Festa del Cinema di Roma 2025, Cinque secondi di Paolo Virzì: trama e recensione del film
Festa del Cinema di Roma 2025, Cinque secondi di Paolo Virzì: trama e recensione del film
18 ottobre 2025, ore 08:00 , agg. alle 08:21
Sembra di assistere a due film che tentano di convivere nello stesso corpo, ma la miscela fatica a fondersi in un racconto davvero coeso
Presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Gran Public, il nuovo film di Paolo Virzì, Cinque secondi, appare come un’opera divisa, quasi sdoppiata, in cerca di un equilibrio che non sempre trova. È una commedia agrodolce, tipica del regista livornese, ma questa volta la miscela di leggerezza e dramma fatica a fondersi in un racconto davvero coeso.
CINQUE SECONDI, LA TRAMA
Adriano Sereni (Valerio Mastandrea) è un uomo burbero e solitario che vive nelle stalle ristrutturate di Villa Guelfi, un’antica dimora in rovina quasi dimenticata. La sua esistenza scorre monotona, tra il fumo del suo sigaro toscano e l’indifferenza verso il mondo, scandita da gesti ripetuti e giorni privi di novità. La quiete di Adriano viene sconvolta quando scopre che la villa accanto è stata occupata da una comunità di giovani studenti e neolaureati, decisi a ridare vita alla campagna e ai vigneti abbandonati. Infastidito da quegli “intrusi”, Adriano medita di cacciarli con ogni mezzo. Tra loro però c’è Matilde (Galatea Bellugi), nipote dell’ultimo conte Guelfi, che conosce la terra e le sue regole con pazienza e tenacia. Curiosa di Adriano e del suo passato, Matilde lo osserva, cercando di capire perché un uomo come lui viva isolato, quasi a proteggere un segreto.
CINQUE SECONDI, LA RECENSIONE
Sembra di assistere a due film che tentano di convivere nello stesso corpo: da una parte la linea narrativa più cupa, quella del processo e delle colpe di un padre dilaniato dal dolore e da un senso di fallimento personale, interpretato con la consueta misura da Valerio Mastandrea; dall’altra, il film più luminoso e vitale, quello dell’incontro tra l’eremita e un gruppo di giovani idealisti che coltivano uva per il sangiovese, guidati da una ragazza ribelle e determinata, interpretata da Galatea Bellugi. È qui che il film trova il suo respiro migliore, i suoi momenti di verità, e in cui si intravede una voglia di leggerezza che rimanda a La voglia matta di Luciano Salce, un riferimento che Virzì sembra quasi voler evocare, ma che rimane appena accennato. La parte del processo, invece, appare meno ispirata, talvolta rigida e meccanica, e finisce per appesantire il ritmo generale. Valeria Bruni Tedeschi, pur sempre magnetica e padrona dei suoi mezzi, è qui confinata in un ruolo un po’ sacrificato, che non le permette di esprimere tutta la sua consueta eccentricità. Il finale arriva in modo un po’ posticcio, come se cercasse di riannodare due fili che non hanno davvero trovato un punto d’incontro. Eppure, nel percorso, ci sono momenti di autentica grazia, lampi di cinema virziniano, fatto di malinconia e umanità disarmante. Cinque secondi é un film interessante, imperfetto e diseguale, che avrebbe potuto brillare di più se avesse avuto il coraggio di scegliere una sola strada.
