Dov'è Mario? Il doppio Corrado Guzzanti

Dov'è Mario? Il doppio Corrado Guzzanti

Dov'è Mario? Il doppio Corrado Guzzanti


20 giugno 2016, ore 15:19 , agg. alle 16:20

Conclusa da pochi giorni su SKY Atlantic HD la prima mini-serie di quattro puntate firmata dal comico

Non sapevo minimamente cosa aspettarmi da Corrado Guzzanti. O meglio, lui lo conosciamo tutti bene, siamo tutti bene o male nostalgici del Pippo Kennedy Show, L’ottavo nano ecc... ma fino a poche settimane fa, era ancora inedito come sceneggiatore televisivo. Ammettiamolo, Fascisti su Marte, film distribuito nelle sale che riprendeva spunto dai suoi sketch, non fu un grande capolavoro. Grandi i primi quindici minuti, poi andava vieppiù ad affievolirsi. Insomma, il grande Guzzanti nel mondo finzionale è stato, fino a un mesetto fa, una grossa incognita. Giustamente, se sai fare della comicità intelligente composta per lo più da sketch, non è detto che necessariamente sappia scrivere anche in forma più narrativa per la tv o il cinema. 

Dov’è Mario? parla del doppio. Più precisamente parla del nostro doppio. Un disturbo bipolare molto italiano di cui un certo tipo di popolazione è sicuramente affetto. Volendo si potrebbero fare dei parallelismi con le divinità pagane come Giano Bifronte, ma evitiamo per non scadere nel ridicolo. 

La storia è quella di Mario Bambea, un noto intellettuale italiano (si potrebbe ricondurre a svariati personaggi che popolano i salotti televisivi), il quale è vittima di un incidente d’auto e al suo risveglio scopriamo essere in possesso di un’altra personalità, un suo doppio, all’opposto del serio intellettuale. 

Se il primo è un politologo, filosofo, scrittore di saggi e intellettuale di sinistra con la erre moscia, il secondo è sboccato, parla un simil-romano e vive per la comicità più bassa e popolare. 

La storia prosegue, con un che di surrealismo, fino alla nuova consacrazione e rinascita dell’intellettuale italiano, che è riuscito involontariamente a sdoganare la comicità populistica più becera e a fare da trait d’union tra gli intellettuali “nella loro torre d’avorio” e il popolino che deve pagare le bollette. 

Guzzanti riesce a fare ridere e farci rendere conto di quanto volenti o nolenti spesso, anche i più intellettuali, si facciano stendardo di mode che non sentono loro. È abbastanza chiaro in questo il riferimento alla stand-up comedy, che fino a pochissimi anni fa era una tradizione esclusivamente americana o anglosassone. Oggi se sei un vero intellettuale non ti puoi esimere dal non seguire i migliori stand-up comedian italiani, facendo poi puntualmente un paragone con i “genitori” anglosassoni e dicendo quanto facciano schifo in nostri. 

Le puntate sono solo quattro, ma molto intense. La prima l’ho trovata totalmente surreale, a tratti si fatica quasi a capire dove voglia andare a parare, mentre le altre tre trovano un filo decisamente più narrativo e lineare. 

Sicuramente Guzzanti non è nuovo al concetto di doppio, molti si ricorderanno i due personaggi da lui interpretati nella serie Boris: il primo era un attore pazzo e d’annunziano, il secondo un prete, agente del primo, con forti legami con la camorra. Beh, se non avete visto Boris almeno una volta in vita vostra, filate subito nell’angolino a ripassare!

Dov’è Mario? scorre decisamente e riesce a creare, con i vari personaggi, dei nuovi tormentoni guzzantiani che rimarranno indelebilmente nella mente dei suoi seguaci. Personalmente, ad esempio, sto trascrivendo tutte le poesie del personaggio della badante rumena di Bambea (e di Paolo Mieli), Dragomira. 

Insomma, recuperate queste quattro puntate perché finalmente abbiamo la conferma che anche in Italia un comico satirico sa essere perfetto anche su altri fronti, senza dover stare sempre ad elogiare un Ricky Gervais o un Louis C.K. della situazione. 

Vi segnalo anche i due account su Twitter di entrambi i personaggi, quando si parla di bella operazione di storytelling: Mario Bambea (@MarioBambea) e Fabrizio Capocetti (@BizioCapocetti). 


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