Giuseppe Conte alla Camera: "Crisi di governo ha gettato nello sgomento il Paese, c'è bisogno di continuità"

Giuseppe Conte alla Camera: "Crisi di governo ha gettato nello sgomento il Paese, c'è bisogno di continuità"

Giuseppe Conte alla Camera: "Crisi di governo ha gettato nello sgomento il Paese, c'è bisogno di continuità"


18 gennaio 2021, ore 13:07 , agg. alle 14:34

Il premier Giuseppe Conte si è presentato alla Camera per il voto alla fiducia: "Questo governo si è basato su una maggioranza solida che si è confrontata in maniera costruttiva con tutte le forze politiche, agendo per il bene del Paese"

Confidiamo ancora in una stagione riformista. Ancora oggi c’è una visione, questa crisi è senza fondamento”: così Giuseppe Conte, intervenendo nell’Aula della Camera. Il premier parla di “solida vocazione europeista” e di “un disegno riformatore ampio e coraggioso”. “All’inizio di questa esperienza di governo - continua -, nel 2019, prefigurai un chiaro progetto politico per il Paese. Precisai che il programma non poteva risolversi in una mera elencazione di proposte eterogenee o una sterile sommatoria delle posizioni delle forze di maggioranza. Un’alleanza tra formazioni provenienti da storie, esperienze, culture di diversa estrazione e che in passato si erano confrontate con asprezza, poteva nascere solo su due discriminanti. Il convinto ancoraggio ai valori costituzionali e la solida vocazione europeista del Paese”. Conte aggiunge: “Tutta politica è stata la scelta di destinare ingenti risorse, più di 100 miliardi di indebitamento netto, a lavoratori, imprese, famiglie con i ristori, e ci hanno permesso di erigere una cintura sociale ed economica”. Il premier spiega: “Alcuni hanno intimato che la pandemia ha prodotto l’effetto di oscurare, schiacciare la politica. Il dialogo tra politica e scienza si è infittito, ma mai come in questo periodo la politica è stata chiamata ad assolvere la sua missione, con le scelte per bene comune, alcune delle quali tragiche”.

A testa alta

Il presidente del Consiglio prosegue: “Abbiamo operato sempre scelte migliori? Ciascuno esprimerà le proprie valutazioni. Per parte mia posso dire che il governo ha operato con massimo scrupolo e attenzione per i delicati bilanciamenti anche costituzionali. Se io oggi posso parlare a nome di tutto il governo a testa alta non è per l’arroganza di chi ritiene di non aver commesso errori ma è per la consapevolezza di chi ha operato con tutte le energie fisiche e psichiche per la comunità nazionale”.

I numeri

Insomma, il presidente del Consiglio chiude la porta a qualsiasi ritorno di fiamma con Renzi e ribadisce la caccia ai responsabili, alias costruttori. E la maggioranza orfana di Iv, è alle prese con gli ultimi conteggi febbrili. I numeri, sulla carta, non fanno prevedere la maggioranza assoluta ma solo quella relativa in entrambi i rami del Parlamento, anche se a Montecitorio quota 316 non si toccherebbe - salvo sorprese - per 2 o al massimo 1 solo voto. In base agli ultimi calcoli, infatti, e salvo assenze al momento non previste, i sì alla fiducia dovrebbero attestarsi sui 314-315 voti. Molto dipenderà dai deputati di Centro democratico e dai 13 deputati del Misto non iscritti ad alcuna componente. Certi i sì dei 12 di Leu, 190 M5s, 92 Pd a cui si aggiunge l’ex renziano tornato a ‘casa’ De Vito, 4 Minoranze, 3 Maie, 3 Psi, 1 di Iv (Rostan ha annunciato il sì). Per un totale di 305. A questi dovrebbero aggiungersi tutti gli 11 deputati della componente di Tabacci, che farebbero salire i voti favorevoli a quota maggioranza assoluta, ovvero 316 sì. Altri numeri potrebbero arrivare dai deputati del Misto non iscritti a alcuna componente, in tutto 13.

Il rebus di Palazzo Madama

Ma il dato che ‘preoccupa’ in queste ore è quello che riguarda il Senato, dove Conte interverrà domani per chiedere la fiducia. Sempre sulla carta, e stando alle dichiarazioni dei vari senatori, il governo incasserebbe tra i 151 e i 153 voti, e c’è chi si spinge fino a 155. Dunque, tra i 10-6 voti in meno della maggioranza assoluta fissata a quota 161. Ma il dato ‘attenzionato’ in queste ore, alla viglia della prova dell’Aula a palazzo Madama, è quello dei voti contrari alla fiducia sommati alle astensioni dei renziani: il totale sarebbe superiore ai voti che incasserebbe il governo. Sempre sulla carta, e stando alle ultime dichiarazioni ufficiali dei vari senatori e gruppi, sommando i voti di 53 FI, 19 FdI, 63 Lega e circa un 6-7 no di deputati del Misto di Cambiamo e non iscritti ad alcuna componente, i voti contrari sarebbero 142-143, a cui si aggiungono le astensioni di Italia viva, in tutto dovrebbero essere 16, in quanto due esponenti del gruppo (Comincini ha annunciato che voterà la fiducia, Nencini si è detto ‘costruttore’) dovrebbero disallinearsi dalla posizione di Matteo Renzi. Dunque, anche se va ricordato che con il nuovo regolamento del Senato il voto di astensione non equivale più a voto contrario, tuttavia i non voti a favore del governo supererebbero i voti a sostegno del Conte II: 157-159 (tra i no e le astensioni) contro 151-153 (voti favorevoli). Per questo, gli ultimi rumors accreditano in queste ore alcune ‘assenze strategiche’ domani al Senato, per abbassare la distanza tra i voti favorevoli e i voti contrari e di astensione. Si guarda, viene spiegato, ai centristi dell’Udc, ma anche tra le file degli azzurri di Forza Italia. 



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