Gli abbracci, commossi, sotto una Milano vestita di pioggia. La bara ricoperta di fiori gialli, il suo colore preferito. La musica dell'amico Paolo Fresu. I ricordi affettuosi dei nipoti. Sono le istantanee che arrivano dalla Chiesa di San Marco, dove si sono tenuti i funerali di Ornella Vanoni.
"POSSEDUTA DALLA MUSICA"
Sono stati tanti gli amici e le autorità presenti, oltre a centinaia di cittadini. Da Gianna Nannini a Roberto Vecchioni, Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, il presidente del Senato Ignazio La Russa, la Ministra Anna Maria Bernini. E ancora i direttori del Piccolo Teatro Li Cauli e Longhi, Mahmood e l'amica di sempre, la giornalista Stella Pende. Nella sua omelia, Don Luigi Garbini ha ricordato quasi un secolo di vita, per Ornella Vanoni, trascorso tra teatro, cinema, canzoni.
"È stata posseduta dalla musica dall'inizio alla fine" ha detto, sottolineando la grande ironia ma anche la fragilità, la sincerità dell'artista, che le hanno permesso di arrivare al cuore delle persone. "
Le canzoni diventano ritornelli della vita" ha aggiunto
"sono come i lumini in chiesa, che continuano a muovere la fiammella anche quando non ci siamo".
I RICORDI
Dopo l'omelia, a parlare, è stata la musica. Le note de
L'Appuntamento, suonate, come richiesto dalla stessa Vanoni, dall'amico Paolo Fresu. Il trombettista e compositore jazz, ha intonato anche
Senza fine, camminando nella navata, fino a sfiorare la bara. Poi il momento dei ricordi.
"Minacciavi di diseredarmi se bucavo un esame, quando ti accompagnavo a qualche evento mi presentavi come il tuo fidanzato, mi facevi ridere" ha raccontato il nipote Matteo, che ha restituito un ritratto formidabile.
"Era l'unica persona che mi lasciava messaggi in segreteria lunghi tre o quattro minuti, a volte cantando, altre volte cambiando quattro o cinque voci deliranti per chiedermi se mi fossi dimenticato di mia nonna". Poi il saluto della nipote Camilla.
"Eri una musa, porto dentro di me una parte di te" ha detto, prima di cantare alcuni versi di
Senza fine. L'ADDIO CON "MA MI"
Note che sono state il filo conduttore di questi funerali. E che hanno accompagnato anche l'uscita del feretro dalla Chiesa. L'organo ha accennato
Ma mi, la canzone in dialetto milanese scritta da Giorgio Strehler, uno dei grandi amori di Ornella Vanoni. Qualcuno l'ha cantata, in un addio nostalgico ma col sorriso.