42 anni fa la strage di Ustica, abbattuto il DC9 Italia Bologna-Palermo, 81 le persone uccise

42 anni fa la strage di Ustica, abbattuto il DC9 Italia Bologna-Palermo, 81 le persone uccise

42 anni fa la strage di Ustica, abbattuto il DC9 Italia Bologna-Palermo, 81 le persone uccise


27 giugno 2022, ore 08:00 , agg. alle 11:22

Il 27 giugno 1980 il DC 9 dell'Italia in volo tra Bologna e Palermo venne abbattuto al largo dell'isola di Ustica. Morirono 81 persone. Quella notte ci fu una vera e propria battaglia aerea nel Mediterraneo, ma per anni menzogne e depistaggi hanno ostacolato la verità

BATTAGLIA AEREA NEL MEDITERRANEO

Sono passati 42 anni, ma nessuno ancora conosce tutta la verità sulla strage di Ustica. Decenni di menzogne, coperture, depistaggi. Un muro di gomma che non è stato abbattuto. Ma scalfito sì. Almeno adesso non si sentono più, tranne qualche rara eccezione, teorie astruse che parlano di cedimenti strutturali o bombe a bordo. Il DC9 di Itavia è stato abbattuto. Da chi non si sa, ci sono soltanto sospetti. Quell’aereo, e le 81 persone a bordo, hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Erano anni di alte tensioni nel Mediterraneo: la Libia di Gheddafi era in conflitto con il mondo occidentale e flirtava con la realtà sovietica. La sera del 27 maggio 1980 c’era traffico nei cieli del mar Tirreno, e non erano soltanto jet di linea. Probabilmente c’è stata una vera battaglia aerea, e il DC9 – che non c’entrava nulla- ci è andato di mezzo. E’ questa la ricostruzione avallata anche dal governo italiano. Ma manca ancora la risposta alla domanda fondamentale: chi ha sparato il missile che ha abbattuto il volo Bologna-Palermo? I francesi? Gli americani? Gli italiani? Oppure i libici? Forse non lo sapremo mai.

AEREO DISINTEGRATO E INABISSATO

Il volo Itavia IH 870, destinazione Palermo, era decollato da Bologna Borgo Panigale con quasi due ore di ritardo. Quando si dice il destino: se quel volo fosse partito puntuale, le 81 persone a bordo sarebbero arrivate a destinazione sane e salve. Alle 20.08 il DC 9-15 con marche di registrazione I-TIGI si stacca dalla pista e inizia il suo volo attraverso la aerovia denominata Ambra 13. Alle 20.59 l’ultimo contatto radio, con la torre di controllo di Roma Ciampino, quando l’aereo è a sud della capitale e inizia a sorvolare il mare. Alle 21.04 chiamato per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo (dove era previsto arrivasse alle 21:13), il volo IH870 non risponde. L'operatore di Roma reitera invano le chiamate: lo fa chiamare anche da voli dell'Air Malta (KM153, che segue sulla stessa rotta, e KM758), sempre senza ricevere risposta. Alle 21.25 scattano le operazioni di ricerca e di soccorso, che non danno esito. Parti del relitto dell’aereo e alcuni cadaveri riaffiorano nel mar Tirreno la mattina successiva, non lontano dall’isola di Ustica. Il velivolo si è letteralmente disintegrato e si è inabissato in fondo al mare. Non ci sono superstiti tra i 77 passeggeri e i 4 membri dell’equipaggio.

LA BATTAGLIA PER LA VERITA'

81 morti accertati. Ma c’è un’altra vittima: la verità. Fin da subito c’è stato il tentativo di insabbiare l’accaduto. Casualmente proprio in quella sera, vari centri radar erano spenti per manutenzione. L’Aeronautica Militare Italiana non ha certo collaborato in modo costruttivo con le indagini, e negli anni successivi diversi generali sono stati condannati per falsa testimonianza, depistaggio e alto tradimento. Troppi silenzi anche da americani, francese e dalle forze Nato. Si sono registrate morti sospette tra le persone coinvolte nei fatti di quella tragica sera. C’è il giallo del Mig libico fatto trovare sui monti della Sila in Calabria il 18 luglio; ma in molti sono portati a pensare che qual caccia sia caduto proprio la sera del 27 giugno, quando sul Mediterraneo si è combattuta una vera battaglia aerea, con il DC 9 Itavia che si è trovato sulla linea di fuoco. In molti, come dicevamo, hanno cercato di depistare. Ma c’è anche chi ha combattuto per la ricerca della verità: in copertina ci vanno il giudice Rosario Priore e il giornalista Andrea Purgatori, che non si sono arresi e hanno continuato a scavare, fino a che hanno trovato quasi tutte le risposte. Esattamente quello che dovrebbero fare un bravo giudice e un grande giornalista.


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