Il 13 maggio del 1981, l' attentato a Giovanni Paolo II; quarant'anni dopo, ancora senza una verità certa

Il 13 maggio del 1981, l' attentato a Giovanni Paolo II; quarant'anni dopo, ancora senza una verità certa

Il 13 maggio del 1981, l' attentato a Giovanni Paolo II; quarant'anni dopo, ancora senza una verità certa


13 maggio 2021, ore 10:27 , agg. alle 11:00

Il ferimento di Papa Woytila, in Piazza San Pietro a Roma, a opera del killer turco Mehmet Ali Ağca sconvolse il mondo; Giovanni Paolo II fu salvato dai medici del Policlinico Gemelli; il terrorista, perdonato poi dal Papa, negli anni, ha fornito diverse versioni sui mandanti

Un attentato che, quarant’anni fa, irruppe nelle cronache italiane e del mondo intero con una drammatica urgenza e che restituì da subito l’immagine di grande fragilità di un Papa, Giovanni Paolo II, fino ad allora ritratto come un uomo prestante, sportivo, maturo ma giovanile, un Pontefice che, oltre al suo ruolo di guida spirituale della Chiesa Cattolica, non disdegnava di mostrarsi in montagna, con le scarpe da trekking sotto la tonaca bianca. Vederlo accasciato sulla Fiat Campagnola bianca scoperta, subito dopo i colpi di pistola esplosi contro di lui, sarà uno choc per l’opinione pubblica, travolta, da quel momento in poi, da un flusso di drammatiche notizie sulla salute di Woytila che poi, pian piano, diventeranno sempre migliori, fino a che il pericolo si dissolse e il Papa si salvò, anche se le conseguenze di quell’attentato rimasero impresse nel suo fisico e nel suo spirito.

La corsa disperata al Policlinico Gemelli

Quello contro Woytila è stato un tentativo di omicidio. Il 13 maggio del 1981, mentre percorreva, a bordo dell'auto bianca,  il perimetro di Piazza San Pietro, in Vaticano, Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, gli sparò quattro colpi di pistola ferendolo gravemente. Giovanni Paolo II fu colpito due volte, perdendo molto sangue. Fu portato al Policlinico Gemelli, in una corsa nel traffico, con un’ambulanza vecchia e a cui si era rotta la sirena. Nella struttura sanitaria, trovò l’équipe del professor Francesco Crucitti pronta a operarlo, anche se le condizioni di Woytila erano davvero disperate. "Gli stessi medici che eseguirono l'intervento, in primis il professor Francesco Crucitti, mi confessarono - ha, di recente, raccontato il cardinale Stanislaw Dziwisz, lo storico segretario di Wojtyla, che lo sorresse dopo il ferimento - di averlo preso in carico senza credere nella sopravvivenza del paziente". Il medico personale del Papa, il dottor Renato Buzzonetti, in quei tragici momenti chiese a Dziwisz di impartire al Papa l'unzione degli infermi. L'operazione durò quasi cinque ore e mezza e riuscì. Il Papa era salvo. Secondo le parole di Woytila : «Quel pomeriggio una mano ha sparato ma un’altra Mano ha guidato le pallottole», indicando con questo la protezione della Madonna di Fatima, la cui festa ricorre proprio il 13 maggio. L’anno successivo, nella ricorrenza dell’ attentato, Giovanni Paolo II andò in pellegrinaggio in Portogallo per ringraziare la Madonna per quell’intercessione.

A distanza di 40 anni, restano le nebbie

Mehmet Ali Ağca, il sicario, fu arrestato immediatamente e poi condannato all'ergastolo dalla magistratura italiana. Confessò di essere stato assoldato dai servizi segreti bulgari per uccidere il Papa, ma poi, dopo un incontro in carcere con due magistrati militari giunti dalla Bulgaria, ritrattò questa versione, fingendo di essere matto. La pista bulgara perse consistenza. L'attentatore, nel corso degli anni e dei vari processi, ha dato le sue tante versioni, spesso contraddittorie e inverosimili per confondere il più possibile l'opinione pubblica. Le indagini hanno seguito le piste più diverse ma, a 40 anni da quell'attentato, non c'è ancora una verità certa. Di sicuro Wojtyla era 'scomodo' all'Est europeo, che ancora era satellite dell'Unione sovietica. Ma prove in questa direzione non sono mai state trovate. Il 27 dicembre del 1983 il Papa andò in carcere a Rebibbia e perdonò il terrorista; Mehmet Ali Ağca ricevette successivamente anche la grazia dell'allora Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi e fu infine estradato in Turchia nel giugno del 2000.


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