Giovanni Toti a RTL 102.5: “Spero che presto si arrivi a una verità giudiziaria sul Ponte Morandi. Ma la giustizia è un grande malato di questo Paese"

Giovanni Toti a RTL 102.5: “Spero che presto si arrivi a una verità giudiziaria sul Ponte Morandi. Ma la giustizia è un grande malato di questo Paese"

Giovanni Toti a RTL 102.5: “Spero che presto si arrivi a una verità giudiziaria sul Ponte Morandi. Ma la giustizia è un grande malato di questo Paese"


14 agosto 2022, ore 10:21
agg. 15 agosto 2022, ore 10:28

Il Presidente della regione Liguria e di Italia al Centro, Giovanni Toti, è stato ospite questa mattina durante Non Stop News con Barbara Sala, Enrico Galletti e Massimo Lo Nigro

IL CROLLO DEL PONTE MORANDI

Erano le 11:36 di quattro anni fa quando crollò il Ponte Morandi. Come si è svegliata la Liguria stamattina? “Come ormai per il quarto anno si è svegliato con le stesse tre potenti sensazioni: quella di dolore per le quarantatré persone che non ci sono più, poi con la richiesta di giustizia che guarda il tribunale di Genova e il processo in corso che spero possa concludersi con la verità e nel più breve tempo possibile e poi consentitemelo con orgoglio di andare oggi ad andare a ricordare quella giornata sotto un ponte ricostruito. Un ponte bello, con la penna di Renzo Piano e ricostruito in dei tempi diventati in qualche modo un modello per il Paese. L’impegno di questi anni della città di Genova ha ricucito un po’ se non il dolore dei familiari quella ferita, quello strappo che si era consumato quando quel ponte è crollato”.
Si può immaginare che quella ricostruzione che è avvenuta possa riguardare in qualche modo anche l’Italia nel cammino che ci porterà alle elezioni? “Soprattutto quello che succederà dopo le elezioni. Continuo a pensare che quei due anni in cui abbiamo ricostruito un ponte siano un tempo ragionevole, in altre parti del mondo lo sarebbero assolutamente, in altri casi potrebbero essere più corti. Bisogna che la politica torni a fare la politica, che torni ad avere il coraggio di scegliere, di fare leggi applicabili, di riformare codici con cui affidiamo i lavori, le griglie con cui si fanno i controlli dei lavori che stiamo facendo. Bisogna che la politica si riassuma le responsabilità dopo anni in cui ha fatto esattamente l’opposto. Ha scaricato le responsabilità su leggi complicatissime che impediscono di fare le cose più normali in questo Paese e al contempo è andata in giro per le piazze a promettere cose irrealizzabili. La separazione tra quello che si riesce a fare in questo Paese e quello che si promette è diventato qualcosa di insopportabile. Cerchiamo di fare una campagna elettorale sobria, di promettere quello che potrà accadere e di farlo accadere davvero”.
Le parole del Ministro della Giustizia Marta Cartabia alla presidente del comitato vittime del Morandi. “L’anno scorso il Ministro Cartabia fu qui, donna molto seria. Penso che la risposta abbia dei toni appropriati, dopodiché la giustizia è un grande malato di questo Paese per molte ragioni. Spero che il prossimo governo possa fare quel pezzettino di strada in più che il governo Draghi e il ministro Cartabia non sono riusciti a fare, anche perché come noto erano un governo che tenevano all’interno quelle stesse forze che aveva voluto la riforma Bonafede, che considero una delle grandi iatture di questo Paese. Per quanto riguarda il processo Morandi vorrei ringraziare il Tribunale di Genova che lo sta conducendo, l’ha condotto. Anche il procuratore Cozzi ora in pensione ha pensato le consegne qualche mese fa con grande sobrietà e impegno. Credo si arriverà a una verità giudiziaria che non ricucirà il dolore ma comunque è un primo passo di riconciliazione tra quelle famiglie e lo Stato”.

LA CAMPAGNA ELETTORALE

I toni si stanno alzando, ad esempio Letta ha fatto un video in tre lingue come Giorgia Meloni. “Sembra l’esame di lingua finale della British School quando si facevano i corsi di inglese d’estate per gli studenti. Apprezzo che i leader di molti partiti parlino molte lingue e le parlino anche bene, però diciamo che vorrei ricordare che votano gli italiani in qualche modo, non i francesi, gli inglesi e gli spagnoli. Giusto presentarsi al mondo nel migliore dei modi, giusto parlare le lingue in un mondo globalizzato e una persona che si candida a Presidente del Consiglio lo faccia, però non esageriamo. Sarebbe bene dire qualche parola di chiarezza in più in italiano”.

LA FLAT TAX

La flat tax di Matteo Salvini al 15% ha coperture finanziare per poter essere? “Dipende da tre fattori: il primo le categorie a cui si estende, la seconda dalla crescita complessiva dell’Europa e del Paese, un terzo fattore che ritengo positivo è la semplificazione del sistema di pagamento e anche delle tasse da pagare. Siamo in un Paese in cui nostre imprese spendono molti soldi solo per capire quante tasse devono pagare. Noi paghiamo tasse condominiali, tribali, del comune, di comunità, di regione, del distretto, degli enti di bonifica, del governo centrale. Se un governo mettesse seriamente mano al tema della semplificazione fiscale farebbe un grande regalo alle imprese”.
Forza Italia e la Lega, di fronte agli elettori propongono due aliquote completamente diverse. Una il 15%, Berlusconi il 23%. “Non ho partecipato al centro studi che ha elaborato questi due numeri, chiaro che si presuppone che una diminuzione della pressione fiscale possa far crescere in automatico il PIL con maggiori investimenti e consumi. Siccome non esistono risposte semplici a situazioni complesse, invito tutti gli amici del centrodestra ma anche chi dall’altra parte sento parlare di sanità pubblica, di triplicare investimenti, di dare le case ai giovani, di garantire mutui a chi compra una casa. Dico che dice che pagheremo meno tasse e che darà più servizi della pubblica amministrazione deve iscrivere quelle poste di bilancio come mi chiede di fare la ragioneria generale della regione Liguria tutte le volte che prometto di fare qualcosa per i liguri. Arriva una signora che mi chiede di dirle dove togliere e prendere quei soldi e credo che questo debba essere molto chiaro a tutti, altrimenti sono promesse che non si realizzano”.

IL PRESIDENZIALISMO

Qualche giorno fa ha detto che adesso il Paese è maturo. È la volta buona? “Lo speriamo. Credo non serva solo il presidenzialismo. Molte sono le cose che dovremmo cambiare in questo Paese. L’elezione del presidente della Repubblica è la più simbolica, poi bisognerà capire se è un presidenzialismo che prevede un primo ministro, un governo e una fiducia parlamentare o qualcosa di maggiormente esecutivo. C’è il tema delle autonomie delle regioni che propugno in modo molto entusiastico, l’ho portato anche in consiglio regionale. Siamo una delle regioni che hanno chiesto maggiore autonomia perché ritengo che portare potere decisionale più vicino ai cittadini sia molto utile. Ritengo che i poteri del primo ministro debbano cambiare perché oggi il presidente del Consiglio italiano ha difficoltà anche a sostituire un ministro, così come la sfiducia costruttiva, quello strumento per cui se mandi a casa un primo ministro dovresti averne già un altro con la fiducia per garantire governabilità al Paese ed evitare vuoti di potere. Anche in questo caso se vogliamo parlare di riforme costituzionali e istituzionali dopo settanta anni, credo sia assolutamente legittimo. Possiamo scegliere due strade: o attraverso una costituente oppure attraverso una commissione interna al Parlamento. Bisogna costruire un modello istituzionale che funzioni, il nostro è molto vecchio perché ha settanta anni, ma non sarà eleggere il presidente della Repubblica da parte dei cittadini che cambierà l’efficienza del nostro Stato, deve essere una riforma di sistema”.

LE NUOVE GENERAZIONI

La tendenza degli ultimi anni è stata di non occuparsi troppo dei giovani almeno nei programmi elettorali. “È vero e senza dubbio se non ripartiamo da lì difficilmente invertiremo uno dei grandi trend di questo Paese, quella che banalmente chiamano la fuga di cervelli. Quell’ascensore sociale che ha consentito a generazioni di questo Paese di nascere in una periferia tra le più povere delle nostre città e diventare classe dirigente del nostro Paese. Questo accade sempre meno perché abbiamo un sistema scolastico, universitario e della formazione professionale che non funziona in questo senso. Noi in regione Liguria lo stiamo facendo da tempo, credo sia la differenza tra noi moderati e molti altri partiti. Quello che promettiamo di fare al Paese in qualche modo lo stiamo facendo, lo stiamo sperimentando, l’abbiamo già approvato sbagliando e facendo bene delle nostre esperienze amministrative. Oltre al fatto che basti pensare alla pandemia. Abbiamo tenuto a casa giovani chiusi per due anni che del covid avevano pochissima paura e pochissimo danno. Forse hanno pagato il prezzo più alto".


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