Il nuovo album di Bob Dylan tra vecchi valori della canzone d'autore, blues e simboli della realtà Usa

Il nuovo album di Bob Dylan tra vecchi valori della canzone d'autore, blues e simboli della realtà Usa

Il nuovo album di Bob Dylan tra vecchi valori della canzone d'autore, blues e simboli della realtà Usa


20 giugno 2020, ore 15:00

Si intitola Rough and Rowdy Ways (Modi ruvidi e oltraggiosi) l’ultimo album di Bob Dylan appena pubblicato, uscito dopo nove anni di silenzio discografico

Si intitola Rough and Rowdy Ways (Modi ruvidi e oltraggiosi) l’ultimo album di Bob Dylan appena pubblicato, uscito dopo nove anni di silenzio discografico, dopo 38 album che hanno contrappuntato una carriera lunga una vita. Dopo un Premio Nobel alla Letteratura, un numero imprecisato di concerti in giro per il mondo e l’incedere dell’età che quest’anno tocca la boa dei 79 anni. Lo abbiamo ascoltato e ci ha fatto un’impressione profonda. Ogni linea di testo è una metafora poetica, ogni nota è esaltata da un’interpretazione lirica profonda che si esalta nel minimalismo di una voce rauca e intima fino a disegnare una sorta di religiosità, di chiamata dell’anima alla ricerca dei valori antichi della Canzone d’Autore.

Il suo sogno? Diventare ricco come una rockstar

Che cosa ha fatto Dylan in tutti questi anni? Ha inciso dischi che magari non ti aspetti come quel Shadows in The Night dedicato a Frank Sinatra e ai crooner, figure mitologiche e popolari della canzone americana, alle sue raccolte di bootleg, alle date del Neverending Tour, la tournée che non si ferma mai in ottemperanza a un impegno che nella notte dei tempi il cantante ha preso con se stesso: continuare a guadagnare per diventare ricco come una rockstar e poter così mantenere le numerose famiglie a carico. Nel tempo libero, oltre a scrivere canzoni nuove, si è dedicato al recupero di ferri vecchi. E, saldatore in mano, si è dilettato a realizzare cancelli per le sue tenute e le case degli amici.

L’ispirazione istintiva trovata nella sua distilleria privata

Si è spesso rinchiuso nella sua distilleria privata e ha prodotto una linea di Whisky e Bourbon con l’etichetta Heaven’s Door. Oppure ha preso il pennello in mano e si è messo a dipingere su tele vuote pronte a essere, come lui stesso dice, “imbrattate dai miei tratti istintivi”. Ed è in questo stato di libera interpretazione della vita che Dylan ha realizzato l’album Rough and Rowdy Ways, preceduto da quella sconvolgente preghiera che è Murder Must Foul, lunga un’eternità, piena di riferimenti alla realtà di oggi utilizzando la rilettura dei tempi cupi in cui venne assassinato il presidente John Fitzgerald Kennedy nel lontano novembre del ’63. Dice Dylan: “I tempi che stiamo vivendo sono tenebrosi come quelli di allora e credo che noi americani non abbiamo ancora metabolizzato il dramma di Dallas che rivedo nei drammi della cronaca oggi”. Su YouTube il cd è stato anticipato da altri due singoli: False Prophet, un bluesaccio sulla cui copertina spicca il disegno di una locandina raffigurante uno scheletro simbolo della schiavitù e delle miserie umane. E dal bellissimo I Contain Multitudes che sembra l’autobiografia del Dylan di oggi, capace di reinventarsi in una moltitudine di personalità artistiche.
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“Scrivo canzoni come mi vengono”

Nell’album le citazioni si sprecano, i riferimenti alla tradizione blues si rincorrono quasi a tessere un piano di espressione musicale antico, per questo terribilmente attuale. “Ho scritto 10 canzoni per questo lavoro che ho concepito come fosse un vecchio disco in vinile”, dice il leggendario menestrello del rock d’Oltreoceano. “Le ho scritte come fossi immerso in uno stato di trance assoluta. Ed è inutile che mi si chieda come siano nati questi miei ultimi pezzi. D’altronde questa domanda mi viene inesorabilmente fatta fin dagli Anni ‘60, dai tempi di Blowin’in The Wind, di Mister Tambourine Man. E oggi come allora ho una sola risposta da dare:     . E’ sempre stato così. E lo sarà sempre”.

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