Oggi, 11 aprile, è la Giornata Nazionale del Mare; per l’Unesco servono più aree protette in Italia

Oggi, 11 aprile, è la Giornata Nazionale del Mare; per l’Unesco servono più aree protette in Italia

Oggi, 11 aprile, è la Giornata Nazionale del Mare; per l’Unesco servono più aree protette in Italia


Nella Giornata Nazionale del Mare arriva l’appello della Commissione Oceanografica Intergovernativa dell'Unesco sulla mancanza di aree marine protette in Italia

Oggi, domenica 11 aprile si festeggia la Giornata Nazionale del Mare nel quale celebrare il mare, visto come risorsa di grande valore ambientale, scientifico, ricreativo, ma anche economico. In Italia sono 27 le aree marine protette, 2 i parchi sommersi, che coinvolgono e tutelano circa 228mila ettari di mare e 700mila km di costa, ovvero il 19,12% delle acque territoriali italiane (0-12 miglia nautiche) è coperto da zone protette. Aree in cui attività umane come pesca e turismo dovrebbero essere limitate il più possibile anche per ché questa è zona di riproduzione per i pesci e conservazione della biodiversità di quello che viene considerato il più grande ecosistema del Pianeta. Dai dati però emerge che solo nell'1,67% dei casi si tratta di aree che implementano efficacemente i propri piani di gestione, mentre per il resto sono piccole zone marine non efficacemente gestite. Inoltre, soltanto lo 0,1% è coperto da aree a protezione integrale.

A ricordare questi dati in occasione della Giornata Nazionale del Mare, è la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell'Unesco che coordina le attività delle scienze del mare per lo sviluppo sostenibile tra il 2021 e il 2030, voluto dalle Nazioni Unite per valorizzare il ruolo delle scienze del mare nella promozione dello sviluppo sostenibile e nella implementazione dell'agenda 2030 delle Nazioni Unite con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.


Una occasione importante

“La Giornata Nazionale del Mare è un'occasione importante per sensibilizzare soprattutto i più giovani sull'importanza del rispetto e della conoscenza del mare, risorsa di grande valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico, per il mondo e per l'Italia in particolare” sostiene Francesca Santoro, specialista di programma della commissione oceanografica intergovernativa dell'Unesco e promotrice del decennio del Mare in Italia.


Il contributo del nostro Paese

L'Italia con il Regno Unito, Spagna, Germania e Francia, è tra i Paesi che maggiormente contribuiscono all'economia blu dell'Unione europea per quanto riguarda l'occupazione, il cui contributo è del 58% e il valore aggiunto lordo Val (69%). Nel 2017, in termini di “Val” dell'economia blu dell'Ue il bacino marittimo del Mediterraneo ha toccato i 59,6 miliardi di euro, ovvero il 29% del totale europeo, arrivando subito dopo l’Oceano Atlantico (73,4 miliardi di euro) e il Mare del Nord (63 miliardi di euro).


L’occupazione

In termini di occupazione, invece l’Unione Europea è al primo posto con il 40% che riguarda i Paesi del Mediterraneo, che occupa 1,78 milioni di dipendenti, mentre l’Oceano Atlantico offre lavoro a 1,29 milioni di persone (il 29%) e il Mare del Nord che impiega 0,87 milioni di dipendenti (il 20%). Per quanto riguarda il nostro Paese, dal 2009 al 2018 ha visto la sua quota di occupazione e di Val diminuire, anche se l’Italia ha un ruolo importante dal punto di vista ambientale: secondo alcune stime è responsabile del sequestro di 13,2 milioni di tonnellate annue di Carbonio Blu, ovvero è il carbonio immagazzinato negli ecosistemi costieri e marini, ed è il valore più alto tra tutti gli stati membri dell'Ue nel Mar Mediterraneo. “Il mare, le zone costiere e le attività ad essi legate svolgono un ruolo fondamentale per il futuro del Pianeta: l'Italia” aggiunge Francesca Santoro “ha un enorme patrimonio che deve proteggere e gestire in maniera efficace, per evitare la distruzione della biodiversità dell'ecosistema marino. Ne beneficeremo non soltanto in termini ambientali ma anche economici". La specialista del programma della commissione oceanografica intergovernativa dell'Unesco sostiene che ”Come emerso dal Rapporto Ioc-Unesco 2021 è necessario che ciascun Paese adotti una gestione 100% sostenibile delle proprie acque nazionali entro il 2025 con azioni combinate che potrebbero ridurre il divario delle emissioni fino al 21% su una riduzione di 1,5 °C e fino al 25% su una riduzione di 2 gradi centigradi''.




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