Festa della Repubblica: Beppe Severgnini, dobbiamo essere fieri di essere italiani, ancora di più dopo il lockdown

Festa della Repubblica: Beppe Severgnini, dobbiamo essere fieri di essere italiani, ancora di più dopo il lockdown

Festa della Repubblica: Beppe Severgnini, dobbiamo essere fieri di essere italiani, ancora di più dopo il lockdown


02 giugno 2020, ore 10:56

Beppe Severgnini editorialista e vice direttore del Corriere ha sottolineato che il sistema italiano ha retto, ha parlato della scuola e del ruolo dei giovani nella ripartenza del nostro Paese

Oggi martedì 2 giugno, nel giorno della Festa della Repubblica, l’editorialista e vice direttore del Corriere della Sera Beppe Severgnini è intervenuto su RTL 102.5, spiegando perché dobbiamo essere fieri di essere italiani, a maggior ragione in questo momento storico. "Il servizio sanitario nazionale ha retto, il sistema della cassa integrazione nel suo complesso ha tenuto, abbiamo fatto un lockdown disciplinato", ha detto Severgnini.


Uno sguardo agli altri Paesi

Il vice direttore del Corriere ha sottolineato anche che, se ci guardiamo attorno in questo momento, vediamo come sono messi gli altri Paesi. Gli Stati Uniti, ad esempio, sono in una situazione drammatica e di una gravità immensa; non solamente per le proteste in strada, non solo per il coronavirus o per i 40 milioni di disoccupati. In America non è presente un sistema sanitario nazionale paragonabile al nostro, per quanto imperfetto. Anche in Francia e in Inghilterra ci sono state proteste violente, in alcuni casi addirittura bruciando i pali del telefono pensando fosse colpa del 5G. Beppe Severgnini ha ricordato che gli italiani si sono comportati molto bene durante il lockdown e, anche ora, le manifestazioni di opposizione (come quelle di Matteo Salvini e Giorgia Meloni) sono comunque civili e mai violente.

“Errore non pensare a bambini e ragazzi”

Per quanto riguarda la scuola, l’errore di fondo, secondo Severgnini, è stato pensare a due generazioni: quella più anziana, che era la più vulnerabile dal punto di vista sanitario, e quella di mezzo, tra i 25 e i 65 anni, ovvero quella produttiva. “Sotto sotto si pensava, in maniera inconfessabile, che i bambini fossero più forti e se la sarebbero cavata comunque. Ci siamo dimenticati che per un ragazzo o un bambino, portargli via la scuola e il contatto con gli altri è psicologicamente devastante”. Severgnini ha raccontato, a questo proposito, un aneddoto che riguarda un’alunna di 6 anni, che non riesce a fare i compiti se non mette il computer vicino con la foto della maestra. “Pensate la tenerezza, questa bambina vuole in qualche modo la presenza della maestra”, ha aggiunto. Un ulteriore problema sorgerà adesso con l’esame di maturità; molti presidenti di commissione si rifiutano di andare, ad esempio, in Lombardia. Non è il momento della diserzione, ha affermato Severgnini, bisogna pensare agli sforzi fatti da medici, infermieri e tantissime altre categorie professionali.

Il ruolo dei giovani nella ripartenza

Beppe Severgnini ha lanciato anche un appello ai giovani, spiegando in che modo possono partecipare alla ricostruzione del nostro Paese. In primis, bisogna puntare sul proprio talento, sulla tenacia, sul tempismo e sulla tenerezza. “Poi bisogna cercare un capo, che è una bella parola, uno che sia onesto e per bene, che voglia investire su di loro e capisca che lavorare insieme è una benedizione”. Ogni generazione porta qualcosa che l’altra non ha, ha aggiunto Severgnini; se il capo capisce questo, si può lavorare bene e i giovani sanno che si batterà per loro. “Le chiacchiere stanno a zero, oggi per i ragazzi essere assunti a tempo indeterminato fa tutta la differenza del mondo, quando ho accettato il mio incarico a Sette ho chiesto al mio editore Cairo un gruppo di ragazzi giovani”. L’Italia è piena di persone che cercano di assumere i giovani, nei campi più diversi. Fa parte anche della volontà di “restituire” quello che si è ricevuto: come diceva in uno spettacolo teatrale Severgnini chi passati i 50 anni non capisce che è il momento di restituire, non è un egoista ma tecnicamente un cretino”.


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