Il 26 luglio del 1956 il naufragio del transatlantico Andrea Doria, affondò nell'Oceano Atlantico

Il 26 luglio del 1956 il naufragio del transatlantico Andrea Doria, affondò nell'Oceano Atlantico

Il 26 luglio del 1956 il naufragio del transatlantico Andrea Doria, affondò nell'Oceano Atlantico


26 luglio 2021, ore 11:00

La nave era partita da Genova ed era diretta a New York

Il naufragio 65 anni fa

Il 26 luglio del 1956, il transatlantico Andrea Doria affondò nell'oceano Atlantico non lontano da New York, dove la nave era diretta dopo essere partita partita da Genova. Il Doria si scontrò con la Stockholm, un mercantile svedese, la sera del 25 luglio, ma affondò la mattina del 26. Morirono 46 persone a bordo della nave italiana e 5 sulla nave svedese. Furono messe in salvo 1.660 persone. La Stockholm aveva la prua rinforzata perchè fungeva anche da rompighiaccio e riuscì a sfondare la murata dell'Andrea Doria e a squarciarla per quasi tutta la sua lunghezza per un'altezza di tre ponti, provocando la morte di diversi passeggeri che stavano dormendo nelle loro cabine. Il giorno dopo il naufragio, il giornalista e scrittore Dino Buzzati scrisse così sulla prima pagina del Corriere della Sera: "Un pezzo d’Italia se ne è andato, con la terrificante rapidità delle catastrofi marine e ora giace nella profonda sepoltura dell’oceano. Proprio un pezzo d’Italia migliore, la più seria, geniale, solida, onesta, tenace, operosa, intelligente". I transatlantici italiani erano un vanto per il nostro Paese.

L'Andrea Doria

La nave Andrea Doria fu varata il 16 giugno 1951. Prese il nome da un celebre ammiraglio, politico e nobile italiano della Repubblica di Genova, vissuto tra il 1466 e il 1560. Il suo viaggio inaugurale avvenne il 14 gennaio 1953. Il giorno in cui affondò il comandante era Piero Calamai, che fu tempestivo e fondamentale per mettere in salvo la quasi totalità dei passeggeri e degli uomini dell'equipaggio. Si dice che il comandante volesse affondare con la sua nave, ma fu convinto dagli stessi ufficiali e da altri membri dell'equipaggio a a mettersi in salvo.


Le indagini sul disastro

Dopo una serie di indagini, fu la nebbia a essere ritenuta l'unica responsabile del disastro di quella notte. Durante il processo per il naufragio, il comandante Calamai arrivò a essere ritenuto responsabile dell'incidente, ma poi fu totalmente riabilitato e, come detto sopra, anche ammirato per il suo comportamento. Uno studioso che approfondì la dinamica dell'incidente arrivò a capire che la responsabilità dello scontro era stata del terzo ufficiale della nave svedese. 





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