Ruby-ter, il presidente di Fi Silvio Berlusconi assolto al processo di Siena: “il fatto non sussiste”

Ruby-ter, il presidente di Fi Silvio Berlusconi assolto al processo di Siena: “il fatto non sussiste”

Ruby-ter, il presidente di Fi Silvio Berlusconi assolto al processo di Siena: “il fatto non sussiste”


L'ex premier era imputato per corruzione in atti giudiziari, insieme al pianista senese di Arcore Danilo Mariani. L'accusa aveva chiesto quattro anni per entrambi gli imputati, ma il tribunale toscano ha accolto la tesi dell’innocenza e li ha assolti

Assolti perché il fatto non sussiste. Nel processo detto Ruby ter Silvio Berlusconi era imputato per corruzione in atti giudiziari, insieme al pianista senese di Arcore Danilo Mariani. L'accusa aveva chiesto 4 anni per entrambi gli imputati, i legali di Berlusconi avevano chiesto l’assoluzione, stessa richiesta dalla difesa di Mariani, e il tribunale ha accolto la tesi dell’innocenza e li ha assolti. “Un giusto epilogo, secondo gli avvocati del leader di Forza Italia, lui fa sapere di essere ‘sollevato e soddisfatto’. Tutto proprio quando oggi il Cavaliere si trovava a Bruxelles per il summit del Partito Popolare europeo


Il ‘professore’

''Come mi vedo? In forma, dopo un po' di acciacchi dovuti al Covid...''. Silvio Berlusconi 'torna' a Bruxelles dopo l'assenza di circa un anno causa Coronavirus e si presenta così ai giornalisti che lo attendono all'ingresso del vertice del Ppe. Doppio petto blu in stile '94 e spilletta di Fi in bella vista sul bavero della giacca, il Cav appare tonico, regala sorrisi a tutti, incontra a margine Angela Merkel e la ringrazia ''per tutti gli anni di collaborazione e del supporto che ha dato sempre" alle sue "richieste per l'Italia, compresa l'ultima, quando sono stati attribuiti con il Next Generation Eu più fondi". L'ex premier ribadisce il suo leale e pieno sostegno al governo Draghi, precisando di non credere ai boatos che danno Super Mario al Colle (''Sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica, ma mi domando se il suo ruolo attuale, continuando nel tempo, non porterebbe più vantaggi al nostro Paese"). Ma soprattutto veste i panni del 'garante' in Europa dei suoi alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni: ''la Lega oramai è molto lontana dal sovranismo". ''Nel Ppe'', assicura, "non c'è nessuna preoccupazione" per eventuali derive estremiste nel centrodestra italiano, perché "sono tutti fiduciosi in me, mi conoscono da tantissimi anni". Poi si concede una battuta sul suo ruolo di professore tutor: ''I miei alleati hanno la metà della mia età. E quindi capirai, se devo preoccuparmi....sono il professore in cattedra" e loro "gli allievi"... Mentre Berlusconi si spende per Salvini e assicura che si impegnerà per l'avvicinamento della Lega alla famiglia dei popolari europei (''il percorso per arrivare nel Ppe prenderà del tempo, ma io sto lavorando in questa direzione"), il numero uno di via Bellerio si collega in video con Marine Le Pen per discutere delle prospettive dell'Europa, dell'andamento della ripresa post-Covid, della cooperazione tra Italia e Francia, del tema del lavoro e delle pensioni. In un clima più che amichevole, fanno sapere fonti leghiste, Salvini e la leader del Rassemblement National, che si vedranno presto a Parigi, hanno confermato la volontà di costruire un nuovo gruppo di centrodestra a Bruxelles, "che possa unire il meglio del gruppo Identità e Democrazia, dei Conservatori e del Ppe".



Il “blu elettrico”

"In volo verso Bruxelles per partecipare al Summit del Ppe. Finalmente ritorniamo in presenza!": così su Instagram un sorridente Silvio erlusconi, accanto al coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Un sorriso che però contrasta con le tensioni emerse nelle ultime ore nel partito, con il duro sfogo del ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini durante la riunione dei deputati che ha eletto Paolo Barelli nuovo capogruppo. "Berlusconi per il Covid e la giustizia non ha potuto vivere in prima persona gli eventi, se li è sentiti raccontare dal chiuso di Arcore e ha solo avuto una parte della verità, una parte del racconto" ha affermato Gelmini, secondo cui "non possiamo nasconderci che c'è una delegazione di governo da sei mesi tolta dal tavolo con il presidente". Dure le parole della ministra, che nel mirino ha soprattutto Tajani e la cerchia più ristretta attorno al Cavaliere: "Se non vogliamo che Fi si riduca a un cortile con dieci eletti la linea politica deve essere più quella di Carfagna che quella di altri: moderata, europeista, con cultura di governo. Ma è una linea che Tajani ha rinunciato a rappresentare". A dar man forte alla ministra un altro esponente della delegazione azzurra al governo, il ministro della Pa Renato Brunetta, che in una nota afferma: "Inutile ignorare quanto accaduto ieri tra persone che ambiscono solo a rilanciare Forza Italia, che ha un'occasione da cogliere ma vive un momento di difficoltà innegabile. Il malcontento c'è, è diffuso, Mariastella Gelmini ne ha dato corretta raffigurazione, e io stesso l'ho ribadito ieri pomeriggio al Presidente Berlusconi, presente il coordinatore Tajani". Al suo arrivo a Bruxelles, però, Berlusconi ha usato parole piuttosto nette: "Non so cosa è successo al ministro Gelmini, le dichiarazioni di ieri sono contrarie assolutamente alla realtà. Per esempio per quanto riguarda i rapporti con i nostri ministri al governo c'è sempre stata una riunione dei tre i ministri con i vertici di Forza Italia ogni settimana". L'ex premier interviene anche sulla corsa al Quirinale: "Draghi sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica, ma mi domando se il suo ruolo attuale continuando nel tempo non porterebbe più vantaggi al nostro Paese".


Il Consiglio europeo

Intanto il Consiglio europeo che si sta svolgendo a Bruxelles, segna la fine di un'era: l'era, durata 16 anni, della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha marcato tante scelte dell'Ue, dai negoziati sul Trattato di Lisbona a quelli sul primo grande pacchetto climatico dell'Unione, il20-20-20, dalle famigerate politiche d'austerità durante la crisi del debito sovrano alla svolta del 2020, con le decisioni coraggiose sul "Next Generation EU" e sul Green Deal. Sono 107 i vertici europei a cui ha partecipato, contando l’attuale e tutti gli informali e le videoconferenze durante l'emergenza sanitaria della pandemia.


Le discussioni

A parte questo, il vertice dei capi di Stato e di governo non dovrebbe alla fine prendere decisioni importanti. Ci soprattutto discussioni che fanno emergere le diverse posizioni dei Ventisette su alcuni temi caldi, in particolare la risposta all'impennata dei prezzi dell'energia e l'impatto che possono avere sull'attuazione del Green Deal, e poi la questione della sfida polacca al primato del diritto comunitario sul diritto nazionale. Per esempio sui prezzi dell'energia, ci sono gruppi di paesi che sostengono esigenze diverse: Francia, Spagna, Portogallo e Ungheria chiedono di sganciare il prezzo dell'elettricità da quello del gas, una misura che altri Stati membri e la Commissione non vedono favorevolmente perché scardinerebbe l'attuale sistema di formazione dei prezzi sul mercato dell'energia (e si teme anche che possa penalizzare gli investimenti nelle rinnovabili). Un altro gruppo (Spagna, Polonia, Ungheria, Bulgaria) chiede di valutare se non vi siano speculazioni in corso nel sistema Ets di scambio dei permessi di emissione di CO2 (la "borsa delle emissioni), e critica l'allargamento dell'Ets proposto dalla Commissione ai settori del riscaldamento/raffreddamento domestico e dei carburanti per i trasporti su strada, temendo che possa provocare un'ulteriore aumento dei prezzi per i consumatori finali. Diversi paesi, fra cui la Spagna e l'Italia, sostengono la proposta di negoziare con i produttori contratti congiunti di fornitura di gas (sull'esempio dei contratti per i vaccini), in modo da spuntare prezzi e condizioni migliori, e su questo la Commissione appare ben disposta ad agire, ma avvertendo che la partecipazione degli Stati membri dovrà essere volontaria (la Germania, ad esempio, preferisce continuare a negoziare per conto suo con la Russia). C'è poi l'offensiva francese a favore di un rilancio degli investimenti nel nucleare, appoggiata da diversi paesi dell'Est e dalla Finlandia, ma osteggiata da altri Stati membri tra cui Germania, Austria, Irlanda, Lussemburgo e Spagna.

 


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