Festa del Cinema di Roma 2025, La vita va così: trama e recensione del film d'apertura di Riccardo Milani

Festa del Cinema di Roma 2025, La vita va così: trama e recensione del film d'apertura di Riccardo Milani

Festa del Cinema di Roma 2025, La vita va così: trama e recensione del film d'apertura di Riccardo Milani   Photo Credit: Fondazione Cinema per Roma


16 ottobre 2025, ore 10:30

Nel cast della pellicola, che arriverà nelle sale il prossimo 23 ottobre, troviamo Virginia Raffaele, Diego Abadantuono, Aldo Baglio e Geppi Cucciari

Il mare selvaggio e incontaminato della Sardegna si contrappone alla Milano del cemento e delle logiche imprenditoriali. Si apre così il film di Riccardo Milani, a cui è stato dato il privilegio di inaugurare la Festa del Cinema di Roma 2025. Si intitola La vita va così, uscirà nelle sale il prossimo 23 ottobre ed è ispirato alla vicenda vera di Efisio Mulas, pastore sardo che ha resistito per oltre quindici anni a proposte milionarie per vendere le proprie terre. Una storia emblematica, che porta con sé temi di grande attualità come il radicamento, la speculazione, il senso di appartenenza, ma che, nell’adattamento cinematografico, perde buona parte della sua forza, appiattita su un tono rassicurante e privo di reali ambiguità morali.

LA VITA VA COSI', LA TRAMA

Ambientato in uno degli angoli più suggestivi e ancora intatti del sud della Sardegna, il film racconta il confronto tra una comunità legata alle proprie radici e le pressioni di un capitalismo sempre più invasivo. Al centro della storia c’è un bivio drammatico: cedere alla promessa di un lavoro stabile o difendere il proprio territorio, la propria identità, il proprio passato. Siamo alla soglia del nuovo millennio, su una lingua di costa ancora incontaminata. Qui vive Efisio Mulas, un pastore solitario, custode silenzioso di un mondo che sembra sul punto di scomparire. La sua vita scorre tra il mare e gli animali, nella stessa casa dove è nato, in simbiosi con una terra che non ha mai voluto lasciare. Dall’altra parte c’è Giacomo, presidente di un grande gruppo immobiliare e incarnazione di un’Italia proiettata verso il futuro. Ha un piano ambizioso: trasformare quella costa in un resort di lusso. A facilitare l’operazione c’è Mariano, capo cantiere pragmatico e diretto, incaricato di convincere Efisio a vendere l’ultimo lembo di terra che ancora resiste all’avanzata dei progetti. A fare da ponte tra questi due mondi inconciliabili c’è Francesca, la figlia di Efisio, divisa tra il richiamo del progresso e l’appartenenza profonda alla sua terra. Quando il padre rifiuta per l’ennesima volta una proposta milionaria, la trattativa si inasprisce e sfocia in una battaglia legale. A dirimere il conflitto arriva Giovanna, giudice nata e cresciuta proprio in quei luoghi, chiamata a decidere non solo sul destino di un pezzo di terra, ma su ciò che esso rappresenta per un'intera comunità.

LA VITA VA COSI', LA RECENSIONE

Milani, regista che negli anni ha saputo raccontare con intelligenza e leggerezza le contraddizioni del nostro tempo (Scusate se esisto, Come un gatto in tangenziale), firma qui una commedia che si muove in territori ben noti, senza rischiare deviazioni. L’impianto narrativo è ordinato, pulito, quasi scolastico, ma fin troppo prevedibile. La scrittura procede per accumulo, soprattutto nella prima parte, con dinamiche che si ripetono e battute che cercano spesso la facile complicità del pubblico, a scapito della profondità. Ogni situazione viene affidata alle parole, con lunghi dialoghi, declamazioni enfatiche e spiegazioni fin troppo didascaliche. Nonostante l’arco temporale della storia sia ampio – si parte dal 2000 e si arriva intorno al 2015 – il film non restituisce mai la sensazione del tempo che passa. I personaggi restano invariati, nei volti come nei comportamenti, e questo impedisce allo spettatore di percepire l’usura, il cambiamento, la trasformazione. Anche l’evoluzione interiore sembra più suggerita che realmente messa in scena: i personaggi si contraddicono o cambiano opinione senza un vero percorso, come se dovessero rispondere a esigenze narrative più che a una logica interna. Il finale, pacificato e dolciastro, chiude la storia nel modo più prevedibile, eludendo le zone grigie che avrebbero potuto renderla davvero interessante. Si rinuncia così a un racconto in cui tutti possono avere ragione, o torto, e si opta per una risoluzione rassicurante, che non mette in discussione nulla. Il cast è solido ma non sempre ben diretto. Virginia Raffaele e Diego Abatantuono portano esperienza e misura, mentre Aldo Baglio ripropone tic e gestualità familiari al suo pubblico, ma fuori dal contesto comico del trio con Giovanni e Giacomo sembrano svuotati, quasi fuori posto. Piuttosto che rinnovare o decostruire la sua maschera, il film la conserva così com’è, perdendo l’occasione di dare un respiro diverso al suo personaggio.

Pur con tutti i suoi limiti, La vita va così è un film che può trovare facilmente il favore del pubblico. Ha una confezione curata, un messaggio positivo e volti popolari. Elementi che, in un mercato fragile come quello italiano, non vanno sottovalutati. Milani resta uno degli autori più affidabili e coerenti del nostro cinema di commedia, e ogni suo film rappresenta un tassello importante per tenere in piedi un’industria che ha bisogno anche, e forse soprattutto, di commedie che parlino al grande pubblico. Il film non sorprende, ma potrebbe comunque fare bene. E in questo momento, non è un traguardo da poco.


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