Bob Dylan all'Arena di Verona è una vittoria per tutti

Bob Dylan all'Arena di Verona è una vittoria per tutti

Bob Dylan all'Arena di Verona è una vittoria per tutti


28 aprile 2018, ore 01:45 , agg. alle 02:08

Ieri sera l'ultima tappa in Italia del grande cantautore

Chi ne sa sicuramente più di me e ha visto Bob Dylan in concerto innumerevoli volte, racconta come un mantra quanto la componente casuale sia fondamentale nei live di quello che uno dei più grandi cantautori della storia, ma anche tra i più difficili. Andare a un concerto di Dylan è qualcosa di vicino a un atto di fede, un tuffo nel vuoto che se ti dice male è travolto dalla ritrosia dell'artista statunitense ma se lo si trova in buona è come portarsi a casa tutta la vincita. Così è stato nell'ultima tappa del tour italiano, quella di ieri sera all'Arena di Verona, che alle 21 in punto si oscura per far emergere Dylan e la sua band in una scenografia scarna da backstage cinematografico e per rendere più facile la caccia agli schermi degli smartphone banditi dalla contea. Per quasi due ore la magia che avvolge l'anfiteatro simbolo della città veneta ha il compito di far solo da moltiplicatore di quella enorme che si sprigiona dal palco senza sosta; Dylan usa il potere della musica e delle parole, quelle delle canzoni ed unicamente quelle, perché non ha bisogno nemmeno di dire un 'ciao' per creare empatia con il pubblico, né di aggiungere altro. Venti canzoni - tre le cover, forse un po' troppe - che si muovono tra blues, jazz, folk e rock dove la band riesce sempre a stare un passo indietro quando serve e lasciare emergere il carisma di Dylan che per quasi tutto il tempo sarà al pianoforte, senza maschere, con una voce che graffia e lotta, vincendo ogni timore iniziale sull'andamento della serata. Certo, non sono mancate le classiche rivisitazioni come una 'Blowin' In The Wind' quasi irriconoscibile per gli amanti della versione classica, ma in fondo il bello di Dylan è anche quello di riuscire a conquistare tutti, semplicemente restando se stesso.



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