Premiata per il “suo instancabile lavoro a favore dei diritti democratici del popolo venezuelano”, riconosciuta come figura unificatrice dell’opposizione politica a Nicolás Maduro, definita un esempio di coraggio civile per aver scelto di rimanere nel Paese nonostante le minacce, costretta a vivere in clandestinità. Così Maria Corina Machado, 58 anni, ingegnere, attivista ed ex deputata ha conquistato il Nobel per la pace.
L'IMPEGNO POLITICO
Nota anche come la
Lady di ferro venezuelana, nel 2002 Machado aveva fondato
Sùmate, un gruppo di volontariato che monitora le elezioni e promuove i diritti politici. Nel 2010 era stata eletta all'Assemblea Nazionale, espulsa quattro anni dopo per volere del regime. Nel 2023 annunciò la sua candidatura alle primarie per le presidenziali dell'anno seguente, raccogliendo 3 milioni di voti. Elezioni a cui, però, non le fu permesso di partecipare. Sostenne allora l’altro candidato dell'opposizione, Edmundo Gonzalez Urrutia. Quest’anno la rivista
Time l’aveva inserita nella lista delle 100 persone più influenti al mondo.
"PREMIO AD UN INTERO MOVIMENTO"
"Sono sotto choc" ha detto Machado subito dopo l'annuncio, come rivela un video pubblicato dal suo team, aggiungendo che questo premio va ad un intero movimento. Ora il dubbio è se l'attivista riuscirà, per ragioni di sicurezza, a ritirarlo di persona, nel corso della cerimonia che si terrà a dicembre in Norvegia. In questi minuti per lei è arrivato anche il plauso della presidente della Commissione europea.
"Maria Corina, questo premio onora non solo il tuo coraggio e la tua convinzione, ma ogni voce che si rifiuta di essere messa a tacere, in Venezuela e in tutto il mondo" ha scritto Ursula von der Leyen, secondo cui "
la sete di democrazia prevale sempre".
NIENTE DA FARE PER TRUMP
Sfumata così l'ipotesi di un riconoscimento per il presidente americano Donald Trump, che nelle ultime ore aveva ricevuto l'endorsement di alcuni leader internazionali alla luce del suo ruolo di mediatore nell'accordo tra Israele e Hamas, per la prima fase del piano per Gaza. Immediata la reazione della Casa Bianca.
"Il presidente Trump continuerà a stringere accordi di pace in tutto il mondo, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane" ha scritto il direttore delle comunicazioni di Washington, Steven Cheung. Poi l'attacco al Comitato del Nobel, che "
ha dimostrato di anteporre la politica alla pace". Ma Jorgen Watne Frydnes, presidente del Comitato, aveva già chiarito: le decisioni sono basate
“solo sul lavoro e sulla volontà di Alfred Nobel”.