Ripresa post coronavirus, virologo Pregliasco, discoteche e assembramenti ce li scorderemo per lungo tempo

Ripresa post coronavirus, virologo Pregliasco, discoteche e assembramenti ce li scorderemo per lungo tempo

Ripresa post coronavirus, virologo Pregliasco, discoteche e assembramenti ce li scorderemo per lungo tempo


Il direttore sanitario del Galeazzi di Milano ci ha spiegato che la curva si è ridotta ma non bisogna abbassare la guardia, il numero di contagi è almeno dieci volte superiore e per la patente di immunità non basterà un solo esame

Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi di Milano e virologo dell’Università degli Studi del capoluogo lombardo, ha fatto il punto della situazione sull’emergenza coronavirus. Su molti quotidiani ci sono buone notizie, in alcuni viene anche indicata la data del 4 maggio come ipotesi per la ripartenza.

Secondo il virologo l’Italia non può fermarsi, ma la ripresa andrà effettuata con grandissima cautela e attenzione. La prospettiva che bisogna considerare è evitare che ci sia una seconda ondata di contagio. “Come negli incendi, alcune braci rimangono a sobbollire e possono riattivarsi e scatenare una nuova fiammata”.

  

Grazie agli sforzi di tutti la curva si è abbassata

Il virologo Pregliasco si è detto convinto che, nelle regioni in cui la forza scatenante del coronavirus non è stata potente come in Lombardia, ci sarà la capacità di individuare eventuali focolai. Sarà necessario attrezzarsi in tal senso, in modo da riconoscerli ed evitare i contatti stretti tenendo sotto controllo una malattia che, purtroppo, ci farà compagnia ancora per lungo tempo.

La nostra attività di mitigazione, ha sottolineato Pregliasco, fatta attraverso la sofferenza di ognuno di noi nel restare a casa e ridurre la vicinanza con le persone, ha abbassato la dimensione della curva. Ora è diventata simile al profilo di una collina e non più di una montagna.

 

Pregliasco: “Discoteche o grandi assembramenti ce li scorderemo a lungo”

Allo stesso tempo si stanno trascinando alcuni casi, che purtroppo dovremo ancora subire. E rimarrà una quota di soggetti ancora suscettibili, che non sono stati colpiti dal coronavirus. “Tutto questo dovrà essere tenuto in conto nelle attività che dovranno riprendere, con gradualità e attenzione particolari”, ha spiegato Pregliasco.

Secondo il direttore sanitario del Galeazzi, ad esempio, discoteche o grandi assembramenti “ce li scorderemo per lungo tempo”.

I test per individuare le persone immuni

Nella fase di ripresa sarà fondamentale individuare le persone immuni, chi ha già avuto il virus e può quindi lavorare in condizioni differenti dai soggetti ancora a rischio. Secondo il virologo Pregliasco rimane un problema di affidabilità complessiva dei test sierologici, in particolare la possibilità di avere dei ‘falsi positivi’. Bisognerà dunque pianificare questo tipo di analisi, soprattutto per svolgere le cosiddette indagini epidemiologiche, ovvero verificare in un determinato contesto (un ospedale, un comune, un’area geografica specifica) la situazione complessiva della comunità.

Sui singoli individui sarà necessario completare queste analisi attraverso esami plurimi, con la combinazione di quelli sierologici (sulla risposta immunitaria del soggetto) e dei tamponi che verifichino l’eventuale presenza del coronavirus. Il processo non è immediato e, per avere la ‘patente di immunità’, non sarà sufficiente un unico esame. 


La cifra reale dei contagiati è almeno dieci volte superiore

Per quanto riguarda la cifra reale dei contagiati in Italia, Pregliasco ha spiegato che i modelli matematici hanno delle condizioni di contorno che ne mutano la prospettiva. Sono aspetti teorici importanti, che servono per fare previsioni e comprendere l’andamento della malattia, ma difficilmente sono vicini alla realtà.

“Sicuramente i dati di mortalità e di casi notificati sono sottostimati, è il destino di ogni sistema epidemiologico che segue l’andamento di una malattia”, ha spiegato il virologo. I casi reali sono almeno dieci volte superiori, o anche di più in alcune province come Bergamo e Brescia, dove è avvenuto un vero e proprio ‘tsunami’ di contagi. Nelle prime fasi non è stato possibile star dietro al conteggio effettivo, in particolare nel numero di decessi. Il dato che viene fornito dalla Protezione Civile, conclude Pregliasco, ci interessa per seguire l’andamento del trend, ovvero una valutazione di come procede la malattia. “Oggettivamente la situazione è in calo, ma questa pandemia ci ha evidenziato l’importanza dei soggetti asintomatici, che sono sfuggiti alla conta. Complice anche il fatto che sono emersi nello stesso momento dell’influenza stagionale”.


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