Quirinale, il centrodestra invita Berlusconi a sciogliere positivamente la riserva sulla sua candidatura

Quirinale, il centrodestra invita Berlusconi a sciogliere positivamente la riserva sulla sua candidatura

Quirinale, il centrodestra invita Berlusconi a sciogliere positivamente la riserva sulla sua candidatura


Ma ad oggi la base numerica è insufficiente per un’elezione: servono almeno 50-60 voti in più di quelli su cui, sulla carta, può contare la coalizione. E Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle confermano il loro no all’ex presidente del Consiglio

Se questa è soltanto «manfrina», come sostiene Matteo Renzi, e Giorgia Meloni e Matteo Salvini decideranno solo la prossima settimana chi candidare veramente, lo si capirà a giorni. Così come se il rinnovato appello di Gianni Letta ad un’elezione in armonia e condivisione si avvererà. Ma intanto Silvio Berlusconi porta a casa la prima vittoria.


La prova

Lo aveva chiesta alla vigilia, l‘ha ottenuta. Berlusconi voleva da tutti i leader del centrodestra una «prova di lealtà». E dopo due ore e mezza di mezza di incontro a Villa Grande, residenza romana dell’ex premier, tutti i capi della coalizione hanno sottoscritto una nota in cui si chiede al Cavaliere di «sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta» e di candidarsi per il Quirinale, perché è lui «la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono».


I numeri

Una prima vittoria, dunque, che dovrà reggere adesso alla prova dei numeri e delle trattative in Parlamento, che i leader del centrodestra si impegnano ad aprire e condurre per allargare la base numerica ad oggi insufficiente per un’elezione (servono almeno 50-60 voti in più di quelli su cui, sulla carta, può contare la coalizione). Ma intanto, da Berlusconi, Salvini, Meloni, Cesa, Brugnaro e Lupi — tutti presenti al vertice — si è ribadita «l’unità di intenti», nel «reciproco rispetto per le diverse scelte in ordine al governo Draghi». E si è stretto un patto per un «percorso comune e coerente, che va dalla scelta del nuovo Capo dello Stato alle prossime elezioni politiche, valorizzando anche le occasioni di convergenza parlamentare sui contenuti che da sempre sono patrimonio comune della coalizione». Servirà a suggellarlo l’elezione di un presidente che garantisca «l’autorevolezza, l’equilibrio, il prestigio internazionale di chi ha la responsabilità di rappresentare l’unità della Nazione» e, qui il nodo politico centrale, il centro-destra che «ha la maggioranza relativa» in Parlamento, ha «il diritto e il dovere di proporre la candidatura al massimo vertice delle istituzioni». Insomma, si parte da Berlusconi, che dovrà adesso valutare se i numeri ci sono o no, o dettare le prossime mosse. Con una ulteriore richiesta, quella ai presidenti di Camera e Senato di «assumere tutte le iniziative atte a garantire per tutti i 1009 grandi elettori l’esercizio del diritto costituzionale al voto», anche a chi bloccato per il Covid, o, si intuisce, non in possesso del Green Pass.


Le reazioni

Fonti del Nazareno hanno subito fanno filtrare un senso di delusione e preoccupazione per le conseguenze che una decisione di questo tipo può comportare. A commentare l’indicazione di Berlusconi come candidati per il centrodestra è stato anche Enrico Letta: «Ripeto quello che ho sempre detto, il candidato deve essere unitario e non divisivo. Non deve essere un capo politico, ma una figura istituzionale». Pure Giuseppe Conte ha parlato dell’indicazione di Berlusconi come nome del centrodestra: «Mi sento di escludere che nel segreto dell’urna voti M5S possano andare a Silvio Berlusconi: non appare compatibile con i nostri principi e valori e con l’obiettivo di trovare una candidatura condivisa».



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