Regioni all’attacco del Governo, Toscana e Liguria contestano i dati e il loro utilizzo, mentre si avvicina un pallido Natale

Regioni all’attacco del Governo, Toscana e Liguria contestano i dati e il loro utilizzo, mentre si avvicina un pallido Natale

Regioni all’attacco del Governo, Toscana e Liguria contestano i dati e il loro utilizzo, mentre si avvicina un pallido Natale


I Presidenti Giani e Toti criticano diversi aspetti del metodo varato dal Governo, per gestire la pandemia, mentre il Cts mette le mani avanti sulle Feste: saranno per pochi intimi

Il confronto fra regioni e governo centrale continua a salire di tono. In ordine di tempo, gli ultimi presidenti ad attaccare frontalmente governo e Ministero della Salute sono stati il governatore della Toscana, Eugenio Giani, e il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Più o meno, i motivi all’origine delle forti critiche riservate all’esecutivo finiscono per approdare sempre al metodo scelto, per applicare le diverse misure di contenimento della pandemia. Insomma, per parlar chiaro, la divisione per colori dell’Italia continua a lasciare molto perplessi i presidenti delle regioni. E ricorriamo ad un eufemismo, quando parliamo di perplessità.

La verità è che i governatori non sembrano accettare il meccanismo, in base al quale a decidere il destino delle proprie aree di competenza siano una serie di parametri oggettivi, con relativi automatismi. Ad essere più precisi, molti presidenti non lamentano tanto il principio in sé (bisognava pur sceglierne uno, che ci garantisse un minimo di stabilità in questi complicatissimi mesi), ma il metodo con cui vengono raccolti i dati, da cui derivano la suddivisione e il passaggio di una regione dalle zone gialle a quelle arancioni o rosse e viceversa.  

Non a caso, nel suo durissimo post Facebook di ieri sera, il Presidente della Toscana, Giani, fa riferimento a dati che a suo modo di vedere sarebbero vecchi. A onor del vero, però, scrive esclusivamente del rapporto fra positivi e tamponi effettuati, omettendo che per passare da un colore a un altro di parametri da considerare ce ne sono ben 21. Una visione di insieme, dunque, ben più ampia. Anche il presidente ligure, Toti, ha chiesto la cancellazione delle misure più severe, nel momento in cui la sua regione dovesse scendere sotto l’indice RT 1. Anche in questo caso, però, non può bastare un singolo elemento a stabilire il destino di un’intera regione. Ameno di voler abbandonare l’intero metodo che si è scelto.


La sensazione è che le polemiche continueranno ancora per molto, perché le regioni mal sopportano la decisione di Giuseppe Conte e della maggioranza di accentrare i provvedimenti più importanti. Prossimo banco di prova, il Natale. La potenza evocativa del periodo delle feste è tale da far tremare i polsi a chiunque abbia responsabilità politica e amministrative. Tutti sanno perfettamente che in quelle tre settimane a cavallo del nuovo anno possono andare in fumo molti punti nei sondaggi. La speranza è che questa consapevolezza non induca a decisioni dalle nefaste conseguenze, nei primi mesi del 2021. Tutti vogliamo vivere il miglior Natale possibile, in questo disgraziatissimo anno, ma di sicuro non vogliamo ritrovarci a metà gennaio e febbraio messi peggio di oggi.

La soluzione da trovare è un rebus di difficilissima soluzione: non mettere completamente KO il commercio, nel periodo più ricco dell’anno, salvaguardando l’equilibrio sanitario del paese. Per fare questo, si dovrà riuscire a concedere un grado di libertà sufficiente ad alimentare il giro d’affari legato al Natale, ma al contempo abbastanza contenuto da non determinare una catastrofica risalita della curva dei contagi e della pressione sugli ospedali, nel giro di poche settimane.

Non a caso, questa mattina il coordinatore del comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, ha parlato del Natale, senza farsi grandi illusioni. Detto che Natale quando arriva… arriva (non appaia scontato scriverlo, taluni profeti dell’Armageddon si sono spinti a previsioni ben più catastrofiche sulle prossime feste), dovremo rassegnarti a viverlo in modo molto più sobrio rispetto alle nostre abitudini. Cruciale, però, un altro passaggio dell’intervista a Miozzo, quando sottolinea come nel nostro dibattito pubblico la priorità assoluta dovrebbe essere un’altra: la scuola.

Perché è comprensibile, fino a un certo punto, litigare sulle zone gialle, rosse e arancioni e accapigliarsi sul Natale, ma nulla dovrebbe essere più sentito della scuola. In classe, si intende. Proprio su questo punto, vi invitiamo a leggere il pezzo sulla bellissima storia di Anita, nostra ospite ieri mattina all’Indignato Speciale, su Rtl 102.5.



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