Il coraggio fra le mani, in un libro la storia degli invisibili che hanno sconfitto le Brigate rosse

Il coraggio fra le mani, in un libro la storia degli invisibili che hanno sconfitto le Brigate rosse

Il coraggio fra le mani, in un libro la storia degli invisibili che hanno sconfitto le Brigate rosse


01 maggio 2021, ore 11:00
agg. 03 maggio 2021, ore 09:28

È il racconto di un pezzo di storia dell’Italia che fino a qui mancava: i sacrifici, i pedinamenti, le paure, le tecniche investigative dei ragazzi della Sezione Speciale Anticrimine voluta dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa e comandati dall’allora maggiore Mario Mori

È di pochi giorni fa la notizia dell’arresto a Parigi di sette ex terroristi italiani, su richiesta del nostro Paese: Roberta Capelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi (condannati all'ergastolo) Enzo Calvitti e Giovanni Alimonti delle Brigate rosse; Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua, Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere territoriale.

Gli invisibili

Ebbene, non tutti sanno che ci sono stati uomini 'invisibili' che negli Anni di Piombo hanno sacrificato tutto per combattere appunto le Brigate rosse. Invisibili allora, per necessità professionale. Invisibili dopo, anche per la coscienza sporca di un Paese che non ha fatto i conti fino in fondo con quella sanguinosa stagione. C’è un libro che racconta le imprese di questi uomini invisibili che hanno combattuto l’eversione rossa, pedinando e catturando brigatisti. Si tratta del volume “Il coraggio tra le mani. La storia degli invisibili che hanno sconfitto le Brigate rosse”, scritto da Emiliano Arrigo, con Enzo Magrì, e pubblicato da Historica edizioni.


L’omaggio

È il racconto di un pezzo di storia dell’Italia che fino a qui mancava: i sacrifici, i pedinamenti, le paure, le tecniche investigative dei ragazzi della Sezione Speciale Anticrimine voluta dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa e comandati dall’allora maggiore Mario Mori. Invisibili allora per necessità professionale, lo sono stati anche in seguito. Il libro prova a rendere giustizia e a dare quella visibilità tenuta celata a tutti quegli uomini delle Forze dell’ordine che si alzavano la mattina, andavano a lavorare e non sapevano se sarebbero tornati casa la sera. Insomma, Emiliano Arrigo riscrive una pagina di storia e lo fa dando la parola a uno di loro, a Nero, all’anagrafe Enzo Magrì.


La Sezione speciale

Patrizio Peci, primo pentito delle Br, ha dichiarato che mentre i brigatisti sapevano bene "chi erano e come lavoravano gli uomini della Digos”, una coltre di mistero avvolgeva i carabinieri dell’Antiterrorismo. Perché "non sapevamo chi fossero (…), come erano organizzati, quali fossero i loro metodi". "Erano dei fantasmi - spiegò Peci - e ce li sentivamo addosso". La Sezione Speciale nacque proprio dalla necessità di aggiornare la lotta al crimine assegnando competenze particolari e specifiche ad alcuni reparti. Servivano "investigatori nuovi", con professionalità mirate e che arrivassero dalla stessa cultura giovanile in cui era emersa l'eversione. Nacque così nel 1974 il Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria, che originò poi le Sezioni Speciali Anticrimine e infine il Raggruppamento Operativo Speciale (ROS). L'obiettivo era quello di acquisire "superiorità informativa" sul nemico, registrandone i movimenti senza far mai emergere la propria presenza (anche a questo servivano i nomi di battaglia). Solo una volta individuati tutti i membri della cellula indagata si procedeva all'arresto, assicurandosi di "risparmiare" qualcuno in modo che potesse portare gli investigatori verso nuovi gruppi sovversivi. "Quando alla fine del 1991 chiesi trasferimento dalla Sezione presso altro Comando dell’Arma - racconta Nero - sul territorio nazionale non vi era più un latitante. Gli altri ancora in libertà, facenti parte dell’elenco dei catturandi, erano tutti rifugiati all’estero".


Gli arresti

Nel libro, la cui prefazione è curata dal generale Mario Mori, si ricordano in particolare alcune importanti operazioni, come l’arresto dopo otto anni di latitanza di Barbara Balzerani, compagna del capo delle BR Mario Moretti, avvenuto a Ostia nel giugno del 1985, la disarticolazione della cosiddetta colonna romana e la cattura degli ultimi irriducibili avvenuta a Parigi nel 1989. In un filo ideale, legato agli arresti di mercoledì scorso. Sì perché c’era e probabilmente c’è ancora da sanare questa ingiustizia: mentre Nero e i suoi colleghi della Sezione Speciale Anticrimine erano condannati all’ombra, agli ex terroristi spesso vengono date cattedre universitarie e finestre mediatiche. Ora nel 2021 è giunto il momento di dire basta.

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