Censimento, Istat: l'Italia continua ad invecchiare. Impatto decisivo del Covid su morti e natalità

Censimento, Istat: l'Italia continua ad invecchiare. Impatto decisivo del Covid su morti e natalità

Censimento, Istat: l'Italia continua ad invecchiare. Impatto decisivo del Covid su morti e natalità   Photo Credit: agenziafotogramma.it


15 dicembre 2022, ore 13:44

Ancora decisivo l'impatto della pandemia sui dati demografici 2021. La popolazione cala dello 0,3% tre le principali causa: l'aumento della mortalità, la diminuzione della natalità e della popolazione straniera.

Pubblicati dall’Istat i risultati della terza edizione del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, svolta nell'autunno 2021. Scopo del censimento è il conteggio della popolazione italiana e delle sue caratteristiche socio-economiche e strutturali, che rappresenta la base informativa ufficiale pubblica e legale utilizzata nelle decisioni politiche e nei confronti internazionali. Fino al 2011 il Censimento generale della popolazione era realizzato ogni dieci anni (salvo qualche interruzione) e aveva carattere universale, coinvolgeva cioè tutte le famiglie sul territorio nazionale. A partire dal 2018 questa modalità è stata sostituita dal Censimento permanente realizzato attraverso una rilevazione a cadenza annuale su un campione di famiglie.

L’incessante invecchiamento del Paese, - 0,3% della popolazione

Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani. L’Italia continua ad invecchiare e il dato è sempre più evidente. A complicare la situazione del “bel Paese” c’è anche il nuovo record minimo delle nascite. Il crollo della natalità ha raggiunto un picco tra dicembre 2020 e febbraio 2021, ed è interessante perché risulta strettamente correlato al periodo della pandemia e si riferisce ai mancati concepimenti durante la prima ondata Covid. Dati che aggiunti ad un alto tasso di mortalità pari al +8,6% rispetto la media del 2015-2019 portano inevitabilmente ad un calo della popolazione pari allo 0,3%. Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l'Italia settentrionale (-0,4% sia per il Nord ovest che per il Nord est), è più contenuto nell'Italia meridionale (-0,2%) e risulta minimo nelle Isole (appena 3mila unità in meno). Il calo di popolazione non è dovuto solo al saldo naturale negativo ma è da attribuire in parte alla diminuzione della popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.030.716 (-141.178 rispetto al 2020), con un'incidenza sulla popolazione totale di 8,5 stranieri ogni 100 censiti.

Natalità e lavoro, il commento di Stefano Bonaccini

Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna e in corsa per la segreteria del PD, ha prontamente commentato i dati specificando che lavoro e famiglia non devono essere un bivio per donne e uomini. Servono servizi adeguati e un patto con imprese per conciliare vita autonoma e familiare".

Meno analfabeti e più laureati

Tra i dati positivi, invece, si riscontra che negli ultimi 10 anni diminuiscono sistematicamente gli analfabeti e aumentano i laureati. La quota più significativa di popolazione, pari al 36,3%, è in possesso del diploma (oltre 5 punti percentuali in più rispetto al 2011). Tra il 2011 e il 2021 si dimezzano gli analfabeti (dall'1,1% allo 0,5%), diminuiscono le persone che non hanno proseguito gli studi dopo il primo ciclo della scuola primaria e aumentano laureati (dall'11,2% al 15,0%) e dottori di ricerca (dallo 0,3% allo 0,5%). A livello territoriale i laureati sono il 17,2% al Centro, il 15,3% al Nord-ovest, il 14,9% al Nord-est, il 13,8% nel Meridione e il 13% nelle Isole. Le quote più elevate di titoli di studio bassi si rilevano invece al Sud.


Argomenti

  • calo demografico
  • Censis
  • Istat
  • Italia