Svolta nell'incidente che costò la vita a Kobe e Gigi Bryant, fu un errore del pilota

Svolta nell'incidente che costò la vita a Kobe e Gigi Bryant, fu un errore del pilota

Svolta nell'incidente che costò la vita a Kobe e Gigi Bryant, fu un errore del pilota


La perizia del National Transportation Safety Board chiarisce come il pilota abbia ignorato l'indicazione che gli vietava di proseguire nonostante una perturbazione

A distanza di poco più di un anno dall’incidente, arriva una svolta nelle indagini sullo schianto dell’elicottero che costò la vita alla star del basket NBA Kobe Bryant, a sua figlia Gianna (Gigi) e ad altre sette persone che erano a bordo, incluso il pilota. Proprio quest’ultimo sarebbe il responsabile di quanto accaduto, secondo un rapporto che fa luce su una tragedia che, oltre alle famiglie delle vittime, ha sconvolto il mondo intero, stroncando a meno di quarantadue anni la vita di uno dei nomi più conosciuti e più amati della pallacanestro americana e mondiale, oltre che quella di sua figlia tredicenne.


L’indagine

A indicare il pilota, Ara Zobayan, come responsabile di quanto accaduto, è il National Transportation Safety Board, un'agenzia investigativa indipendente del governo degli Stati Uniti che indaga e produce rapporti in merito a incidenti che coinvolgono, tra gli altri, velivoli di questo tipo. Secondo la perizia, a Zobayan era stato proibito di attraversare una perturbazione che era in corso sulle colline californiane sopra Calabasas, imponendogli di viaggiare in regime di “visual flight rules”, ossia mantenendo una sufficiente visibilità. Le indagini hanno infatti messo in luce come quel giorno ci fosse una fitta nebbia nella zona dell’incidente, e come l’elicottero fosse stato costretto a volare in cerchio per quindici minuti, prima di ricevere l’autorizzazione a procedere. Ignorando l’indicazione, il pilota proseguì il suo volo attraversando le nuvole della perturbazione, per poi perdere l’orientamento. Dopo una brusca inclinazione, l’elicottero si schiantò al suolo all’incredibile velocità di 296 kilometri orari, causando la morte di tutti i passeggeri.

Le battaglie legali

Nei mesi successivi alla tragedia, la moglie dell’ex stella NBA, Vanessa, aveva puntato il dito, insieme ai parenti delle altre vittime, contro la società proprietaria dell’elicottero, un Sikorsky S-76, sprovvisto di scatola nera, comunque non obbligatoria per quel tipo di velivolo. Secondo i legali della compagnia, “Kobe Bryant e Gianna avevano coscienza dei pericoli associati al volo e della loro entità, assumendosi quindi il rischio di eventuali lesioni o incidenti”. Gli avvocati hanno poi sottolineato come il volo in elicottero sia “intrinsecamente pericoloso”, con la conseguente inevitabilità dell’incidente. Tra gli indagati coinvolti nel fatto erano finiti anche otto agenti della polizia locale, accusati di violazione della privacy per aver diffuso delle fotografie scattate sul luogo del disastro.


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