Capotondi, il calcio femminile raccoglie i frutti dei sacrifici

Capotondi, il calcio femminile raccoglie i frutti dei sacrifici

Capotondi, il calcio femminile raccoglie i frutti dei sacrifici


27 giugno 2019, ore 09:08

L’attrice e vice presidente Lega Pro femminile ospite di Non Stop News. Sabato, dalle 15.00, su RTL 102.5 la radiocronaca di Italia - Olanda, quarti di finale dei mondiali di Francia

Dopo aver battuto per 2-0 la Cina, la Nazionale femminile sabato pomeriggio sfiderà l’Olanda ai quarti di finale dei Mondiali di Francia. Ai microfoni di RTL 102.5 Cristiana Capotondi, attrice e vicepresidente Lega Pro femminile dallo scorso novembre, commenta il successo delle ragazze dell’Italia. “Sono i giorni della raccolta, si è seminato molto in questi anni,in silenzio, senza grandi clamori e adesso, queste ragazze, stanno raccogliendo i sacrifici fatti in questi anni. E’ un momento molto bello” dice la Capotondi, grande appassionata di calcio sin da quando, da bambina, la domenica pomeriggio, si faceva cullare dalle radiocronache delle partite in sottofondo. Sulle diffidenze iniziali che la squadra del ct Milena Bertolini ha dovuto superare, l’attrice sottolinea “hanno anzitutto dovuto vincere le diffidenze iniziali dei genitori stessi, dei compagni di classe e di campo, perché la maggior parte di queste ragazze ha iniziato giocando con i maschietti, quando erano bambine. Queste resistenze iniziali credo le abbiano formate.” Cristiana Capotondi lavora in prima linea per lo sviluppo del calcio femminile, come vicepresidente della Lega Pro, e si dice felice di poter “vedere il mondo del calcio dall’interno e poterne capire le complessità, le dinamiche e la bellezza. Questo mi consente di rinnovare quotidianamente la mia passione”, e conclude, “è una conferma ulteriore che questo sport va ben oltre quello che qualcuno cinicamente ci vede, ossia solo 22 donne o uomini che rincorrono un pallone. Per me è un esempio di vita perfetto, c’è tutto dentro e il valore del lavoro delle ragazze sta proprio nello scardinare uno stereotipo sulle donne, non solo nello sport, ma nella vita in generale.”