Biffy Clyro, Con Ellipsis facciamo un passo in avanti

Biffy Clyro: "Con Ellipsis facciamo un passo in avanti"

Biffy Clyro: "Con Ellipsis facciamo un passo in avanti"


12 luglio 2016, ore 17:00 , agg. alle 18:08

In attesa del loro show alla Obihall di Firenze il 20 ottobre, il bassista James Johnston racconta il nuovo album della rock band scozzese

Negli anni gli scozzesi Biffy Clyro hanno calcato i palchi di mezzo mondo, presenza fissa nei maggiori festival, costruendosi  una reputazione di rock band dal forte impatto. Ora, la band formata da Simon Neil e dai gemelli James e Ben Johnston, è tornata con il settimo studio album, “Ellipsis” (Warner Bros. Records / 14th Floor Recordings) un lavoro dal sound variegato e sicuramente spiazzante per i loro fan: ne abbiamo parlato con il bassista James Johnston prima del loro show all’ I-Days Festival di Monza di domenica scorsa, sorta di “prova generale” per  il concerto del 20 ottobre alla Obihall di Firenze.


“Ellipsis” sembra dare un taglio netto con il passato, o quantomeno sembra essere proiettato in avanti con chitarre, sì, ma anche più ritmo e varietà di suoni.

Speriamo sia davvero così, noi vogliamo sempre progredire, trovare nuovi soluzioni, modi di intendere la musica, di utilizzare lo studio di registrazione. Fino ad ora non avevamo mai, davvero, utilizzato lo studio al pieno delle sue potenzialità, quanto piuttosto come un mezzo per "documentare" cosa stavamo creando come band. Questa volta abbiamo voluto usarlo per realizzare nuovi suoni, per fare un passo in avanti, e direi che ci siamo riusciti.

Non pensi che forse i fan della prima ora possano sentirsi quantomeno confusi da questo ultimo lavoro?

Forse, ma si tratta di evolvere, e del resto i Biffy Clyro sono sempre stati una band che ha cercato di confondere, di essere un po' contraddittoria per far sì che il pubblico continuasse a chiedersi: e ora cosa succederà? Fare musica, per certi versi, è una cosa egoistica; devi fare della musica che ami e nella quale credi, e poi si spera piaccia anche ad altre persone. Se avessimo fatto un album uguale ad "Opposites" (2013), qualcuno avrebbe avuto da ridere comunque lamentandosi, magari, dei mancati passi in avanti. Ognuno è libero di avere la propria opinione, ma per quel che ci riguarda siamo molto orgogliosi di come siamo evoluti in questo disco, anzi siamo orgogliosi  già di essere arrivati a pubblicare un settimo album. Magari chi non ci ha mai ascoltato inizierà ad interessarsi a noi.

Uno dei casi più strani su "Ellipsis" è il brano Small Wishes, una canzone country sulla Scozia.

Sì, abbiamo sempre amato quello stile di musica, ma fino ad ora non ci era mai capitato di avere tra le mani una canzone del genere che si adattasse al disco. Questa è la dimostrazione di come, seppur molto breve nella durata, "Ellipsis" riesce ad essere un album molto vario, spaziando da una parte all'altra.
Credo che questo mantenga le cose interessanti e fa sì che ci siano possibilità che l'ascoltatore rimanga sorpreso.

Avete prodotto il disco a Los Angeles con Rich Costey, uno che ha lavorato con gente come Muse e Sigur Rós. Cosa ha aggiunto alla formula Biffy?

Dopo aver fatto tre album con Garth Richardson volevamo cambiare un po' e Rich ha lavorato con un sacco di artisti, oltre al fatto che la sua idea non è quella di registrare una rock band in una stanza, ma di creare qualcosa di nuovo in studio, quindi abbiamo pensato fosse l'uomo giusto per questo lavoro. Rich è una persona molto intelligente, ama la musica sulla quale lavora e per lui non è "solo un altro album". Si è creato un forte legame tra noi, quasi fosse uno della band, e credo che la sua supervisione giochi un ruolo importante nell'album.

Una cosa particolare che è stata fatta per "Ellipsis" è stata quella di aver creato una vera e propria caccia al tesoro con copie autografate dell'edizione in vinile nascoste in giro per l'Europa, tra Germania, Svizzera, e altri posti, che i vostri fan dovevano scovare in base ad indizi e coordinate.

Sì, abbiamo pensato fosse un modo divertente per interagire con i nostri fan, che sono molto fedeli, e che amano davvero i Biffy Clyro; ci sentiamo davvero fortunati ad averli come membri della nostra famiglia. Abbiamo voluto fare qualcosa per loro e, in un certo senso, coinvolgerli attivamente nel progetto dell'album, è stato un modo per mantenere le cose eccitanti, anche se c'era gente che andava fuori di testa perché si trovava nella città sbagliata, magari a due ore di distanza da quella dove il disco era nascosto.

Prima della vostra prossima tappa in Italia, a Firenze il prossimo autunno, avete una chiusura di stagione niente male: a fine agosto sarete, in tre giorni, headliner al Glasgow Summer Sessions e al festival di Reading/Leeds, il vostro stesso posto sul cartellone è occupato, in un altro giorno, da una band storica come i Red Hot Chili Peppers. Come vi sentite?

Per allora sarò decisamente teso! In realtà, fino alla fine di agosto, ci sono tanti altri appuntamenti, e per noi ogni sera è importante. Creare una connessione con il pubblico, indipendentemente da quanta gente ci sia davanti, è fondamentale. Sappiamo che essere headliner sul palco principale al festival di Reading  è una grande responsabilità, per molti in Gran Bretagna è uno dei weekend di musica più importanti dell'estate. Avvertiamo la pressione, ma credo che i Biffy Clyro diano il meglio proprio in queste occasioni, alcuni dei nostri show migliori sono stati proprio quelli dove sentivamo di avere qualcosa da dimostrare. Quindi,fino ad allora, dobbiamo allenarci facendo grandi show ogni sera.

Il primo singolo da "Ellipsis", Wolves of Winter, parla proprio di questo vostro "fare gruppo" nelle difficoltà, giusto?

Sì, parla di restare uniti, come in un branco di lupi, di proteggere chi ti è vicino, e credo che questo sia un sentimento molto importante per una band, sentirsi forti insieme contro il mondo. Ovviamente il pubblico fa parte della nostra gang, questo spirito è una delle cose principali che consente a una band di andare avanti.

Per questo album avete detto di esservi ispirati ad artisti insospettabili, come il rapper A$AP Rocky.

Credo che molte delle canzoni sull'album siano in qualche modo attratte da quel sound. La spontaneità, la voglia di prendersi rischi, il suono aggressivo come se lo stereo fosse rotto, sono cose che molto spesso mancano nei dischi rock di oggi, ma che puoi trovare nell'hip-hop. Oggi tutti sembrano guardare indietro alle strutture classiche di 20-30 anni fa ma, pure se saremo per sempre una rock band, è nel nostro DNA, nella nostra educazione, per noi è stato eccitante portare nuovi elementi alla nostra musica. A$ap Rocky è fantastico e l'estrema naturalezza dei suoi dischi è sicuramente stata un'influenza per noi.

Da scozzese come ti senti dopo la vittoria del “leave” nel referendum sull’ uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea?

Sono tempi devastanti, confusi e tristi, che ci hanno lasciato con più domande che risposte. Ci hanno riempito di bugie e sono scomparsi, nessuno si sta prendendo la responsabilità della Brexit. Andando in tour in Europa proviamo vergogna quando incontriamo i nostri amici, fratelli, sorelle, ed è complicato spiegare loro come il nostro Paese abbia rovinato tutto. Sentiamo che è come se le vecchie generazioni abbiano votato per qualcosa che non riguarda loro e spero che la Scozia riesca a prendere il meglio da questa situazione. Abbiamo un leader nel quale credono tutti, e spero che possa riuscire a limitare i danni ed andare avanti, anche perché è difficile che la situazione possa peggiorare ulteriormente. So che questa è la democrazia, ed è giusto che la gente sia andata a  votare, ma forse non è stata una scelta saggia lasciare che fosse il popolo ad esprimersi su una questione così complessa.




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