Al Festival di Sanremo Francesca Fagnani ha portato le voci dal carcere minorile

Al Festival di Sanremo Francesca Fagnani ha portato le voci dal carcere minorile

Al Festival di Sanremo Francesca Fagnani ha portato le voci dal carcere minorile   Photo Credit: Fotogramma.it


09 febbraio 2023, ore 00:18

Ci sono le storie di chi, non ancora maggiorenne, ha spacciato droga o ha rubato. L’intervistatrice di “Belve” indaga l’animo di chi si trova dietro le sbarre e incalza lo Stato, sia più sexy del crimine

Un monologo sulle carceri minorili e sulla scuola come riscatto. Quello di Francesca Fagnani a Sanremo è stato scritto con i ragazzi del carcere minorile di Nisida, "che scontano la loro pena senza cercare la nostra pena, perchè non se ne fanno niente".

LA SCUOLA ABBANDONATA

"Non siamo animali, non siamo bestie, ne' killer per sempre, vogliamo che ci conoscano", sono le loro parole raccolte dalla giornalista. "Hanno picchiato, rapinato ucciso, ma se si chiede loro perchè, non trovano la risposta che vorrebbero avere, la cercano, la abbozzano, ma non esce perchè è inutile cercarla così, bisogna andare al giorno, al mese, alla vita prima. Hanno 15 anni e gli occhi pieni di rabbia e vuoto, hanno 18 anni e lo sguardo perso o sfidante, chiedono aiuto senza sapere quale. La scuola l'hanno abbandonata, ma nessuno li ha mai cercati, non la preside ne' gli assistenti sociali, ne' le madri o i padri che quando c'erano non ce l'hanno fatta". Parlando con tanti detenuti e chiedendo loro 'cosa cambieresti', racconta la conduttrice di Belve, "in tanti mi hanno risposto: sarei andato a scuola. Se nasci in quel quartiere, palazzo o da quella famiglia è solo nei banchi di scuola che puoi intravedere la possibilità di una vita alternativa". Lo Stato non può esistere solo attraverso la fondamentale attività di repressione delle forze dell'ordine, deve combattere la povertà scolastica, offrire pari opportunità ai più giovani. E' una questione di democrazie, uguaglianza e rispetto della Costituzione. Lo Stato deve essere più sexy dell'illegalità. In Italia la prigione serve a punire il colpevole, non a educare ne' a reinserire nella società.

CONVIENE A TUTTI CHE CHI HA SBAGLIATO, UNA VOLTA FUORI, CAMBI VITA

Un autorevole magistrato che ha condotto inchieste importantissime (Nicola Gratteri, ndr) ha detto 'sono contrario allo schiaffo in carcere, nelle caserme, un detenuto non deve essere toccato nemmeno con un dito perchè non deve passare per vittima'. "Ma la ragione per cui non va picchiato non è questa, perchè lo Stato non può applicare le leggi della sopraffazione e della violenza". "Se non faremo in modo che un giovane, quando esce dal carcere, sia migliore di come è entrato, sarà un fallimento per tutti. Se non ci arriviamo per umanità, o in nome dell'articolo 27 della Costituzione, facciamolo per egoismo, perchè conviene a tutti che un rapinatore, uno spacciatore, una volta fuori, cambi mestiere", conclude Fagnani.


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