Da oggi, in Israele, le udienze per decidere il futuro del piccolo Eitan, l'unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone

Da oggi, in Israele, le udienze per decidere il futuro del piccolo Eitan, l'unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone

Da oggi, in Israele, le udienze per decidere il futuro del piccolo Eitan, l'unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone


08 ottobre 2021, ore 09:13

Il Tribunale della Famiglia di Tel Aviv discute del destino del bambino. Il giudice dovrà stabilire se il caso rientri o meno in quelli previsti sulla sottrazione dei minori

Da oggi il Tribunale della Famiglia di Tel Aviv affronterà la discussione sul destino di Eitan, il bimbo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Il giudice dovrà stabilire se il caso rientri nelle fattispecie previste dalla convenzione dell'Aja sulla sottrazione dei minori, firmata sia da Italia sia da Israele. In aula sia Aya Biran Nirko, zia paterna di Eitan e sua affidataria, sia Shmuel Peleg, nonno materno che ha portato in Israele il bambino e che in Italia, per questo, è indagato per sequestro di persona. Il giudice ha in programma altre due udienze: domani sera e domenica

Settimana prossima la rimozione della cabina

Lunedì 11 ottobre inizieranno le operazioni per rimuovere la cabina della funivia del Mottarone precipitata il 23 maggio e nella quale persero la vita 14 persone. E’ questo che ha deciso il pool di consulenti che si è trovato in tribunale a Verbania. Non è ancora stato definito quanti giorni durerà la rimozione che dovrebbe avvenire con l’elicottero dei vigili del fuoco di Malpensa. La cabina dovrebbe essere sezionata in due parti di peso simile e poi verrà depositata alla stazione intermedia all’Alpino.


Una nuova testimonianza

La procuratrice Olimpia Bossi, oltre agli interrogatori di alcuni tecnici della funivia, sentiti il 23 settembre scorso, ha presentato la dichiarazione di un nuovo testimone, un ex dipendente che si era presentato spontaneamente il 7 giugno. L’uomo ha raccontato agli inquirenti che, già nel 2019, «parlò con dei colleghi, tra cui Tadini, di "problematiche" che dovevano essere risolte "per via gerarchica"».


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