La tragedia di Rigopiano: cinque anni dopo i famigliari attendono giustizia

La tragedia di Rigopiano: cinque anni dopo i famigliari attendono giustizia

La tragedia di Rigopiano: cinque anni dopo i famigliari attendono giustizia


Alle 16.48 del 18 gennaio 2017 una valanga travolse l'hotel Rigopiano ai piedi del Gran Sasso. Quel giorno morirono 29 persone e, a distanza di 5 anni, le famiglie attendono giustizia

Camere di lusso, quadri imponenti, una meravigliosa SPA e un panorama mozzafiato: queste sono le immagini che rimangono oggi sul web dell’Hotel Rigopiano Gran Sasso Resort. Una meravigliosa struttura a 1.200 metri d’altitudine, un luogo accogliente in cui condividere momenti di spensieratezza e relax. Un hotel che si è trasformato in un incubo e in cui hanno perso la vita 29 persone.

IL RICORDO DI QUANTO È ACCADUTO

Erano le 16.48 del 18 gennaio 2017 e 40 persone, tra addetti ai lavori e ospiti del resort, erano all’interno dell’Hotel Rigopiano quando, nel giro di pochi secondi, una slavina li travolse a 100 chilometri orari spostando di 48 metri i piani superiori dell'albergo e di quasi dieci quelli inferiori. Quel giorno persero le vite 29 delle 40 persone presenti nella struttura quel giorno.

LE RICHIESTE D’AIUTO IGNORANTE NEI GIORNI PRECEDENTI

In quei giorni era nevicato moltissimo Roberto Del Rosso, il proprietario della struttura, aveva inviato diverse richieste d’aiuto per liberare la strada intorno al resort. Gli appelli però rimasero senza risposta: lo spazzaneve, che sarebbe dovuto arrivare alle 15 di quel maledetto 18 gennaio, in realtà non arrivò mai perché, alle 16:48, l’Hotel Rigopiano è stato travolto dalla slavina.
L’amministratore dell’hotel, Bruno Di Tommaso, nelle sue richieste d’aiuto prima della tragedia scrisse alle autorità che i clienti erano terrorizzati dalle scosse sismiche che si erano ripetute in quelle ore. Nessuna di queste sollecitazioni ottenne risposta.

LE TELEFONATE AI SOCCORSI

Dopo la slavina, la prima telefonata al 118 fu fatta alle 17:08 da Giampiero Parete, un cuoco ospite della struttura che rimase illeso perché in quel momento era nel parcheggio dell’albergo. Due minuti dopo, la prefettura chiamò l’hotel senza ricevere risposta. Alle 17:40, una funzionaria contattò Bruno Di Tommaso, che non era sul posto, ma lui la tranquillizzò dicendole che non gli risultava esserci alcun problema. Alle 18:03 il cuoco Parete chiamò il suo responsabile, Quintino Marcella, informandolo della situazione. Quest’ultimo fece diverse telefonate e alle 18:08 e alle 18:20 parlò per ben due volte con la prefettura di Pescara, ma in entrambi i casi lui e la sua richiesta d’aiuto furono liquidati come “un falso allarme”. Solo alle 18:57, ben due ore dopo l’avvenuta tragedia, un volontario della protezione civile credette al racconto di Marcella e solo in quel momento la macchina dei soccorsi si attivò.

LA MACCHINA DEI SOCCORSI

Trenta uomini del soccorso alpino, dei vigili del fuoco e della Guardia di finanza partirono tra le 19:30 e le 20, circa due ore e mezza dopo il crollo. Nevicava ininterrottamente da giorni e questo rese difficile il loro arrivo. I soccorritori, vedendo le vie di comunicazione verso l’hotel interrotte, decisero di raggiungerlo con le ciaspole, arrivando all’albergo di fatto alle prime luci dell’alba del 19 gennaio. I primi a essere soccorsi furono Giampiero Parete e Fabio Salzetta, il tuttofare dell’hotel che nel momento del crollo era all’esterno dell’albergo. Furono estratte vive nove persone: la moglie e i due figli di Parete, altri due bambini e Vincenzo Forti, Giorgia Galassi, Francesca Bronzi e Giampaolo Matrone.

I NOMI DELLE VITTIME

I corpi delle 29 vittime furono trovati nelle ore e nei giorni successivi al ritrovamento dei superstiti. Le ricerche terminarono ufficialmente il 25 gennaio, cioè dopo sette giorni dalla tragedia.
Le vittime furono: Claudio Baldini e la moglie Sara Angelozzi, Luciano Caporale e la moglie Silvana Angelucci, Nadia Acconciamessa e il marito Sebastiano di Carlo, Domenico di Michelangelo e la moglie Marina Serraiocco, Valentina Cicioni, Rosa Barbara Nobilio e il marito Piero Di Pietro, Stefano Feniello, Marco Tanda e la fidanzata Jessica Tinari, i coniugi Tobia Foresta e Bianca Iudicone, Marco Vagnarelli e la compagna Paola Tommasini. E ancora il proprietario dell’hotel Roberto Del Rosso, il maître Alessandro Giancaterino, i receptionist Alessandro Riccetti ed Emanuele Bonifazi, il cameriere Gabriele D’Angelo, la cuoca Ilaria De Biase, la gestrice della SPA Marinella Colangeli, insieme a Cecilia Martella e Linda Salzetta, che lavoravano nel centro benessere. Infine Luana Biferi dello staff dell’hotel e Dame Faye, il tuttofare dell’albergo.

2022: L’ANNO DELLA SENTENZA?

Il 2022 potrebbe essere l’anno della sentenza nel processo ai 30 imputati per il disastro, che sono stati accusati, a vario titolo, di lesioni colpose plurime, abusi edilizi, falso ideologico, disastro colposo e omicidio. Tra gli imputati ci sono rappresentanti della Regione Abruzzo, della Prefettura di Pescara e del Comune di Farindola, della Provincia di Pescara oltre ad alcuni rappresentanti dell'albergo e 7 prefettizi accusati di depistaggio in un fascicolo poi riunito al procedimento madre. Ad oggi il processo è ancora in attesa delle perizie definitive sulle quali si basa lo scontro tra accusa e difesa. Parliamo quindi dell’origine della valanga, ma anche dell’entità, dei suoi effetti sul territorio e dei tempi di verificazione. Da un lato la perizia dell’accusa punta sullo sgombero delle strade d’accesso al resort in quota e sul – presunto – ritardo dell’allestimento del centro coordinamento soccorsi nonché sulla mancata realizzazione della carta valanghe, dall’altro la difesa che punta sulla fatalità e sull’imprevedibilità del sisma che ha preceduto la valanga.
I periti hanno chiesto una proroga di 90 giorni, che comporterà un nuovo allungamento dei tempi del processo, che i legali sperano possa concludersi entro la fine del 2022.

OGGI LE COMMEMORAZIONI DELLE VITTIME

Per la giornata di oggi stata organizzata una fiaccolata sul luogo della tragedia in memoria delle 29 vittime dell’Hotel Rigopiano, ma anche commemorazioni a Montesilvano e a Chieti.
Presenti anche i volontari del Soccorso Alpino e Speleologico abruzzese i quali hanno voluto ricordare. “Questa terribile esperienza che ha segnato tutti noi soccorritori. Ritrovare però alcuni ospiti dell'hotel ancora vivi è stato emozionante per chi come noi ha partecipato alle ricerche fin dalle prime ore", ha detto il presidente Daniele Perilli.
Anche i promotori del Comitato vittime hanno scritto una nota: “Noi lottiamo da cinque anni per dare giustizia ai nostri angeli e per far sì che mai più si ripeta quello che è successo a Rigopiano".
A ricordare la tragedia anche Fabio Pellegrini, fra i primi ad arrivare con ai piedi un paio di sci quel giorno sul luogo del disastro: "Ero qui quella notte e ricordo delle immagini strazianti che non avrei mai voluto vedere. Quelle immagini ritornano spesso e non solo in questi giorni. Il mio pensiero va a quella notte e a quei giorni e ai familiari delle 29 vittime. Con Giampiero Parete (uno dei superstiti) è nata una bella amicizia ma anche con altri. Queste persone vogliono giustizia, vogliono sapere quello che è accaduto ed è dura per loro dover convivere ogni giorno con questo dolore".



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