’Urss tornò con qualche decina di grammi di materiale lunare. In questo caso, si spera di poter recuperare due chilogrammi di rocce, per poter cominciare una serie di studi su una zona di particolare interesse del satellite. Se le missioni Apollo e anche quelle dei sovietici, infatti, si erano sempre concentrate sulle aree di più antica formazione della Luna, la Cina ha scelto di esplorare la superficie vicino il monte Rumer, un complesso vulcanico nei pressi dell’Oceanus Procellarum. È un'area di formazione relativamente molto più recente. L’analisi dei campioni potrebbe regalarci informazioni di grande interesse sulla storia del nostro satellite.

Cina è volontà di potenza

Questo è l’aspetto scientifico, solo uno di quelli per cui la Cina si è imbarcata in questa costosissima ed estremamente complessa avventura. Come sempre nell’esplorazione spaziale, gli aspetti geopolitici hanno un peso decisivo. Non si dimentichi che l’Unione Sovietica cominciò a perdere la guerra fredda, finendo sconfitta nella forsennata corsa alla Luna. La Cina, oggi, si sta imponendo come unico, vero avversario degli Stati Uniti d’America, sul piano degli investimenti e del respiro dei progetti. A differenza delle scelte di tutti gli altri paesi impegnati nella ricerca spaziale, Pechino resta orgogliosamente sulla via dell’assoluta autarchia. Perfettamente in linea con la propria politica di potenza. Un atteggiamento che finisce per diventare un inevitabile guanto di sfida lanciato agli americani.

Cina e Usa faccia a faccia

Gli USA, del resto, restano leader indiscussi quanto a risultati ottenuti e risorse impegnate, oltretutto moltiplicate dal forte ingresso di capitali privati come nel caso di Elon Musk e della sua Space X. Da tempo, però, hanno abbracciato una scelta di forte  collaborazione internazionale. Pur mantenendo, come ovvio, specifici interessi di carattere militare (cosa che prova a fare anche la Russia di Putin, sia pur con risorse ben più limitate), gli USA sono ormai organicamente inseriti in programmi internazionali, in cui la collaborazione è parte essenziale e non più rinunciabile. La Cina, invece, va per i fatti suoi, mantenendo al minimo i contatti e gli scambi di informazione tecnico-scientifiche con i potenziali concorrenti.

Il silenzio della Cina

Si pensi che nell’era dell’informazione H 24 e perennemente online, non abbiamo potuto seguire in diretta l’allunaggio della Chang’e 5. Quei pochi frame resi disponibili dall’agenzia spaziale cinese (e dal governo di Xi...) non sono solo un tuffo nell’era sovietica, quando venivano resi noti i trionfi e accuratamente nascosti i drammatici fallimenti, ma soprattutto una chiara indicazione politica. La Cina vuole giocare la sua partita nello spazio, in splendida e minacciosa solitudine. Sa che ci vorrà molto tempo, ma ha disponibilità pressoché illimitate e nessuna fretta. Come è proprio della cultura di questo grande e complesso paese, le somme non si tirano mai prima del necessario.


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