Stati Uniti, cresce l'attesa per la sentenza al processo di Minneapolis sulla morte di George Floyd, città blindata

Stati Uniti, cresce l'attesa per la sentenza al processo di Minneapolis sulla morte di George Floyd, città blindata

Stati Uniti, cresce l'attesa per la sentenza al processo di Minneapolis sulla morte di George Floyd, città blindata


Il verdetto a carico dell'ex poliziotto Derek Chauvin potrebbe arrivare domani in una città presidiata dalle forze dell'ordine per il timore di nuovi scontri. La giuria riunita in camera di consiglio dopo le arringhe finali di accusa e difesa. Il presidente americano Joe Biden sta valutando l'opportunità di tenere un discorso alla nazione

Il processo per la morte di George Floyd è arrivato ormai alle battute finali. Ieri si sono chiuse le arringhe dei rappresentanti dell’accusa e della difesa e ora la giuria è riunita in camera di consiglio per deliberare. Entro mercoledì potrebbe arrivare la sentenza a carico dell’ex poliziotto Derek Chauvin, accusato di aver ucciso l’uomo afroamericano durante le fasi concitate dell’arresto, premendo sul collo con il ginocchio per oltre 9 minuti e nonostante Floyd implorasse di farlo respirare. Uno dei processi più seguiti nella storia americana e alla base di una protesta contro la violenza della polizia che ha valicato i confini americani. Di ora in ora crescono i timori per la sicurezza. La città è blindata e le autorità sono già pronte a rispondere alle proteste che potrebbe provocare un verdetto di assoluzione o di condanna a una pena lieve. Nei giorni scorsi ci sono stati segnali preoccupanti. Due uomini della guardia nazionale sono stati feriti da alcuni colpi sparati da un Suv mentre presidiavano la città. La casa di un esperto intervenuto al processo in favore di Chauvin è stata imbrattata con del sangue di maiale. Anche per questo il tribunale è presidiato 24 ore su 24 e sono state collocate barriere di cemento armato con il filo spinato.


Accusa e difesa

Nell’ultimo intervento prima che la giuria si ritirasse in un hotel per decidere, il procuratore Steve Schleicher ha usato parole durissime contro Derek Chauvin. Ha accusato l’ex poliziotto di aver tradito il suo distintivo, ignorando le disperate implorazioni di Floyd, quel “I can’t Breathe” diventato poi il motto del movimento Black Lives Matter. “Floyd implorò finché non poté più parlare. Tutto quello che era richiesto era un po' di compassione e non ne fu dimostrata nessuna quel giorno” – ha dichiarato il procuratore sottolineando come il 46enne afroamericano non fosse una minaccia. Schleicher, ha più volte ripetuto” 9 minuti e 29 secondi”, ricordando la durata della presa sul collo dell’afroamericano, ammanettato a terra. Poi ha anche accusato Chauvin di non aver seguito le norme dell’addestramento e le regole sull’uso della forza e, ancora, di non aver praticato la rianimazione. La difesa, guidata dall’avvocato Eric Nelson, ha cercato di mettere in dubbio le cause della morte di Floyd attribuendole ai suoi problemi di cuore, all’uso di droghe e dal monossido di carbonio dell’auto di servizio vicino alla quale fu bloccato. Prima di lasciare l’aula il giudice Peter Cahill ha invitato la giuria a prendersi tutto il tempo necessario per decidere: ”Valutate attentamente le prove, non saltate a conclusioni sulla base delle vostre esperienze. La legge richiede una decisione sulla base delle prove. La vostra decisione deve essere unanime e non dovete essere influenzati dalle possibili conseguenze della vostra decisione".


Il presidente Biden pronto a discorso alla nazione

La giuria sarà chiamata a decidere sui 3 capi d’accusa a carico di Derek Chauvin: dalla meno grave di omicidio colposo, con una pena fino a 10 anni di reclusione, a quelle più  pesanti di omicidio di secondo grado, ossia preterintenzionale, con pene fino ai 40 anni di carcere , e di terzo grado per azioni particolarmente pericolose compiute con sconsiderata indifferenza per la vita umana. In questo caso la condanna potrebbe arrivare fino a 25 anni. Una eventuale sentenza di assoluzione o una condanna a una pena lieve potrebbe scatenare nuove proteste in tutto il Paese. Anche per questo il presidente americano, Joe Biden, starebbe valutando la possibilità di pronunciare un discorso alla Nazione per placare gli animi.



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